Clizia strinse la torcia che illuminava quel piccolo ritrovo di ricordi, la luce soffusa illuminò con estrema cura le due rocce. I pochi alberi che circondavano i due si mossero a causa del vento. La ragazza si staccò da quel delicato abbraccio e fece qualche passo indietro, lasciando un po' di rispetto a Rubellius.
Clizia – Io... speravo di poter capire la causa del tuo dolore.
Il demone fece un piccolo sorriso e posò le mani sui fianchi.
Rubellius – Ciò che provai quando tornai nella mia Dimensione fu ancora più umiliante.
La mente del giovane demone divagò di nuovo, cercando un spiraglio di luce.
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Quando le torture finirono, Rubellius fu trascinato con la forza da due Angeli che lo gettarono in una Gabbia Sospesa. Le due creature derisero il suo aspetto pieno di lividi. La Gabbia Sospesa era molto piccola ed era fatta d'acciaio, oro e argento, materiali che i demoni non potevano distruggere. La notte di quel terribile giorno arrivò, le tende bianche erano illuminate dai vari falò che gli Angeli avevano acceso per cucinare il loro pasto. Rubellius posò le ginocchia sul petto e cercò di riposare, le lunghe ferite sulla schiena non sarebbero mai andate via. L'acciaio che gli Angeli usavano per torturare i demoni, provocava delle terribili cicatrici e infezioni. Il Demone Minore tremò per il dolore emotivo e fisico, i suoi capelli rossi erano stati tagliati e le sue piccole corna si potevano vedere.
Il giovane demone alzò lo sguardo lentamente sentendo dei passi, la sua vista appannata fissò quella atletica figura femminile. L'Angelo aprì una piccola porticina della gabbia e posò al suo interno una ciotola di cibo, poi la richiuse aspettando una sua risposta. La donna incrociò le braccia attendendo nel silenzio, Rubellius guardò la ciotola di cibo e la calciò rifiutando il pasto.
La fanciulla dalla pelle scura posò le mani sui fianchi e sospirò, socchiuse gli occhi e andò a prendere un pezzo di pane dai suoi compagni per darlo al demone.
Electre – Cerca di mangiare, ho messo nel cibo dell'erbe curative per le tue ferite.
Rubellius – Preferisco morire che accettare il tuo cibo.
La donna si toccò i capelli corti e ricci.
Electre – Non pretendo il tuo perdono e non te lo chiederò. Era necessario questo atto. Non fraintendermi giovane demone, il nostro mondo si è diviso a metà. Dovevamo scegliere se risparmiarvi o no. La maggioranza ha vinto attuando il vostro sterminio. Mi dispiace giovane demone.
Rubellius – Mi chiamo Rubellius. Io non ho bisogno del tuo patetico dispiacere, stupida sgualdrina.
Electre sospirò e guardò per terra, sentendo la voce dei suoi compagni mentre chiacchieravano attorno a un falò.
Electre – So cosa provi. Rabbia, disgusto, disprezzo. Ma voglio essere sincera con te. Ciò che volevamo era fermarvi. Se continuavate a riprodurvi senza un degno controllo, l'equilibrio dell'interno universo si sarebbe distrutto.
L'Angelo camminò di fronte alla prigione del demone, mise le mani dietro alla schiena e alzò il mento.
Electre – Io facevo parte della minoranza, quella che voleva aiutarvi a capire come dosare la progenie senza intaccare l'equilibro dell'universo. Ma la maggioranza... voleva uccidervi. L'Angelo della Battaglia fu il primo a incentivare i nostri compagni su questa decisione. Non potevamo fermarlo, eravamo in pochi... potevamo solo gestire i nostri sottoposti.
Rubellius la guardò stringendo i pugni, aveva sentito parlare di quell'Angelo anziano e con le sue idee sulla purezza dei Dogmi Celesti.
Electre – Ma per nostra sfortuna i vostri compagni, i Demoni Minori più Anziani, seppero della situazione e dello sterminio. Così ci mandarono un ultimatum. Se non avessimo risparmiato uno solo di voi, ci avrebbero dichiarato guerra, di nuovo per la millesima volta. Non sarebbe stata la prima né l'ultima. Quindi... mandai a richiamare i miei uomini. Tarasios aveva il compito di catturane uno solo, ma non di torturarlo. L'Angelo che ti portò via dalla tua compagna non doveva... attuare quelle torture.
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Daemon Patronum [Completa]
FantastikRubellius non aveva idea delle conseguenze che avrebbe comportato il suo Patto, pensava che fosse uno dei soliti disgraziati che lo supplicava per mantenere adeguatamente le sue coltivazioni nel mondo di Astrea. Ma si sbagliava di grosso, quando un...