L'ho trovata.
Ho trovato casa dei suoi nonni e, vedendo che non c'era un'auto che potrebbe essere sua, ho aspettato vicino al cancello per tutta la sera.
Poi ho visto un'auto arrivare e mi sono nascosto, non volevo farmi vedere da nessuno.
Quando ho avuto la conferma che fosse lei, mi sono avvicinato al cancello e ho aspettato che uscisse dalla macchina.
Per primi ho visto i suoi capelli. I suoi bellissimi capelli castani. E sono lunghi. E con i boccoli. Completamente diversi da come erano l'ultima volta che l'ho vista, quando se li era tagliati a caschetto (ed era comunque stupenda).
Dopo qualche secondo si è girata verso di me, e l'ho vista bene, in viso.
Niente può essere paragonato a quel momento, indescrivibile.
Suppongo sia simile alla gioia di ritrovare qualcosa che si pensava di aver perso per sempre.
Il suo viso, pure da lontano sono riuscito a notarne tutti i particolari. Gli occhi color mare, le labbra che anni fa ho baciato non so quante volte e non so in quanti modi.
Ha la frangia, e le dona.
Ma a parte il suo aspetto, mi importa di lei.
Della sua voce. Dei suoi occhi. Del suo sguardo.
Lo sguardo che aveva quando mi ha visto.
Credo che lo porterò per sempre con me.
Il ricordo di quello sguardo. Di quel momento.
È come se fossi stato in coma per anni e in quel momento mi fossi svegliato, e avessi ricominciato a vivere, incredulo di aver vissuto per due anni senza realmente 'vivere'."Ecco, siamo arrivati." Mi fa appena entriamo in camera sua.
"Casa Rory!"
Prende un cuscino e lo adagia ai piedi della porta chiusa. "Così le voci non si sentono."
"Molto prudente." Dico, guardandomi intorno. Sembra una camera di una novantenne che ama troppo il rosa e le bambole.
"Questa camera non è di mio gusto." Puntualizza.
"Potrebbe esserlo se avessi almeno 90 anni."
"Ancora non li ho."
Vedo che appeso ad un gancio alla porta c'è un abitino rosa. "Era il vestito di Halloween?"
"No, è per un evento al quale devo partecipare."
"Un evento?"
"È solo un lavoro... beh... ecco, le Figlie della Rivoluzione Americana. Non è certo il lavoro della mia vita."
Lavora con le Figlie della Rivoluzione Americana?
"Spero di no."
"No, ti prego, non farti un'idea sbagliata. Sono qui solo temporaneamente... mia madre e io..."
"Luke mi ha raccontato un po' di cose."
"È una lunga storia. Mi ero sistemata nella depandance, temporaneamente, ma la depandance è diventata un deposito, allora sono venuta nella casa principale. Temporaneamente."
"Non è un periodo scolastico?"
"Si."
"Perché non vivi al campus?"
"Perché non ci sto andando..."
Non ci credo, si è già laureata!?
"Ti sei già laureata, Rory!?" Chiedo, entusiasta.
"No... sto solo facendo una breve pausa." Ah.
"Una pausa?"
Annuisce. C'è qualcosa di strano. E lo conferma il fatto che voglia cambiare argomento.
"E tu invece, dove vivi, Jess? Raccontami di te, uomo del mistero."
"Ah, Filadelfia."
"Davvero?"
"Non ridere."
"No, non rido, Filadelfia adesso è forte."
"New York è diventata molto costosa. Comunque c'è una bella atmosfera ora, a Filadelfia. Ci sono molti giovani, moltissima arte."
"Lo so, l'ho letto sul New York Times. C'era una foto ci un gruppo di ragazzi su un tetto, di tutte le razze, era molto divertente, insomma, chiaramente non era una di quelle foto tipo candid camera, erano tutti in posa, ma sembravano felici." Si vede che è nervosa. Inizia a parlare tanto quando si stressa.
"Sei nervosa?" Le chiedo, sorridendole leggermente.
"Un pochino. È passato molto tempo."
"Sono nervoso anche io."
"Non siamo soli allora."
"Sai, non sono venuto qui solo per parlare, volevo mostrarti una cosa." Prendo in mano la borsa a tracolla che ho portato. Una di quelle da universitari, l'ho trovata da un venditore ambulante per 5 dollari.
"Ah, giusto, l'hai detto."
"Pensavo non ci avresti creduto se non l'avessi visto di persona." Le porgo il libro.
"Mi fai diventare curiosa." Lo prende. "Un libro... The Subsect... scritto da... Jess Mariano?"
"Non è un errore di stampa."
"Hai scritto un libro!?"
"Un romanzo breve."
"Hai scritto un libro!!!" È davvero entusiasta. Felice.
"E per puro caso l'ho dato a dei tizi di una piccola casa editrice, l'hanno letto... chissà, forse erano fatti o ubriachi, ma hanno deciso di pubblicarlo."
"Hai scritto un libro..."
"Non ci guadagno. Ne hanno stampato solo 500 copie, credimi, non voglio lasciare il mio lavoro."
"Ma l'hai scritto! Hai scritto un libro."
"So che è difficile da credere."
"Ti sei seduto e hai scritto un romanzo."
"E lo distribuisco, anche, per questo sono qui. Vado in giro a supplicare le librerie indipendenti di metterlo in vendita. L'ho portato in giro."
"Forte! Dove?"
"In giro."
"Voglio vederlo in un negozio."
"Posso darti gli indirizzi."
"Sai che faccio se lo vedo in un negozio?"
"Cosa?"
"Sai gli espositori all'entrata? Quelli dei libri consigliati? Prenderò una copia de tuo libro e lo metterò nell'espositore e poi scriverò su un biglietto che è un libro consigliato e lo attaccherò, così la gente lo vedrà e lo comprerà."
"Prima leggilo, forse consiglierai alle persone di non comprarlo."
"No, perché? So che è bello. Sei sempre stato intelligente. Sapevo che se ti fossi fermato e avessi smesso di andare in giro avresti fatto una cosa così. Lo sapevo, lo sapevo."
Le sue parole mi riempiono di gioia.
È stata l'unica persona che abbia mai creduto in me. E a quanto pare, aveva ragione.
"So che lo sapevi. Ora lavoro in quella casa editrice, cinque tipi puzzolenti in un piccolo buco che sforna 3 libri al mese, ma è bello. Ho anche un lavoretto part-time in una biblioteca. Diciamo che tra i due lavori e il libro, sopravvivo."
"Che mi dici del seguito, lo scriverai, vero?"
"Dovresti leggerlo prima di entusiasmarti."
"Shh." Si guarda attorno, come per carpire un movimento o un suono. "Scusa, credevo di aver sentito dei passi. È tutto a posto."
"Si è fatto tardi, devo andare." Dico.
"Si, si è fatto tardi." Ci alziamo.
"Essenzialmente volevo fartelo vedere. E dirti..." Prendo coraggio. "Dirti che non ce l'avrei fatta senza di te."
Era questo che volevo dirle, fin da quando la casa editrice ha accettato di pubblicare il libro.
È stata lei la causa di tutto questo.
È solo grazie a lei se ho scritto questo romanzo, è grazie a lei se ho trovato un lavoro che mi piace veramente.
È grazie a lei se ho messo la testa a posto.
È grazie a lei se non sono finito sulla strada a fare chissà cosa, lei mi ha cambiato in meglio.
Vedo nel suo sguardo che non si aspettava questa confessione, è chiaramente lusingata. Anche un po' stordita, però. La capisco.
"Grazie."
"Mi fermo per un paio di giorni. Potremmo parlare... magari a voce un po' più alta."
"Si, mi piacerebbe. Ti va domani sera?"
"Alle otto?"
"Si."
"Bene. Me la svigno da solo."
"Okay."
Apro la porta, esco e faccio per chiudermela alle spalle.
"Oh, ehi. Il tuo libro." Mi fa Rory, porgendomelo.
"È per te."
Prima di richiudere la porta, la vedo guardare il libro e sorridere.
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Credo Di Amarti | Rory & Jess
FanfictionStoria rivisitata e piena di nuovi dettagli di Jess Mariano e Rory Gilmore in Una Mamma Per Amica (Gilmore Girls).