Jess è Tornato

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È così tanto che non parlo con mia mamma.
Sono sempre qui dai nonni, le uniche volte che l'ho vista ho finito per litigarci.
La verità è che mi manca, mi manca davvero tanto. Non abbiamo nemmeno fatto il viaggio ad Atlantic City che sognavamo tanto di fare per il mio ventunesimo compleanno.

Questi pensieri mi accompagnano ormai da settimane, non smetto di pensarci neanche quando sono con Logan, come adesso.
Siamo in un locale con Colin, Finn e le loro amichette. Non fanno altro che bere e parlare di stupidaggini, ho smesso di ascoltarli nemmeno 10 minuti dopo essere entrati nel locale.
Nonostante mi manchi mia madre - la mia migliore amica - sento di non voler tornare a casa, non ancora... mi ha fatto davvero arrabbiare... devo ammettere però che molte volte mi sono chiesta se avessi fatto la scelta giusta. Ho fatto bene ad arrabbiarmi così e litigare con lei? Ho una grande confusione in mente, davvero grande, e le uscite con Logan e i suoi amici per bere in vari locali non mi aiutano per niente.

Finita la cena, o meglio, la bevuta, usciamo tutti dal locale, che sta chiudendo. Non ho nemmeno tenuto conto di quante birre abbiano bevuto. Una volta lo facevo. Ho smesso qualche tempo fa.
Appena usciamo dal locale, Finn si mette a barcollare e a parlare con la città. "Buongiorno, New Haven! Mio Dio, siete così fresca e invogliante stanotte."
"Piantala!" gli risponde qualcun da qualche finestra qui vicino.
"La città mi risponde! Piuttosto duramente, però."
"Basta!"
"Finn, smettila!" dico io.
Colin sale su un muretto, alzando il suo bicchiere verso l'alto. "Finn, guarda! Alla vecchia birra!" lancia quindi in bicchiere di birra, ormai vuoto, a terra.
"Smettetela!"
"Perché dovremmo andarcene?" Mi chiede Logan, completamente ubriaco.
"Perché stanno chiudendo."
"Non è un motivo valido!"
"Stiamo abusando della loro ospitalità."
"Questo mi rende triste."
"Ragazzi, salite in macchina."
"... Ho scordato come si sale in auto." Mi fa Colin.
"Anch'io, Rory, hai il libretto d'istruzioni, amore?" Dice Finn.
"Oh, per cortesia, salite."
"Buon viaggio!" "Auguri per le risse!" Quelle due oche non potrebbero aiutarmi a mettere in auto i loro fidanzati? È chiedere troppo un po' di collaborazione?
"Ho bisogno di bere!" Logan si avvicina al cancello ormai chiuso del giardinetto del locale.
"Logan!"
"Oh, andiamo, lasciatemi entrare!"
"Logan..."
"Devo assolutamente scusarmi con la cantante."
"Non c'è più, se ne sono andati via tutti."
"Ma ho ferito i suoi sentimenti."
"È una cantante folk, ci è abituata. Andiamo." Lo prendo sotto braccio e lo riaccompagno alla macchina.
"Non voglio andare a Omaha domani."
"Lo so."
"È pallosa."
"Lo so."
"È lontana. Non farmi andare."
"Non ti sto facendo andare, cerco solo di portarti a casa." Apro la portiera dell'auto.
"Ma se mi porti a casa, vuol dire che devo andare a dormire, e quando mi sveglio devo salire su un aereo che va a Omaha."
"Puoi salire, per favore?" Lo faccio salire e chiudo lo sportello, mi giro e non vedo Colin e Finn.
Ma dove sono finito quegli ebeti!?
"Colin! Finn!?"
"Silenzio!"

~

Dopo aver scaricato tutti nelle rispettive case, torno a casa dei nonni, parcheggio vicino alla grande fontana in mezzo al cortile e chiudo il motore.
Sono stanchissima. Logan mi ha fatto proprio dannare oggi.
Scendo dalla macchina e la chiudo con le chiavi.

Sento una presenza alle mie spalle, mi volto.
Al di là del cancello vedo un volto, nell'oscurità della notte. È.... No, non può essere.
Sto sicuramente sognando, o avendo delle allucinazioni. Non può essere colui che sto vedendo.
Non può essere lui.
Strizzo gli occhi, confusa.
Guardo meglio verso la stessa direzione, aspettandomi di non trovare nessuno. O di trovare qualcuno che gli somigli.
Invece no, vedo lui.
È proprio lui.
Jess.

Non credo di poter spiegare a parole quello che sto provando in questo momento.
No, non è possibile esprimerlo.
Non vedo Jess Mariano da quando, una sera d'estate, venne da me a Yale e mi disse di andare via con lui. Dopo un'accesa discussione gli urlai un 'no' deciso e lui si voltò, e senza dire una parola, se ne andò.

Ha ascoltato le mie parole.
Ha rispettato e mantenuto la mia volontà.
Se n'è andato e non è più tornato.
Però ho ricevuto delle strane telefonate, a distanza ciascuna di qualche mese. Non sono sicura al cento per cento che fosse lui, potevo solo sentire dei respiri.
Ma dato che quando se n'era andato in California dal padre aveva fatto la stessa cosa, suppongo sia stato davvero lui, tutte queste volte.
Eppure ora, due anni dopo l'ultima volta che ho visto il suo volto, è qui.
Davanti ai miei occhi, a pochi metri da me.
Non dall'altra parte di un telefono.
È qui.
Come se niente fosse successo.
Con il suo solito ciuffo, la sua giacca jeans e il suo sguardo.
Lo stesso, maledetto sguardo.
Questa visione mi porta alla mente così tanti ricordi... sento di poter svenire. Mi appoggio all'automobile.
"Jess." Si potrebbe dire che aver detto il suo nome mi abbia tolto il respiro.
Sembra più vero, così?
Dopo averlo detto ad alta voce? No.
Sembra ancora un sogno.
"Ciao." Ora si.
Quanto mi era mancata la sua voce.
Mi chiedo come abbia fatto a vivere due anni senza questa voce. Senza di lui.
Se era davvero lui, al telefono, perché non mi ha mai detto niente? Lui ha sentito la mia voce. Io no.
Mi sembra di essere tornata bambina, non riesco a parlare.
"Ciao. Io... non so bene che cosa dire."
"Ho colto il senso." Dice avvicinandosi. Ad ogni suo passo un po' del mio respiro va' via.
"C-Che ci fai qui?"
"Ho un lavoro. Appostamento professionale su vialetti." Vedo che neanche il suo sarcasmo è cambiato.
Non è affatto cambiato, a differenza mia.
È propio lui. Il mio Jess.
"Pagano bene?" Gli chiedo, anche io sarcastica.
"Si, ma orario schifoso."
"Jess..."
"Sono tornato in città per un affare. Onesto, anche se piccolo."
"Come hai fatto a trovarmi?"
"Luke... gliel'ho estorto... non era certo di fare la cosa giusta."
"No, dai. Ti trovo bene. Sembra che gli anni non ti abbiano indurito."
"Trovo bene anche te." Mi sorride.
Non lo vedevo sorridere così da così tanto.
"Lo so di sembrare strano, ma c'è una cosa che avevo bisogno di dirti... farti vedere, in realtà... Posso tornare un'altra volta se è un brutto momento."
Che cosa vorrà farmi vedere?
"No, è che siamo molto esposti, qui. La sua finestra è proprio lassù."
"Di chi?"
"La camera di mia nonna. Vuoi entrare?"
"Sei sicura?"
"Si, andiamo. Ma sta attento, ha il sonno molto leggero."

Ancora non sono del tutto sicura che non sia un sogno.
Un bellissimo sogno.

Credo Di Amarti | Rory & JessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora