Spronare

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Mi vesto attentamente, metto i pantaloni nuovi neri e una giacchetta elegante simile a quella che portavo ieri.
Quando sto per prendere la borsetta e uscire di casa sento dei rumori, come dei rami che sbattono sulla finestra di una camera al piano di sopra.
Esco per capire che cosa stia succedendo e vedo Jess, che lancia dei sassolini alla mia finestra.
Semplicemente Jess che si comporta da Jess.

"Ma che stai facendo?" Gli chiedo.
"Non sapevo se potessi suonare il campanello."
"Non è in casa. Gioca a bridge stasera." Dico, riferendomi alla nonna.
"Ah, bene." Lancia per terra i sassolini che gli rimanevano in mano. "Ho parcheggiato in strada, così che non avrebbe visto l'auto."
"Come agente segreto sei bravo."
"Anni di pratica." Dice lui, ironico. "Allora, dove vuoi andare?"
"Non lo so, non conosco bene la zona."
"Ma se ci vivi!"
"Lo so, ma Hartford è ancora un mistero per me. Anche quando andavo alla Chilton, salivo sul pullman e andavo a casa, quindi non ho dei locali dei tempi del liceo che frequentavo... e mangio sempre a casa in questo periodo."
"Beh, io preferirei non andare in quei posti in cui hanno il cibo nell'insegna."
"Cioè?"
"Quei locali con nomi tipo Giardino della delizia, o Peccato di gola."
"Ho capito. Qualcosa di più genuino."
"Portami in zona college, troverò un posto genuino."
"Buona idea."
"Okay."

Iniziamo a camminare verso l'uscita del giardino dei miei nonni, ma arriva un'auto, che riconosco subito.
La macchina di Logan.
Ma che ci fa qui? Non doveva tornare domani?
Appena scende, sorrido, forzatamente. "Logan!"
"Ho interrotto qualcosa?" Dice, guardando Jess in cagnesco.
"No, ciao! Quando sei tornato?"
"Un paio d'ore fa."
"Pensavo che saresti tornato domani."
"Ho voluto farti una sorpresa."
Non me l'aspettavo proprio.
"Beh, hai fatto bene. Così conosci il mio vecchio amico Jess." Mi volto verso Jess e poi verso il mio fidanzato. "Lui è Logan, il mio ragazzo. Logan, lui è Jess. Viene da fuori città." Nessuno dei due dice niente, Logan gli sorride con quel sorrisetto che so essere falso. E credo che Jess abbia fatto una smorfia e basta.
"Wow..." Devo trovare qualcosa da dire... "Una presentazione da adulti... abbiamo un'età in cui ci diciamo cose del tipo 'viene da fuori città', 'vecchio amico', perché da giovani tutti i tuoi amici sono nuovi e devi diventare vecchio per avere vecchi amici." Non so neanche io che cosa sto dicendo.
Dopo qualche altro secondo di silenzio, Logan porge la mano a Jess. "Come stai?"
Jess gliela stringe. "Bene."
"Stavamo andando a mangiare qualcosa." Dico.
"Fantastico. Vi va se andiamo insieme?"
"Perfetto per me." Dice Jess.
So bene che sta cercando di essere gentile, per me.
"Bene." Fa Logan.
"D'accordo. Bene... non avevamo ancora deciso dove andare, perciò ci hai salvati."
"Chiamami Superman." Dice cingendomi le spalle, e poi, riferendosi a Jess: "Perché non ci segui?"
"Certo."
"Perfetto."
Logan mi tiene stretta a lui e mi guida verso la sua auto, con il braccio attorno alle mie spalle. Io faccio per toglierlo, ma so che se lo facessi, sarebbe ancora peggio. Con la coda dell'occhio vedo Jess coprirsi la bocca con una mano e poi grattarsi i capelli, imbarazzato.

~

"Io abito qui vicino. Vi avrei invitato a casa mia, ma c'è un gran casino." Abbiamo ordinato, intanto da bere. Jess una birra, Logan un whisky e io un cocktail.
"E non c'è niente da mangiare, saremmo morti di fame nel tuo appartamento." Dico a Logan.
"Ho un sacco di pacchetti di patatine mezzi pieni."
"Mi va bene questo posto." Fa Jess.
"Mai quando c'è la serata folk."
"Non sono un fanatico della musica folk."
"La pensiamo allo stesso modo."
"Che bello!" Fa Jess, con finto entusiasmo, guardandomi, e bevendo ancora la birra. Io gli sorrido per scusarmi del comportamento di Logan.
"Dov'è la cameriera?" Dice Logan. "Ehi tu, scusa, un altro whisky liscio senza ghiaccio e, Jess, un'altra birra?"
"Non l'ho ancora finita."
"Un'altra. Non si sa mai."
Perché si comporta così?
"Allora... forse dovremmo ordinare..." Poi mi rivolgo a Jess: "È un menù ricco, quindi se ti serve un consiglio..."
"Non ho fame."
Riesco a percepire il suo imbarazzo. Non è a suo agio.
E sto cominciando a non esserlo nemmeno io.
"Non hai fame?" Fa Logan, arcando le sopracciglia.
"No."
"Non avevate in programma di andare a mangiare qualcosa?"
"E parlare." Dico io, infastidita.
"Beh, si, è chiaro che si chiacchiera mangiando."
Guarda Jess. "E comunque lo chef ti prepara volentieri quello che vuoi, se non c'è niente che ti piace."
"Gli hamburger sono buoni qui." Dico a bassa voce.
Sento lo sguardo di Jess. "Magari un hamburger."
"Prendi quelli elaborati. Sei mio ospite, quindi non preoccuparti del prezzo." Ma sta scherzando?
"Pago per conto mio."
"Oh, che bravo. Da quando tempo vi conoscete?" Jess chiude il menù. È visibilmente irritato, ora.
Ancora più di prima.
"Un po'."
"Uscivate insieme?"
Eccola. La domanda che aspettava di porgere dal primissimo momento in cui ci ha visti insieme.
"Si." Dico io con fermezza. "Noi due stavamo insieme."
"Né titubanza né indugio, interessante situazione. Allora, fidanzatini al liceo? O rock and roll e due cannucce nel frappé?"
Ma che cavolo sta dicendo? "Logan!" Lo rimprovero.
Lui mi ignora, e continua: "Abbiamo brindato? No? Porta sfortuna se non lo facciamo." Alza il bicchiere. "Forza."
"Lo abbiamo già fatto. Due volte." Fa Jess.
"Beh, facciamolo ancora. Salute."
"Salute."
Facciamo toccare i bicchieri.
"Allora, che cosa fai, Jess?"
"Oh, sai, un po' di questo, un po' di quello."
"Definisci 'questo' e definisci 'quello'."
"Lui scrive." Dico.
"Scrivi? Ma dai! Cosa?"
"Niente di importante."
"Ha scritto un libro."
"Oh! Hai scritto il grande romanzo americano?"
Ora basta. So che ha bevuto molto, ma sta esagerando.
"Non è un progetto così ambizioso."
"Allora di che stiamo parlando? Di uno breve come Kafka, o lungo, come Dostoevskij, Tolstoj? O più lungo... Proust? Non ti confondo con questi nomi, vero?"
"Sembri ossessionato dalla lunghezza."
HAHAHAHA. Devo trattenermi.
"Cerco di capire a quale genere appartenga il tuo libr-..."
Io lo interrompo e dico: "È un romanzo breve."
"Ed è bello?"
"Non l'ho ancora letto."
"Non ancora? Almeno avrai un lettore. È già qualcosa."
Vorrei dire qualcosa. Vorrei dirgli di smetterla di fare lo stronzo.
Ma non mi escono le parole.
"Già.." Fa Jess.
"Sai, dovrei buttare giù i miei pensieri, le conversazioni frivole che faccio, e aggiungere un mucchio di 'lui ha detto', 'lei ha detto', e farmi pubblicare."
Continuo a rimanere esterrefatta dalle sue parole.
"Hai una copia?" Continua lui imperterrito.
"No."
"Mandami una copia."
"Certo! Dove devo mandarla?" Jess sbotta. "Al Biondo idiota di Yale?"
"Jess..." Cerco di dire qualcosa. Ma di nuovo, non mi vengono le parole.
Jess si alza, e con lui Logan.
"Dai, dai, cercavo di comportarmi amichevolmente."
Si avvicinano, anche troppo, con aria minacciosa.
"Levati dai piedi." Fa Jess. Esce dal locale, io faccio per seguirlo.
"Lascialo perdere, Rory." Sento dire da Logan.
"Non seguirmi."

Esco dal locale rincorrendo Jess.
"Jess! Aspetta." Lui si ferma, e così io.
"Jess, mi dispiace." Mi dispiace davvero.
"Non avremmo dovuto farlo."
"Sta passando un periodo difficile."
"È un cretino!"
"Lo è stato, là dentro, assolutamente. E mi dispiace molto."
"Ho capito com'era appena l'ho visto. Non dovevo venire."
"Ma io non volevo che tu..."
"È meglio che non venga qui fuori."
"Per favore, Jess. Ha bevuto moltissimo, è stanco per il viaggio. Lui non è così, te lo giuro."
Mi ritrovo a difendere Logan.
Non so nemmeno io per quale motivo.
Forse non voglio che Jess si faccia un'idea sbagliata su di me.
Non voglio che pensi che sono cambiata, che sono diversa.
"Ma che diavolo succede?!" Mi guarda dritto negli occhi.
"Te l'ho detto, è stanco... e-e la sua famiglia non lo lascia mai in pace."
"No, volevo dire a te. Mi dici che ti è preso?"
"Cosa vuoi dire?" Dico, sapendo benissimo a cosa si riferisce.
"Lo sai cosa voglio dire. Ti conosco. Ti conosco meglio di chiunque altro. Questa non sei tu."
Sembra che in solamente poche ore, in due serate, abbia capito tutto.
Erano due anni che non ci vedevamo.
Due anni che non parlavamo.
Eppure l'ha capito.
"Non lo so..." Biascico, imbarazzata.
"Che ti è successo? Abiti con i tuoi nonni a casa loro... le figlie della rivoluzione, non vai più a Yale... perché hai lasciato Yale!?"
"È molto complicato."
"Non lo è! Non è molto complicato!" Sta urlando.
"Tu non lo sai."
"Questa non sei tu. Questa che esce con quel cretino col macchinone... li prendevano in giro i tipi come lui!"
Ha ragione. Che cosa sono diventata?
"L-Lo hai conosciuto in una brutta serata."
Non so perché, mi ritrovo a difendere Logan.
È come se non volessi ammettere difronte a Jess che sto con un deficiente.
"Ma chi se ne importa di lui! Che se ne vada al diavolo! Voglio sapere cos'hai tu. Questa non sei tu, Rory, lo sai che è vero. Che cosa ti è successo?"
Non so che cosa dire.
"Eh?" Cerca il mio sguardo. Ma io mi guardo le scarpe.
"Non lo so. N-n... non lo so." Incrocio le braccia e continuo a guardare il pavimento.
Dopo qualche secondo di silenzio, è Jess a rompere il ghiaccio.
"Bene... m-magari potremo recuperare... in un momento migliore."
Non ho la forza di rispondere, questa conversazione mi ha scossa.
Ha ragione. Ha completamente ragione.
Fa per toccarmi il braccio in segno di saluto e incoraggiamento, poi si gira e inizia a camminare.
Io continuo a guardare il pavimento.
"Buon compleanno, comunque." Alzo lo sguardo. Si è girato, e mi sta guardando. "Non era un paio di settimane fa, il tuo compleanno?"
Se l'è ricordato.
Annuisco.
Jess mi sorride, e si volta di nuovo.
Questa volta non si gira più.

Guardo il ragazzo che non vedevo da due anni, andarsene, quel ragazzo che molto probabilmente, con una sola conversazione, è riuscito a fare quello che altri non sono riusciti a fare nell'arco di settimane, mesi.

Quel ragazzo che mi ha reso e continua a rendermi migliore, senza che nessuno se ne accorga.

Credo Di Amarti | Rory & JessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora