Capitolo 12 - Incenso e Preghiere

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Il viaggio verso il Monastero dei Sacerdoti Benedetti era faticoso e lungo, Rubellius e Clizia si fermarono soltanto due volte per mangiare e recuperare un po' d'energie. Attraversare la Foresta Nera non era così semplice, le colline che delineavano i suoi confini erano ripide. Tenebris faceva tutto ciò che era possibile, anche se il suo padrone non lo faticava mai più del dovuto. Clizia riprese il suo diario mentre iniziava a leggere le prime righe, alcune domande le punzecchiarono la mente, domande che il demone le aveva ordinato di non fare. I due arrivarono su una piccola pianura ricoperta da alcuni cespugli e rovi, Rubellius fece attenzione mentre guardava il cielo oscurarsi per la notte. La fanciulla si spostò una ciocca dal volto e posò una mano sul braccio del demone, mentre con l'altra mano metteva via il diario in una delle due borse.

Clizia - Rubellius posso farti delle domande?

Rubellius fece spallucce e mugugnò.

Rubellius - Se ovviamente rispetterai le regole che ho pattuito l'altro giorno. Sì.

Clizia - Vorrei farti delle domande sui tuoi Patti, posso?

Rubellius fermò Tenebris tirando le redini e guardò Clizia. La giovane era seduta dietro di lui.

Rubellius - Fa parte della categoria "domande personali". Ti costerà molto questa domanda, lo sai?

Clizia socchiuse gli occhi guardando i pini della foresta.

Clizia - Se il prezzo di queste domande è una punizione, allora l'accetterò. Mi hai fatto queste regole per tentarmi o per...

Rubellius - Secondo te?

Clizia - Per essere... infrante.

Rubellius rise e agitò una mano verso l'alto, era entusiasta delle parole della giovane.

Rubellius - Oh miei inferi! Ci sei arrivata. Sei un osso duro, Clizia.

Clizia - Volevi mettermi alla prova? Ma dal tuo volto sembravi arrabbiato.

Rubellius - Nascondo la verità molto bene. Ti ricordi che solo gli Angeli mettono regole e dogmi per tenere l'ordine?

Clizia - Sì.

Rubellius - Beh... i demoni non lo fanno. A parte certe eccezioni. Volevo metterti alla prova.

Clizia - Ma perché? Perché non me l'hai detto subito?

Rubellius - Amo vederti crogiolare dalla curiosità, c'è una sorta di dolore quando vuoi sapere le cose. E poi... - sospirò - sei talmente ingenua che perfino un mendicante t'ingannerebbe.

La giovane sbuffò per la rabbia, alzò il mento con aria arrogante e posò una mano sul suo fianco coperto dal vestito azzurro. Il giovane demone continuò a ridere mentre si sistemava il colletto della camicia di seta. Rubellius indossava un giacchino in pelle marrone, legato con due bottoni in bronzo, mentre i pantaloni aderenti erano neri come gli stivali.

Clizia - Insomma mi hai ingannato? Perché volevi vedere quanto resistevo?! Sei un vile! Non dovresti trattare così una signora!

Rubellius -Signorina, non signora. E poi sei tu l'unica vile che chiede ad un povero Demone Minore la realtà.

La giovane si toccò i capelli e li spostò sul proprio petto, mentre se li pettinava con le mani sottili. I suoi occhi si socchiusero osservando la collina che i due giovani stavano scendendo. Quel luogo era ricoperto da rocce e cespugli, il terreno fangoso era composto da licheni ed erba secca. La fanciulla si voltò fissando un grazioso scoiattolo saltellare da una parte all'altra sui rami degli alberi. La ragazza aveva riconosciuto i pini secolari che decoravano quella magnifica distesa naturale, ma non solo, c'erano altri tipi di alberi, come: faggi, querce e pioppi.

Daemon Patronum [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora