Capitolo 53

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Derek mi guarda strano e io ricambio l'occhiata.
"Che c'è?" domando triste "non mi parli.?"
"Niente" risponde alla prima domanda.
"Perché mi menti?. Ci siamo giurati di non farlo mai."
Lui si stropiccia gli occhi e si solleva dalla sedia; la sua stanza è tutta sulla tonalità dell'azzurro e sulle mura sono appesi oltre dei poster musicali le nostre foto.
"Devo raccontarti una cosa" finalmente dichiara.
"Si, ti ascolto" incrocio le gambe e giocherello con la punta della mia scarpa.
"Io tengo tantissimo a te..." comincia a sussurrare.
Annuisco e sorrido "qual è il problema allora?"
Comicia a fare avanti e indietro senza guardarmi.
"Mi sto preoccupando però" borbotto in ansia.
"No scema è solo che..." si inginocchia ai piedi del letto e porta indietro i miei capelli.
"Ci conosciamo da un po' e ormai fai parte della mia vita, lo sai."

Annuisco nuovamente e cerco di comprendere le sue parole "e non abbiamo mai parlato di quel discorso."
"Intendi del sesso?" sussurro imbarazzata.
"No Charlotte l'altro discorso."

Cerco di riavvolgere i nastri nella mia mente, ma non lo seguo.
Mi guarda speranzioso e io continuo a notare quanto è bello. Proprio tanto bello.
"Non so... fumo?. Ma a te non piace, viaggiare? Ma ne parliamo sempre. Derek per favore dimmelo ho il cuore che mi scoppia."
Quasi scoppio a piangere "non vuoi essere più mio amico?" sussurro spiazzata.

"Che idiozia, non pensarlo mai più. Il fatto è che non abbiamo mai preso in considerazione se uno dei due si prenda per qualcuno.
Insomma se tu mi diresti che ti piace un ragazzo non so come la prenderei, perché ti ho sempre vista solo con me negli ultimi anni, quindi mi sembrerebbe strano ed ora è quello che sto cercando di dirti.."
Afferro le sue mani e una strana sensazione mi assale lo stomaco. Sorrido o piango?
"Mi sono presa una cotta per la mia compagna di banco, Charlotte. È questo che sto cercando di dirti e non so, tu adesso, come la potresti prendere."
Precipito immediatamente sulla seconda opzione.
~~

Mi continuo a rigirare e rigirare nel letto ma del sonno nessuna traccia.
Osservo il soffitto è ormai ho imparato com'è fatto, metto le braccia sotto le coperte e provo a riscaldarmi. Sono un pezzo di ghiaccio, due ore passate sotto le coperte e il mio corpo sembra sotterrato nella neve.
Controllo il cellulare ed è mezzanotte precisa.
Vado nelle chiamate ricevute e fisso il suo numero, credo di averlo imparato a memoria, blocco la schermata e lo conservo sotto il cuscino.
È una settimana che non ho sue notizie dalla sera della discoteca. Sono anche uscita e ho passato del tempo con Katy e Lucy, siamo state in centro ma di Mike niente, oggi ho rivisto Sam al bar e di lui ancora niente.
Sembra scomparso dalla faccia della terra.
I suoi amici anche se in condizioni pietose riuscivano a fare un salto, visto che sono tutti impegnati con qualche lavoro ma di lui nessuna traccia.
Ho fatto delle scuse a Fenice, le ho confidato che mi è dispiaciuto tanto, ma lei a malapena mi ha ascoltata.
Non capisco se lo faccia per orgoglio o perché non le interessi anche solo una chiacchierata con la sottoscritta.
Nel dubbio non mi importa nulla, io ho la coscienza pulita adesso.
Okay sono pochi giorni ma può succedere di tutto in quell'arco di ore, cavolo.
Charlotte rilassati, devi fortemente rilassarti.
Riprendo il telefono è nuovamente sono sul punto di chiamarlo, è tardi starà dormendo perché faccio così?.
Lo riposo e mi schiaffeggio la nuca.
Basta, basta, BASTA.
È che ci siamo lasciati in quel modo così brutto, l'ho praticamente mandato a quel paese senza che avesse fatto realmente qualcosa. Andava bene è ho rovinato tutto come sempre, non riesco mai a togliermi dalla mente le sue mani.
Il solo pensiero che veramente mi abbia toccata escludendo anche solo lo strato delle mutandine, un brivido mi investe, mi sono lasciata toccare e sono pure venuta, che vergogna!.
E se non si fa vedere più in giro per colpa mia e se dovesse raccontare l'accaduto a tutti loro?.
Sto ritornando a pensare che è un grandissimo cafone, per non dire altro.
Se solo ripenso all'atteggiamento che aveva quando l'ho conosciuto e a come mi trattava davanti ai suoi amici mi intristisco.
Alla fine facciamo tutto di nascosto, non abbiamo mai scambiato parola davanti ai loro occhi se non per riservarmi le sue provocazioni per mettermi in ridicolo.
Ripenso però al piccolo bacio che mi ha dato al vecchio parco e mi copro il viso.
È stato bello anche se è durato poco. È stato con lui, credo sia logico ripensare a quel momento, sarebbe strano il contrario a dire la verità.
Ho nel cuore un orchestra di emozioni per lui, mai provate prima d'ora.
Sono solo passati cinque minuti e sembra un'infinità, non riuscirò a tranquillizzarmi finché non sentirò la sua voce.
Posso farcela, anche se è tardi mi perdonerà.
Clicca l'icona verde.
No.
Fifona.
Clicca.
È se urla?
La chiamata parte all'improvviso, faccio di tutto per bloccarla ma il cuore è impazzito e le mani tremolanti mi fanno scivolare il cellulare sul letto.
Il secondo squillo rimbomba e quando riprendo possesso del telefono risponde.
"Char?" sembra preoccupato, chi non lo sarebbe al suo posto.
"Scusa, mi dispiace è partita da sola la chiamata, scusa" borbotto stringendo il cellulare forte.
"È partita da sola?" chiede con tono basso, oddio dormiva e l'ho svegliato, ma che ho fatto?.
"a quest'ora?" prosegue.
"Spengo addio."
"Aspetta, aspetta ormai mi hai svegliato non riuscirei più a dormire subito" il senso di colpa mi fa ranicchiare su me stessa e le parole mi muoiono in bocca.
"Char?" domanda, non ottiene risponda e ritenta "Char?"
"Che c'è" sbotto.
"incubo?" dice con quel tono che mi fa impazzire.
Qualcosa nel mio stomaco ha appena preso il volo.
"Non importa."

Il velo del doloreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora