Finalmente Insieme

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Ieri io e Jess ci stavamo per baciare.
Cavolo, c'eravamo così vicini, poi però Luke ci ha interrotti...

Oggi i nonni hanno invitato me e la mamma ad andare a Yale con loro, la loro vecchia Università, perché devono partecipare a una cena di ex studenti o una cosa del genere.

Suonano alla campanella, sono i nonni. Carichiamo in macchina i bagagli (si, se si fa anche una piccola uscita di una giornata con i signori Gilmore, bisogna portarsi dietro un bagaglio pieno di cose apparentemente inutili, ma questo è il protocollo).

Arrivati a New Haven, la città in cui è situata Yale, cerchiamo un parcheggio vicino al campus.

Nonno ci sta mostrando il campus, è bello vedere dove ha passato i momenti più belli della sua gioventù, dove ha conosciuto la nonna, dove le si è dichiarato e dove dormiva quando era qui.

"Rory, adesso vorrei farti conoscere un mio vecchio amico."
Mi accompagna nell'ufficio di questo suo vecchio compagno di corso, che si occupa delle richieste di ammissione.
"Buongiorno." "Salve." Ci salutiamo.
"Bene bene, direi che possiamo iniziare, no, con questo colloquio?" Colloquio? Ma di che sta parlando? No... Non ci posso credere. Nonno ha organizzato tutto per farmi parlare con questo suo amico che potrebbe aiutarmi ad entrare a Yale. Ma lo sa che io voglio andare ad Hardvard! Non posso credere che l'abbia fatto davvero, avrebbe potuto dirmelo, e lo avrei fatto, anche solo per farlo contento.

Un quarto d'ora dopo usciamo dal suo ufficio e inizio ad infastidirmi.
"Nonno, perché lo hai fatto? Potevi anche dirmelo e lo avrei fatto, mi sarei potuta pettinare, o vestire meglio, o portare le pagelle, o comunque prepararmi! Ero del tutto spiazzata quando ha iniziato a farmi quelle domande sulla scuola, chissà quale impressione gli avrò dato, tutto questo per farmi e entrare a Yale..." Mi guardo intorno e non vedo la mamma.
"Dov'è la mamma?"
"È andata a chiamare un taxi per voi due." Mi dice la nonna.
"Ah, bene. Ciao nonna." La saluto, senza voltarmi a guardare il nonno. Questa volta ha davvero esagerato.

Raggiungo mamma in taxi e partiamo per tornare a Stars Hollow.
Anche lei è irritata per quanto successo dentro, decido di non iniziare a parlarne, ne parleremo con calma a casa.

"Mamma andiamo a prenderci qualcosa da mangiare? Alla fine non abbiamo cenato e ho una gran fame."
"Si tesoro, andiamo da Luke."
Non vedo l'ora di vedere Jess, dopo questa giornata estenuante vorrei solo che succedesse qualcosa di bello, vorrei finalmente baciarlo, e sentirlo di nuovo vicino a me.

Entriamo nel locale, deserto, e ordiniamo due hamburger con patatine fritte.
Come immaginavo dopo qualche minuto scende Jess.
"Ciao."
"Ciao."
"Potreste continuare all'infinito voi due: ciao, ciao, ciao, ciao." Ci prende in giro Luke.
"Esco a prendere un pezzo di ricambio per la macchina." Dice Jess, rivolto a Luke.
"Fatti fare la ricevuta."
"Torno subito." Dice, stavolta guardando me, ed esce.
Dopo qualche minuto invento una scusa per uscire e raggiungere Jess.
Sono sicura che mi abbia fatto capire che vuole vedermi, fuori, lontano dal locale, lontano da mamma e Luke.
"Vado a casa, mamma. Devo finire di studiare una cosa, e sono davvero stanca."
"Va bene tesoro, ci vediamo a casa."

Esco da locale e mi avvio velocemente verso il distributore di benzina di Gipsy.
Sono sicura di trovarlo lì, che mi aspetta.
Quelle sue parole: 'vado a prendere un pezzo di ricambio per la macchina' erano un codice, come per dirmi: 'ti aspetto lì.'
Difatti, eccolo lì, appoggiato al distributore.
Lo vedo che fissa la sua sigaretta, senza accenderla.
Mi avvicino.
"La vuoi fumare o incenerire col pensiero?"
"Dipende."
"Allora, dov'è il tuo pezzo di ricambio?"
"Non lo so, Gipsy ha detto che me lo avrebbe lasciato qui da qualche parte... se lo sarà dimenticato." Si guarda attorno, sorridendo.
Sappiamo entrambi che non c'è nessun pezzo di ricambio.
"Cose che capitano."
"Dovrò prenderlo da un'altra parte."
"Sembra di sì."
"Allora..."
"Allora..."
"Eccoci qua." Si avvicina a me. Inizia a girarmi la testa.
Che fastidio l'effetto che mi fa questo ragazzo! Sento che sto impazzendo.
"Si.. eccoci qua."
"Allora... Da che cosa dipende la tua decisione di fumarla o no?" Gli chiedo riferendomi alla sigaretta che ancora tiene in mano.
"Da quello che succederà."
"Quando?" Gli sussurro.
"Adesso." Mi sussurra.
Lo guardo negli occhi.
Sta per succedere.
Non ci posso credere, sta per succedere.
Siamo entrambi qui, entrambi pronti.
Non c'è niente e nessuno che possa fermarci, interromperci, farci stare lontani.
Ci avviciniamo ancora di più.
Mi prende i fianchi con le mani e io mi aggrappo al suo collo.
Le nostre labbra si avvicinano, e si sfiorano, dolcemente.
Finalmente.
Il momento che ho tanto aspettato, è arrivato.
Lui è qui, e io sono qui.
Siamo ormai una cosa sola.
Nessuno dei due desidera staccarsi più dall'altro.
Le nostre labbra si muovono in sincronia, in una danza.

La strada è deserta, illuminata solo dai piccoli lampioni di periferia, ci siamo solo noi, qui.
Ad un tratto ci fermiamo per riprendere fiato.
"Sono contenta che non l'hai fumata." Gli dico, sorridendo.
"Ah, sì?" Oh, quel sorriso.
"Sì." Faccio appena in tempo a dire, prima che lui mi afferri di nuovo e le sue labbra comincino di nuovo a muoversi con le mie.
Questa volta più velocemente, meno caute e più desiderose di continuare.
Sento che mette finalmente in tasca quella sigaretta, poi mi afferra e mi avvicina di più a sé.
Faccio passare le dita tra i suoi bellissimi capelli neri, e gli accarezzo dolcemente la testa, continuando a baciarlo.

Dopo tutto quello che abbiamo passato, ora siamo qui.
Io e lui, da soli.
Sembra che tutto ciò che abbiamo passato sia accaduto proprio per farci arrivare qui.
A questo momento.
Così bello, emozionante, unico.
Finalmente insieme, finalmente noi.

Di malavoglia mi stacco da lui, devo riprendere fiato.
"Bè, se dovesse succedere qualcos'altro tra di noi, almeno sappiamo che questa parte funziona."
Sorrido, non perde mai l'occasione per scherzare.
"Non so cosa ne pensi, ma questo momento è stato stupendo." Mi dice.
"Vorrei che non finisse mai..." Gli dico.
"Nemmeno io."
"Pensi che dovremmo andare?" Gli chiedo.
"No, restiamo ancora un po' qui..." Dice, baciandomi il collo. "Tu pensi che dovremmo andare?"
"Forse..." Gli dico.
"Perché? Ho fatto qualcosa di male?"
"No, no... tu sei stato, sei, insomma... è stato bellissimo, e vorrei che non finisse mai, ma io forse me ne devo andare, capisci?"
"No, affatto.."
"È più bello così, no?"
"Vieni qua..." Mi prende il viso tra le mani e mi bacia un'ultima, stupenda volta.
"Ora puoi andare." Sorride.
"Ci vediamo domani." Mi allontano.

È così difficile allontanarmi da lui, a ogni passo che faccio desidero sempre di più di tornare indietro. Inizio a capire come si è sentito lui per mesi, vedendomi e non potendo stringermi a sé.
Che stupida sono stata... deve aver sofferto molto.
Ho fatto soffrire tutti: me stessa, Dean, e anche Jess.

Dean...
Devo parlare con lui, mettere la parola fine alla nostra relazione, e spigargli tutto.
Spiegargli che non è stata colpa sua, ma solo mia.
Mi ritrovo a camminare verso casa sua.
Arrivata davanti casa sua, mi arrampico sull'albero che so essere attaccato alla sua finestra.
Dall'albero riesco a salire sul tetto della casa, che dà direttamente sulla finestra della camera di Dean.
Batto alla finestra, lui mi vede.
Dopo un attimo di esitazione, si avvicina alla finestra, e la apre.
"Ciao." Gli dico.
"Che cosa fai?"
"Mi sono arrampicata sull'albero."
"Perché?"
"Bè... avevo paura di suonare il campanello. Avrebbe aperto tua madre, e sono sicura che ora mi odi. Volevo solo parlarti."
"Non lo sa."
Non ha ancora detto nulla alla sua famiglia?
"No?"
"Non sono stato proprio dell'umore di dirglielo."
"Ma dovrai dirlo, prima o poi... se avesse risposto alla campanella, e fosse stata gentile con me, poi mi sarei sentita in colpa... perché mi piace molto tua madre. Immagino che lo dirai anche a tua sorella, e probabilmente mi odierà anche lei."
"Bè, almeno ci saranno due persone a cui non piaci, Rory."
"Non intendevo..."
"Che cosa vuoi?"
Non so come dire ciò per cui sono venuta qui, così inizio a straparlare, come il mio solito:
"Ti ricordi quella ragazza, Butterfly, che ha vissuto su un albero per un anno? Posso dire ufficialmente che era pazza."
"Devo andare." Sta per chiudere la finestra.
"Volevo solo dirti che mi dispiace."
"Per cosa?"
"Per averti trattato come ti ho trattato. Per aver fatto tutte le cose che hai detto che ho fatto. Mi dispiace davvero, davvero tanto. È tutta colpa mia, non so cos'abbia di sbagliato. Sei stato io miglior ragazzo del mondo, mi hai resa così felice. Mi facevi ridere, piacevi a mia madre, eri carino con i miei amici, mi hai protetto, sei anche venuto con me a quel stupido ballo delle debuttanti."
"Non mi serve la lista."
"Ti ho amato veramente. Per favore, credici."
"Stai con lui, ora?" Mi chiede, con la voce rotta.
"Non voglio parlare di lui."
"No?"
No, sono venuta qui per scusarmi.
Avrei dovuto porre fine alla nostra storia nel primo momento in cui ho realizzato i miei sentimenti per Jess.
"No, non voglio parlarne. Sono solo venuta per dirti che mi dispiace davvero tanto di averti ferito, e che mi mancherai, tanto. E spero che un giorno riuscirai a smettere di odiarmi."
"Lo spero anch'io." Chiude la finestra.

Credo Di Amarti | Rory & JessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora