L'universo è immenso, ogni piccola stella che copre i suoi confini è un dono puro e semplice del creato. L'astronomia del pianeta Astrea era mediamente sviluppata, molti scienziati e ricercatori credevano che l'universo fosse manipolato da un gigantesco serpente blu, ma si sbagliarono quando uno di loro scoprì un sole, una luna e un minuscolo pianeta viola. Quel mondo così puro e soave era composto da tre continenti.
Il primo era Aglaia; era il più vasto e desolato, prodotto da sabbia e dune, nessuno osava passare, poiché i viaggiatori potevano perdersi o morire.
Il secondo continente era ricco di fantastici paesaggi, come dei splendidi monti bianchi e spiagge che delineavano le pianure sconfinate. Il suo nome era Ebe.
Il terzo e ultimo continente era Callisto; le colline che si trovavano in quella terra erano utilizzate per l'agricoltura e la pastorizia. Il suo controllo era posto ai piccoli feudi che grazie alle alleanze tenevano saldo il loro potere, molti Re evitavano d'intraprendere e di scoprire l'unica foresta che esisteva in quella zona, chiamata Foresta Nera. Si raccontava che all'interno di quel luogo abitassero delle orrende creature, descritte nei testi sacri della stessa religione, La Bianca.
Ed era in quella maledetta foresta che qualcuno camminava faticosamente. L'uomo che trascinava pesantemente i piedi era stanco, la camicia bianca, infilata nei pantaloni aderenti, era sporca di sangue, tra le braccia teneva una esile creatura che continuava a piangere; dalla cintura in pelle penzolavano un sacchetto con una strana sabbia nera, le gambe cedettero e di colpo si inginocchiò sul terreno fangoso, gli occhi marroni osservarono la neonata con tanto amore, i capelli castani erano umidi a causa del sudore. La piccola si calmò guardando con gli occhi color miele il viso dell'uomo, era avvolta in una coperta di lino e indossava una tunica lilla. Entrambi avevano gli stessi capelli castani, una mano della piccola si posò sul volto dell'uomo. Il ferito prese dal sacchetto che aveva sulla cintura la sabbia nera e parlò in una strana lingua, mentre la gettava sulle radici di un albero. Gli occhi marroni fissarono con ansia l'albero e le spalle tremarono per ciò che lo attendeva.
Erastos - Dai... forza.
A un tratto e magicamente la polvere nera, mutò diventando blu, la sostanza coprì l'albero e mosse con un vento poderoso le foglie. Gli occhi marroni guardarono verso i rami dell'albero, le orecchie udirono una risata frizzante. Una creatura misteriosa nascosta tra le cime dell'albero osservò l'uomo, il corpo era nascosto da un magnifico mantello nero che svolazzava grazie al vento di quella notte.
Erastos - Sei arrivato. Ho bisogno di un accordo.
L'uomo che teneva la piccola balbettò per la fatica. L'essere mostruoso si distese sul ramo e mosse i lunghi artigli, posò un braccio piegato sul petto e si toccò il mento notando la bambina.
Erastos - Ti darò qualsiasi cosa, ti prego.
Rubellius - Interessante, molto interessante. Uno dei più grandi e antichi, viene qui a supplicarmi. A che devo questo onore, Erastos?
Erastos - Non t'interessa, stupido Demone Minore! Esigo un Patto! È il tuo lavoro! Esegui ciò che io chiedo!
Rubellius si alzò e si inginocchiò sul ramo, guardandolo come un gufo che aspetta la sua preda, posò le braccia sulle ginocchia e iniziò a ridere.
Rubellius - Esegui, obbedisci, pretendo, ti ordino. Sei divertente Angelo, davvero divertente. Tu... che possiedi le alleanze più pure, mi supplichi? Ti hanno mai detto che sei patetico? Ah, giusto, te lo dico io, sei patetico - rise chiudendo gli occhi.
Erastos - Non ti burlare di me, Demone Minore! - strinse i pugni e guardò quella creatura.
Rubellius - Ma io non mi burlo di te - si toccò il petto - sto sottolineando la realtà.
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Daemon Patronum [Completa]
FantasyRubellius non aveva idea delle conseguenze che avrebbe comportato il suo Patto, pensava che fosse uno dei soliti disgraziati che lo supplicava per mantenere adeguatamente le sue coltivazioni nel mondo di Astrea. Ma si sbagliava di grosso, quando un...