Capitolo 57

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MIKE POV'S

Ho l'incredibile capacità di sbagliare sempre tutto, lo faccio con mia madre, lo faccio con i miei amici e soprattutto con lei.
La realtà dei fatti è tutt'altra però.
Io non mi vergogno di lei anzi me ne vanterei come un diamante ma non posso, veramente.
In testa ho solo Sam che continua a ripetermi che la vuole.
Perché devo essere io ad ostacolarli?. So che lui ha intenzioni serie con lei, può darle tanto amore, tante attenzioni, le porterà rispetto a vita.
Che diavolo se n'è fa di un mostro, come mi ha definito lei, come me?.
Io sono semplicemente quello, un mostro.

Me ne sto seduto sul tavolo a bere il mio caffè ormai freddo e non riesco neanche a sollevare gli occhi dal tavolo per il senso di colpa che provo.
So che l'ho ferita nuovamente, solo poche ore prima l'ho baciata e le ho detto che mi era mancata e adesso l'ho ributtata giù con una frase sola.
Ho capito che è fragile, ma un'anima così pura non può essere sporcata da me.                                                       
Continuano a ripetere il suo nome e alzo gli occhi ormai innervosito, se ne sta immobile con lo sguardo fisso sulla porta, i ragazzi la richiamano ma lei non si deconcentra.
Sembrano tutti terribilmente preoccupati e gli occhi di Deniel sono su di me, lo so che è colpa mia.
Nessuno riesce a muoverla è sembra paralizzata.
"Ma che diavolo gli succede?" Katy è su tutte le furie e come se qualcosa sia ritornato nel suo cervello e l'abbia ritrasformata nella Charlotte di un tempo fa', chiusa e triste.
Lucy muove la mano sul suo viso e lei non segue i movimenti, riesco a percepire da qui anche l'ansia da parte di Fenice.
Perché l'ho capito che si è affezionata a me e io volevo tutto tranne che quello.
"Dobbiamo fare qualcosa, ragazzi vi prego" Katy con mio stupore comincia ad avere gli occhi lucidi e io mi sento sempre più in colpa.
Deniel le si avvicina e le accarezza i capelli "e sotto- shock deve aver visto o sentito qualcosa che non le è andato giù."
Katy comincia a dire che colpa sua perché suppone che abbia sentito la conversazione e io me ne sto lì a fissarla colpevole.
"Ragazzina" si abbassa sul suo viso e le soffia su un occhio, niente. "Ragazzina sai che alcune orche possono vivere fino a 80 anni?. Anche se la media è comunque sui 50 anni e se sono in cattività i tempi si riducono anche ai 30."
Tutti lo guardiamo scioccati e solo ora mi accorgo di Sam, che ha le mani tra i capelli e gli occhi confusi.
"Sai che le foche sono i mammiferi più teneri del mondo? Sono buffi sulla terra ma molto esperti nell'acqua.."

Il suo tono cala sempre più e anche lui perde interesse nel discorso.
La guardo e riesco a vedere dai suoi occhi come soffre so che tutto questo non può dipendere solo da me, c'è qualcos'altro che la tormenta.
Ricordo quando la prima volta che l'ho vista all'angolo della sua stanza continuava a ripetermi come far placare il dolore, così di colpo mi alzo e scappo in salotto afferro una coperta e ritorno da lei.
Deniel non è riuscito a cambiare le cose e lo sposto davanti agli occhi di tutti.
Addio segreto.

La copro e le afferro il viso, continua a non guardarmi e le bacio la fronte.
"Bimba" sussurro "bimba ritorna da noi."
Non mi importa in questo momento delle espressioni degli altri devo solo riparare il danno che ho fatto.
Le accarezzo le spalle e spero solo che il mio contatto e le mie parole la possano distrarre.
"Il dolore è solo un appiglio a cui ti stai aggrappando ma puoi lasciarlo, tu sei più forte del dolore stesso. Non devi abbatterti da qualcosa di invisibile che lotta contro te puoi riuscire a superarlo."
Le schiaffeggio il viso e finalmente mi guarda.
Oh Dio.
"Ti ricordi quando mi hai chiesto come farlo smettere?. Devi catapultarti nella realtà e capire che questo è solo una conseguenza delle tue paure.
Charlotte c'è la farai ad uscirne, perché ci vuole solo determinazione e coraggio. Devi fare un salto e lasciare ciò che ti imprigiona lontano..."
Sorprendendo tutti finalmente annaspa con il naso e comincia a piangere, guardo Deniel che mi annuisce che è buon segno e sollevato la prendo in braccio.
Mi stringe fortissimo un braccio al collo e mentre la sollevo gli occhi di tutti mi implorano spiegazioni.
Li sorpasso e ignorandoli salgo le scale e la porto nella mia stanza.

Il velo del doloreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora