Jess' Pov: California

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Me ne sono andato.
Ho attraversato tutto il paese e sono giunto in California.
De o mio padre... ho trovato suo indirizzo alle pagine gialle.
Mi sono allontanato da Rory, l'ho persa, ormai.
È stata un'esperienza orribile trovarla su quell'autobus, non mi aspettavo di vederla, non volevo vederla.
Non ho avuto il coraggio di dirle addio, di ammettere tutti i miei sbagli, no, non ne ho avuto proprio il coraggio...
Ed è in momenti come questo che mi rendo conto di essere un codardo, quando si tratta di Rory Gilmore, sono un codardo.

Sto guardando il mare della California, la sabbia sotto le mie scarpe.
Mi guardo intorno: tutti in costume, a godersi gli ultimi raggi del sole che sta per tramontare.
Non potrei appartenere di meno a questo posto: con la giacca di pelle e i pantaloni lunghi, con la pelle non abbronzata e senza costume.
Questo paesaggio non appartiene per niente a me: a me piace il freddo, la pioggia, la neve, la notte, la tranquillità, la solitudine, l'odore degli alberi... qui è tutto diverso.

Mi incammino, seguendo le indicazioni scarabocchiate sul foglio con l'indirizzo di mio padre.
Arrivo finalmente a un portone con l'indirizzo che cerco, e, vedendo che è privo di campanello, grido: "C'è qualcuno?" In risposta arrivano una ventina di cani ad abbaiarmi contro.
Poi un donna sbuca dal nulla e mi chiede chi sono. Una donna bassa, vestita in modo strano, con una bandana in testa che lascia intravedere dei capelli biondo ossigenato molto corti.
Le dico senza troppe cerimonie che cerco Jimmy Mariano, e ad un suo iniziale rifiuto di farmi entrare, le dico di essere suo figlio.
Ho un'espressione confusa, scommetto che non sapeva che il suo fidanzato o coinquilino avesse un figlio.
Mi fa entrare, dicendomi che Jimmy è al lavoro, così mentre lo chiama per avvisarlo che ha una visita, io mi aggiro per la casa.
È davvero diversa dalle case del nord-est, però arrivato allo studio che deve essere di mio padre, rimango incantato: una parete intera di libri si staglia di fronte a me, e al mio lato, un'altra parete altrettanto grande, con scaffalature piene di CD.
Sto per mettermi a studiare tutte quelle meraviglie, quando la donna mi chiama.

Mi accompagna al posto di lavoro di mio padre: un piccolo localino assomigliante spaventosamente ad un chiosco, si chiama Dante's Inferno.
"Ehi Jimmy, hai una visita."
"Ehi. Sash." Dice lui, spostando lo sguardo su di noi. Quando mi vede rimane un po' spiazzato.
"Ciao." Ci salutiamo.
"Sei appena arrivato?"
"Sono appena arrivato."
"... Allora Jess, ceni con noi non è così?" Mi chiede Sasha, dato che io e mio padre non diciamo nulla.
"Si, sì, certo che cena con noi." Fa Jimmy.
"Bene, io ora devo andare, ciao Jess." Fa ancora lei, e poi si allontana.

"Ah, aspetta, ti raggiungo fuori." Mi dice Jimmy.
"No, davvero, non volevo disturbarti..." Dico, ma dopo poco eccolo che mi raggiunge fuori dal chiosco.
"È la prima volta che vieni in California?"
"Eh, sì."
"Ora che sei qui vedrai... l'oceano."
"Mi chiedevo come fosse."
"E la sabbia."
"Mantiene fermo l'oceano."
"E... il cielo."
"C'è anche da noi nel Connecticut."
"Poi qua ci sono tante passeggiate, belle ragazze, CD pirata."
"Buoni?"
"Non male... ehm, qui ci troviamo a Santa Monica, se prosegui arrivi a Venice, dove in effetti viviamo, e poi continua tutto il lungomare... oh, ora però devo tornare a lavoro..."
"Ho visto un negozio di libri venendo qui, ti aspetto lì se vuoi."
"Ah, okay, a dopo."

Mi dirigo verso quel piccolo negozietto di libri e dischi, e dopo quello che mi pare un secondo, torna Jimmy.
Non mi sono accorto che sono passate tre ore, mi ero immerso nella lettura di un libro: Uomini e Topi.
"Quando dici 'un negozio di libri', dovresti essere un po' piu preciso." Mi urla contro. "Vieni fuori."
Lo seguo controvoglia fuori dal negozio.
"Ho vagato per più di un'ora in venti bancarelle e negozi diversi... capisci che mi hai fatto preoccupare?"
"Okay, ma..."
Non mi lascia finire la frase. "Sei nei guai?"
"Che cosa?"
"Sei scappato perché hai la polizia alle calcagna?"
Ovviamente tutti coloro che mi conoscono non possono far altro che pensare il peggio di me.
"No."
"Sei arrivato qui all'improvviso...niente lettere, niente telefonate."
"È un po' come il tuo arrivo a Stars Hollow: niente lettere, niente telefonate... tu eri nei guai?" Gli dico, alzando la voce. Sono qui da nemmeno ventiquattr'ore e sta già andando tutto male.
"Ehi! Non stiamo parlando di me."
"Non sto scappando dalla polizia... e tu perché sei venuto a Stars Hollow? Sei venuto, hai bevuto una tazza di caffè e sei andato via, senza neanche parlarmi."
"Io volevo parlarti, pensi che abbia attraversato tutto il paese per ascoltare un brano di David Bowie insieme a te? Anche se era uno dei brani più belli che ha fatto?"
"Che significa, che ti sei tirato indietro?"
"Si."
"Ah... bè... io sono venuto a trovarti... pensavo di rimanere, per un po', non voglio darti fastidio."
Rimanere zitto.
Non dice nulla.
Non mi vuole?
È venuto dall'altra parte del paese per vedermi, stravolgendomi la vita, e ora non mi vuole?
"Non vuoi ospitarmi?" Dico, disgustato e incredulo.
"Jess... andiamo, tu non puoi restare qui."
Come sarebbe a dire?!
"Perché no?"
"Perché non puoi."
"Perché no?"
"Perché non puoi!"
Le sue parole mi feriscono più di quanto mi piacerebbe ammettere.
Faccio un sospiro.
"Vorrei chiedere perché no, ma non mi pare che serva un granché."
"Jess, guardami, non sono un buon padre, non sono mai stato un padre, nel momento che il sigaro è finito me ne sono andato."
"Io non ho bisogno di un padre! Ho diciott'anni! Mi serve solo un posto dove dormire."
Ho solo bisogno che almeno una persona nella mia vita non mi chiuda la porta in faccia.
"Ma guardami, Jess: ho cominciato a mettere un po' d'ordine nella mia vita solo negli ultimi cinque anni, io sono una frana, è il mio codice genetico."
"Ottimo... buon sangue non mente."
"Non dire così, tu sei giovane, hai tutta la vita davanti... io non ho niente da offrirti, niente!"
A queste parole qualcosa in me scatta, così mi metto ad urlare, davanti a tutti.
"Tu non hai niente?! IO NON HO NIENTE! Non ho un posto dove andare. Non posso stare da Luke, né a Stars Hollow. Mia madre è completamente pazza! Tu dici di essere un fallito e ti rifiuti di  salvarmi da questa china scivolosa e da questo buco nero in cui sto cadendo! Non frequento più il liceo. Ho lasciato la mia ragazza dall'altra parte del paese, ed era l'unica persona di cui mi importasse veramente! Non so che cosa farò della mia vita! E farò meglio a capirlo subito perché sennò finirò a vendere cappelli di paglia come quell'uomo sulla spiaggia!"
Ho gli occhi lucidi, ma non voglio piangere.
Faccio un bel respiro, e guardo mio padre, che rimane in silenzio per qualche secondo.
"... Io ho comprato uno dei suoi cappelli, non sono male..." Dice, sedendosi su una panchina.
Io lo seguo e cerco di calmarmi.
"Ti prego... solo per qualche mese... non ti romperò le scatole..."
"Chiederò a Sasha..." Si, credo proprio che sia la sua compagna.
"Per convincerla puoi dirle... che sono un buon cane." Dico, disperato.
"Buona idea... se lei dice che va bene, allora vedremo."
"Okay..."
"Se dice che va bene..."
"Allora vedremo." Concludo io.

Credo Di Amarti | Rory & JessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora