Capitolo 42 - Verso Casa

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La mattina della partenza era cupa e nostalgica, il cielo sopra al campo d'addestramento era nero e carico di pioggia. Gli Angeli continuarono il loro addestramento e le loro tranquille chiacchierate, raccontandosi ogni genere di notizia. Clizia si era svegliata da un'ora nella piccola tenda rossa, aveva indossato il suo vestito lilla e il diadema d'argento. Electre la fece chiamare da un suo servitore e lei con passo spedito, si diresse verso la sua tenda. La giovane uscì dal suo rifugio e percorrendo la strada abbattuta dagli Angeli, la quale era circondata dalle tende blu, si diresse verso la sua Signora. La fanciulla si guardò intorno salutando alcune volte quei tranquilli esseri alati.
Electre le aveva insegnato ogni genere di comportamento e saluto alla presenza dei piumati e molto spesso gli Angeli maschili la invitavano a chiacchierare. Il diadema in argento identificava il suo ruolo e gli esseri dalle ali sgargianti capirono che Clizia poteva essere rispettata come un'innocua creatura.

Quando la ragazza arrivò nella tenda bianca di Electre, entrò delicatamente salutando con rispetto Fulvio. L'uomo era seduto su una sedia mentre leggeva un libro, il marito di Electre le fece un cenno con il capo per salutarla e tornò alla sua lettura. Bastarono pochi minuti e il telo che permetteva l'accesso della tenda si spostò, facendo entrare la sua padrona. Electre canticchiò arrotolando una pergamena, alzò lo sguardo e notò Clizia, si avvicinò e le sorrise. La giovane posò le mani sull'addome e fece una piccola riverenza, l'Angelo della Sapienza le posò una mano sulla spalla e parlò con dolcezza.

Electre – Sono contenta che sei arrivata puntuale al nostro incontro. Ti ho fatta chiamare perché volevo parlarti.

La donna dai capelli corti e ricci si avvicinò al tavolo al centro della tenda e posò la pergamena su di esso. Sul mobile c'erano vari oggetti, come: libri, pergamene, piume e boccette d'inchiostro. Su un angolo del tavolo c'era qualcosa di lungo e pesante, coperto da un telo rosso. Electre fissò l'oggetto e lo prese, Clizia si avvicinò lentamente guardando la donna.

Clizia –Su cosa?

La donna chiuse gli occhi neri e strinse l'oggetto mostrandolo. L'Angelo aveva una tunica bianca con un simbolo d'oro sul petto, la quale le arrivava alle ginocchia. I pantaloni a sbuffò erano marroni e attorno al collo aveva delle collane.

Electre – Come sai ti ho istruita su tutto ciò che poteva servirti. Ti ho spiegato: la nostra Dimensione Sinora, le tre principali gerarchie, le regole, l'addestramento con le armi bianche e ovviamente su Erastos.

La ragazza socchiuse gli occhi color miele e aprì leggermente la bocca, Electre aprì gli occhi mostrando le sottili rughe, Fulvio le ascoltò senza dir nulla.

Electre – Voglio che tu prenda questa, lui... avrebbe voluto che possedessi la sua spada.

L'Angelo spostò il tessuto e mostrò l'arma, il fodero nero era legato con una cintura in pelle, mentre il manico d'argento era impreziosito con delle piccole pietre blu. Clizia deglutì e sfiorò con le dita l'arma, i suoi occhi iniziarono a diventar lucidi.

Clizia – Io... non posso accettarla... voi...

Electre scosse la testa e continuò a sorriderle, gli occhi neri erano malinconici per il ricordo di Erastos.

Electre – Io non posso tenerla, Clizia. Questa spada viene tramandata di generazioni in generazioni.

Clizia – Ma sono una donna... io... -voce tremante – lui... non avrebbe voluto... lui... - deglutì.

Electre posò una mano sulla spalla di Clizia, le spalle della ragazza tremarono mentre era sbiancata per l'emozione.

Electre – Lui sarebbe stato orgoglioso di te. Venire qui, dopotutto quello che ti è successo non è da poco, hai affrontato le tue paure e hai capito il tuo ruolo. Inoltre per noi non c'entra nulla se sei donna o uomo, ogni creatura del nostro mondo può possedere un'arma. A differenza degli umani, noi la vediamo in modo diverso.

Daemon Patronum [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora