Un vento poderoso spostò le cime degli alberi, Rubellius si voltò alcune volte mentre volava verso la Foresta Nera, dirigendosi alle Grotte del Buio. Le ali maestose, sfruttavano le correnti ascensionali del posto, Rubellius aveva tra le braccia suo figlio. Il piccolo continuava a piangere mentre prendeva con le manine tozze i capelli rossi di suo padre. Il demone chiuse gli occhi e digrignò i denti mentre le urla di Clizia riecheggiarono nella sua testa.
Passarono molti minuti e finalmente il demone arrivò. Rubellius atterrò davanti all'ingresso delle Grotte del Buio e si avvicinò a una delle innumerevoli caverne, dove aveva lasciato Tenebris. Il cavallo nitrì quando vide il suo padrone, il demone raggiunse il suo cavallo infilandosi in una caverna. Il Demone Minore osservò per un secondo il cielo coperto dai rami delle betulle e notò le nuvole cariche di pioggia. Un tuono preannunciò l'arrivo della tempesta. Dopo dieci minuti iniziò a piovere. Il piccolo non smise di piangere per la paura di quei rumori, il suo volto paffuto era rosso. Il demone strofinò le dita, creando delle scintille violacee. Le scintille sfiorarono il terreno roccioso, finché una fiamma viola scaldo le tre creature all'interno della grotta. Rubellius si sedette per terra e cercò di calmare suo figlio, i due si fissarono per alcuni secondi. Nepius mugugnò e singhiozzò, finché smise di piangere. Rubellius gli toccò il naso con un artiglio senza fargli male e sospirò. Il bambino prese con la manina l'artiglio, mostrando le unghie e i polpastrelli neri. Le spalle del demone tremarono per il dolore, aveva perso di nuovo la sua compagna. Il piccolo sbadigliò e chiudendo gli occhi si appisolò, Rubellius lo tenne con entrambe le braccia e chiuse le ali, formando il suo mantello squamato. Coprì suo figlio con il mantello e posò la schiena sulla parete della grotta, guardò la tempesta fuori dalla caverna. Il piccolo si ciucciò un pugnetto, Rubellius alzò un sopracciglio quando sentì sul braccio due sporgenze sul capo di Nepius. Tastò la nuca del bambino e spostò i suoi capelli rossi, il demone sorrise quando osservò due piccolissime corna viola. Il bambino mugugnò e agitò le gambine, Rubellius gli baciò la fronte.
Rubellius - Farò qualsiasi cosa per riprendere tua madre.
Il demone chiuse gli occhi e si appisolò, tenendo stretto suo figlio. Il rumore della pioggia e del vento continuò tutta la notte, arrivando fino alle prigioni del castello Della Roccia.
Le guardie spinsero la Regina all'interno di una cella umida e fredda. Clizia osservò Varsos che entrava prepotentemente all'interno di quella cella, e con forza le diede una sberla sul volto, facendola cadere. L'Angelo urlò per la rabbia. La cella puzzava di feci e muffa, sulle pareti c'erano delle ragnatele. Le pietre nere rendevano quel luogo ancora più orrendo.
Varsos - Pensavo che quel Demone Minore non avesse la possibilità di fare un simile gesto! Ma metterti incinta è inaudito!
L'uomo diede un calcio alla giovane, facendola rotolare di lato. Clizia ansimò dal dolore e continuò a piangere, Varsos si spostò i capelli dalla fronte e le sputò, guardandola con disgusto.
Varsos - Sei sporca e impura come una sgualdrina! Avevo capito che non eri più vergine, poiché quella notte che ti sei unita a me non c'era nessuna macchia di sangue sulle lenzuola! -Strinse i pugni - Ma non immaginavo che quel... pazzo ti avesse messo incinta - urlò.
La creatura diede un altro calcio alla ragazza. Clizia le mancò il fiato, tossì e si lamentò a causa delle percosse. Varsos si piegò in avanti e le prese i capelli, alzandole il volto.
Varsos - Tra tre giorni aprirai la teca e la Meridiana del Tempo, e mi condurrai indietro nel tempo! - Digrignò i denti - Dopodiché mi darai un altro figlio! E quando tutto questo sarà finito ti metterò al rogo! - Alzò la voce - Tu non meriti di vivere, non meriti niente!
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Daemon Patronum [Completa]
FantasiRubellius non aveva idea delle conseguenze che avrebbe comportato il suo Patto, pensava che fosse uno dei soliti disgraziati che lo supplicava per mantenere adeguatamente le sue coltivazioni nel mondo di Astrea. Ma si sbagliava di grosso, quando un...