Capitolo 70 - Piume e Lacrime

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Il fuoco che era stato acceso dai cuccioli divampò nelle torri e nelle botteghe del castello. Molti Cavalieri alati e alleati di Tarasios perirono, ma la battaglia stava giungendo al termine. Era passato parecchio tempo dalla guerra delle due fazioni, Enyalius combatté con maestria contro due Comandanti di Varsos, mentre Tarasios si fece strada. L'Angelo traditore si avvicinò ai detriti della muraglia di cinta e guardò il cielo, cercò di spiccare il volo, ma alcuni Angeli di Electre lo fermarono. Lo intrappolarono sia sulla terra che nell'aria.

Un altro ruggito coprì il giardino del maniero. Fulke osservò con gli Angeli lo scontro tra Varsos e Rubellius. La belva dalla pelle blu notte e dalle squame nere agitò la coda. L'essere si piegò in avanti, come un felino pronto ad attaccare la sua preda. Le ali erano semichiuse e le lunghe zanne erano coperte da una bava azzurra. Varsos tossì e guardò il suo rivale, le ali luccicanti erano aperte e le braccia dipinte di grigio, emanavano delle scintille di luce. La bestia corse contro al suo nemico e cercò di dargli una zampata laterale, Varsos si spostò volando accanto ai rami degli alberi del giardino. Attorno al giardino c'erano i porticati del castello, le colonne distrutte avevano lasciato dei detriti. Il Generale dagli occhi bianchi urlò e attaccò l'essere, sferrandogli un tondo. Il Demone Maggiore mosse la coda coperta dalle corna blu e cercò di schiacciarlo, Varsos si spostò appena in tempo. L'Angelo volò e la bestia fece la stessa cosa, i due combatterono nel cielo a venti metri d'altezza. Varsos si spostò a destra colpendo con un ridoppio una zampa del Demone Maggiore, la belva emise un verso di dolore. Alcune gocce di sangue caddero sul terreno e sugli alberi. Varsos volò, zigzagando accanto al demone, la sua lama colpì la coda della belva, ma essa l'agitò colpendolo sul petto. L'Angelo rotolò per aria ma aprendo di nuovo le ali si riposizionò con la guardia ben alta. I presenti assistettero alla loro battaglia con incredulità. Tutti erano sbalorditi, quel Demone Maggiore assomigliava ad un drago. Un verso animalesco uscì dalle sue fauci, mentre cercava di graffiare con gli artigli neri l'Angelo. Varsos si spostò di lato e attaccò, trafiggendolo alle costole, l'essere urlò di dolore ma contrattaccò con una codata. Varsos venne colpito e cadde sul terreno del giardino, la belva si appollaiò sul tetto del castello e ruggì, aprendo le ali. Tutti osservarono quella belva, Fulke respirò con affanno. Varsos tossì e cercò d'alzarsi, imprecò e barcollò, facendo qualche passo verso le aiuole secche. Le sue ali stavano perdendo alcune piume, il Demone Maggiore digrignò le zanne e fissò il suo nemico. Varsos puntò la spada contro al demone e urlò, la belva atterrò sul giardino e girò intorno all'avversario. Il Generale deglutì mentre i suoi capelli coprirono la sua fronte bagnata dal sudore. L'Angelo mosse la spada e prendendo l'elsa con tutte e due le mani attaccò, correndo verso di lui. Il Demone Maggiore aveva le zampe sporche del suo stesso sangue, la belva evitò un fendente e un tondo, Varsos era agile. Il potere che aveva preso da Clizia lo rendeva temibile. Il Generale evitò la coda e trafisse una zampa di Rubellius, la belva si voltò e cercò di azzannarlo, ma Varsos si spostò.

Un vento freddo e puzzolente di zolfo spostò i rami degli alberi, le nuvole che coprivano il cielo si erano fatte più dense e grigie. Le urla dei soldati echeggiarono nel maniero, mentre le spade, le lance e le frecce erano sporche di sangue.

Il Generale era stanco, il sudore sulla sua fronte scese sulle sue guance. Il sangue sulle mani macchiava  la spada con la lama trasparente. L'uomo respirò con affanno mentre sputò sul terreno, le gambe piegate sentivano il peso della stanchezza. Il Demone Maggiore aprì le ali e spiccò il volo, lo stesso fece Varsos. I due continuarono a combattere, finché il Demone Maggiore mosse una zampa posteriore e colpì l'Angelo sulla spalla. Il Generale zigzagò per alcuni metri ed estese le ali, Rubellius si voltò su se stesso e gli diede una codata, facendolo cadere di nuovo a terra. Il Generale rotolò per alcuni metri, finché non si fermò vicino ad una colonna. Il Demone Maggiore emise il suo verso e si appollaiò di nuovo sul tetto, Varsos tossì trascinandosi sul terreno del giardino. L'uomo aveva una lunga ferita sul viso, le ali erano piegate e la spada era a pochi metri da lui. Quel potere che aveva preso lo stava consumando come una terribile malattia, sapeva che non poteva resistere a lungo, ma non si arrese. L'Angelo s'inginocchiò per rialzarsi, cercò di prendere la spada, ma Rubellius mosse la coda e scagliò delle scaglie appuntite verso il suo nemico. Una di queste trafisse la mano di Varsos, l'Angelo urlò dal dolore e si piegò di lato. Il sangue uscì dalla ferita. Le scaglie sulla coda del "drago" vennero di nuovo espulse dalle mucose che si erano sviluppate sulla pelle squamata. L'uomo ansimò per il dolore e provò a togliere quella scaglia, ma non appena la toccò la sua mano bruciò. Varsos prese con l'altra mano la spada, spostò il corpo e minacciò la belva.

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