Capitolo 67

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CHARLOTTE POV' S

È passata una settimana da capodanno e non ho più parlato con Sam.
Con i ragazzi il resto del tempo è passato velocemente e qualche giorno dopo siamo andati via da casa di Deniel per tornare alla normalità.
Mike mi ha accompagnato a casa dei miei e ho fatto in modo che nessuno lo vedesse, dopo molte urla di mia madre tutto è tornato a posto e mi stupisco ancora di quando ho visto mio padre sorridere quando mia madre ripeteva che io fossi scappata.
Indosso dei stivali alti in camoscio così da tener caldi i piedi e un cappotto lungo visto che fuori continua ad esserci la neve.
Sospiro per la millesima volta nell'ultimo quarto d'ora ed esco ufficialmente di casa.
Sfrego le mani e sento il mio naso diventare un pezzetto di ghiaccio. Cammino per poco finché non sono davanti ad un portone. Posso farcela mi sono imposta di farlo. Non solo per me ma anche per loro.
Suono al campanello e passano secondi immensi tanto che mi fanno pensare che in casa non ci sia nessuno.
"Charlotte, tesoro, sei tu.?"
Mi fermo di spalle mentre quella voce ancora così dolce mi riempie le orecchie. Mi volto di poco per ricordarmi del suo viso angelico e sospiro, è così uguale a lui.
"Carol.." sussurro in tono appena udibile.
"Entra Charlotte sono così felice di vederti."
Mi accomodo in casa e lascio spaziare la mia mente per tutti i ricordi passati in questa casa. D'istinto il mio sguardo si ferma sul vaso che una volta avevo rotto e come immaginavo quel posto è ancora vuoto.
"Non penserai ancora a quel vaso? Né è passato di tempo."
Io annusico e Carol si siede di fronte a me mettendo al centro su un tavolino due tazze di cioccolata.
Ride, scoppia a ridere e io mi quasi mi commuovo.
"Perdonami stavo facendo un po' di cioccolata e le quantità non sono molte per due tazze" riscoppia a ridere e io le sorrido.
In questi due anni è cambiata molto. Ha i capelli più corti e le rughe sono più presenti è dimagrita e non porta più l'anello al dito.
"Carol sai che non è un problema, anzi scusami sono arrivata qui senza nemmeno avvisarti."
Passa il tempo ed entrambe parliamo, ci raccontiamo ma non tocchiamo il nostro tasto dolente. Derek.
"Posso chiederti come stai?" mi domanda lei all'improvviso sedendosi accanto a me e mi accarezza le mani.
Io sposto lo sguardo per terra e tiro su con il naso.
"Carol come vuoi che stia? Ti ho fatto perdere un figlio."
Scoppio a piangere e lei mi stringe forte le mani trattenendosi a stento.
"Non dire così Charlotte" dice "non è colpa tua quello che è successo."
"Come non è colpa mia? Tutto è stato colpa mia. Da quando quella sera l'ho chiamato e l'ho fatto venire di corsa al parco da me, da quando non l'ho fermato mentre scappava via arrabbiato in motorino. Quando non ho avuto il coraggio di guardarvi in faccia al suo funerale, non sono nemmeno mai venuta qui in due anni. Tutto questo è colpa mia.
E credimi Carol non ho parole da dire sul mio comportamento infantile e così meschino. Siete i suoi genitori, i miei secondi genitori e io non ho mai avuto il coraggio di venire qui e abbracciarvi.
Non ho mai avuto il coraggio di raccontarvi come è successo tutto. Ho preferito stare in quella stanza circondata da ricordi a deprimermi e non ho pensato a come quel dolore abbia fatto stare voi."
Lei annaspa tra le lacrime e mi stringe in un abbraccio forte.
"Non abbiamo mai dato la colpa a te Charlotte.
E' vero ti volevamo qui i giorni a seguire e le settimane e i mesi ma tu non sei mai venuta e avevamo messo in conto tu stessi male ma speravamo un giorno tu saresti tornata è l'hai fatto.
Derek purtroppo ha sbagliato solo nel prendere in mano quel motorino, era troppo scosso, piangeva non ha saputo reggere l'emozione e i freni non l'hanno aiutato.
Mi manca tanto mio figlio penso a lui in tutti i momenti. "
Lei si alza dal divanetto e fa qualche passo "tu hai visto un ingiustizia e hai voluto che lui lo sapesse."
"Ma potevo stare zitta, tenere a freno questa maledetta bocca e adesso l'avrei potuto avere qui accanto a me, sarebbe ancora con voi!"
Lei dal pianto si spezza a metà e si appoggia alla cucina tenendosi, io continuo a piangere e a stringere le mani a pugno e sento che le mie unghia stanno scavando dentro la pelle.
"Lui ti amava Charlotte, ti amava tanto eri tutto per lui."
Annaspo e mi porto le mani in viso "Come mi amava?"
"Certo che ti amava! Ti ha amato dal primo momento che ti ha visto. Non sai quante volte mi parlava di te, quante volte tornava a casa felice, era un raggio di sole quando passavate il tempo insieme."
"Io non so che dire - io.. Sono sicura che lo amavano anch'io, era l'unica persona che avrei voluto sempre accanto a me, l'unica persona che mi ha salvato da quel periodo nero. Perché allora continuava a soffrire per quella ragazza, perché quando gli dicevo che non faceva per lui, lui comunque stava con lei? "
"Penso che poi abbia preso la decisione di non rovinare nulla tra voi, eravate sempre insieme in qualche modo una relazione avrebbe potuto dividervi e lui non voleva questo. E quella ragazza ha colmato il vuoto di te, si era innamorato dell'idea che aveva di te. "
"Sono così confusa, così arrabbiata con me stessa. "
La porta si apre e il marito di Carol quasi non crede ai suoi occhi, quanti ricordi con il signor Marco e quasi sviene quando mi vede lì.
"Chi c'è!? La piccola Charlotte, che bello averti qui. "
Dopo che mi abbraccia e va a dare un bacio alla moglie capisco che è tutto okay e ripristino l'ipotesi di un divorzio. Lei non indossa l'anello pensavo che anche il loro matrimonio si era distrutto fortunatamente non è così.
"Penso che adesso dovresti perdonarti, andare avanti" mi dice lei dopo un silenzio consapevole "però prima vai su in camera sua ci sono delle cose che sicuramente lui voglia che tu abbia."

***

Finisco di cenare con i miei e mentre mia madre sparecchia mi accocolo al divano e mio padre mi segue.
"Dove sei stata pomeriggio?"
"Dalla signora Carol e poi è arrivato il marito, avevo bisogno di parlare con loro."
"Sei stata bravissima, sono orgoglioso di te."
"Perché non andate anche voi? La mamma dice che sono arrabbiati con noi, ma non è vero."
"Ti svelo un segreto piccola" annuisco "io sono sempre andato da loro e tua madre che non lo sa.'"
Io rimango spiazzata e mi sento ancora più in colpa.
"Perché non me lhai mai detto? Sarei venuta anch'io."
"Non hai mai avuto il coraggio Charlotte, venivo sempre in stanza a chiederti di andare da loro ma rifiutavi sempre. Hanno sempre saputo di te perché li informavo io, sai che bene ti vogliono."
Mi stendo sul suo petto e sono fiera di quello che ho fatto oggi.
"Mi sento sollevata papà, finalmente dopo due anni sono riuscita a parlare con loro, non sono arrabbiati con me come ho sempre creduto, non ho più quel peso che mi sentivo dentro. E mi manca, mi manca tanto ma riesco a respirare quasi meglio adesso."

Nel cuore della notte il mio cellulare prende a squillare e prima che si sveglino pure i miei rispondo velocemente.
"Mike?"
"Quando torni qui? "
Sbadiglio e mi prendo qualche secondo per collegare, mi stiracchio, mi metto a gambe incrociate attaccando le spalle al muro.
"Oh bambolina dormivi."
Ridacchio "stavo riposando" continuo a sbadigliare.
"Tu perché sei sveglio?"
"Ho voglia di scoparti"
"Mike"
"Che c'è? Lo sai che ti voglio. Fremo al solo pensiero di toccarti"
"Non so che dire Mike... Mi sento in imbarazzo"
"Ho bisogno di vederti, non c'è la faccio così"
"Ci vuole un'ora prima che tu sia qui e poi a breve è giorno" constato.
"E quando torni qui?"
"Penso dopo l'epifania quando i miei tornano a lavorare."
"Non c'è la posso fare" sussurra e me lo immagino passarsi la mano in viso.
"Mi stai facendo impazzire" prosegue.
"Non è stato un male conoscermi allora."
Lui non risponde e quasi rimango male "forse è stata la cosa più bella quest'anno."
"Anche per me" sussurro "ma sei uno stronzo comunque."
Ridacchia "questo lato lo vedrai sempre, non si abbandona mai.
"Buonanotte Char" lo dice con un tono così triste e la chiamata si stacca.

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