Capitolo 68 - Le gocce del Tempo

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Le gocce di umidità all'interno della cella, dove la giovane Regina era rinchiusa, cadevano lentamente sul pavimento di pietra. Clizia era seduta in un angolo, rannicchiata con le ginocchia sul petto e la testa abbassata. La fanciulla tremò per la paura, aveva fame e freddo. Le labbra carnose erano secche, la pelle morbida era bianca, mentre delle profonde occhiaie delineavano i suoi occhi color miele. La cella era piccola, le ragnatele sul soffitto grigio erano grandi, alcuni insetti zampettavano sulle pareti e un topo sbucava dalla sua tana. La giovane cercò di addormentarsi per trovare un po' di pace e quando chiuse gli occhi, sentì un brivido sulle braccia.

Il buio di quel sogno freddo la stava distruggendo. Improvvisamente e dolcemente, un calore al petto nacque in lei. L'incubo tetro e malinconico, venne spazzato via da una voce profonda. La fanciulla non poteva riconoscerla, poiché non la conosceva. La ragazza alzò lo sguardo e notò una pallina di luce dorata, le sue spalle tremarono, mentre il globo galleggiava nell'aria. Clizia tirò su con il naso e deglutì, nascondendo il suo volto nelle braccia. Un respiro pesante sfiorò la sua guancia e una mano sfiorò i suoi capelli castani. La Nefilim si morse le labbra e alzò lo sguardo, spalancò gli occhi. Un uomo era in ginocchio di fronte a lei, indossava una tunica azzurra con una cintura rossa attorno alla vita, aveva un mantello color porpora che gli copriva una spalla. La creatura le fece un sorriso e le asciugò le lacrime, socchiudendo gli occhi marroni. I capelli ondulati, identici a quelli della fanciulla erano morbidi, la giovane si coprì la bocca con le dita, mentre guardava le due ali. Le piume erano bianche all'esterno e grigie con delle chiazze azzurre all'interno. La ragazza sussurrò, mentre l'Angelo le sfiorò una ciocca castana.

Clizia – P-padre...

L'Angelo era coperto da un'aura bianca, la sua voce era un sussurrò.

Erastos – Mi dispiace per ciò che ti è successo. Non era mia intenzione condurti a questo dolore.

Lei scosse la testa e deglutì a fatica.

Clizia – No, no. Non è colpa vostra. Io... - singhiozzò.

Erastos sospirò e chiuse gli occhi, era addolorato per ciò che sentiva.

Erastos – Invece sì, piccola mia. Ascoltami bene.

L'Angelo del Tempo prese le sue mani e la guardò con dolcezza, Clizia continuò a piangere, osservando le sue gesta.

Erastos – Il tempo è giunto quasi alla fine. So che ti sto chiedendo molto, piccola mia, ma devi resistere. Ci sarà un momento in cui avrai la tua gloria. – Deglutì - Ho sperato con tutto me stesso che questo giorno non arrivasse mai, ma il tempo non può essere cambiato.

L'uomo le accarezzò il volto e sorrise, notando le guance rosse della figlia.

Erastos –. Ci sarà un momento che avrai la possibilità di fermare questo orrore. E quando accadrà io ti guiderò.

Clizia prese le mani di suo padre e singhiozzò, Erastos baciò la fronte della figlia. L'uomo iniziò a scomparire lentamente, l'eco della sua voce risuonò nella mente della giovane.

Erastos – Ti vorrò sempre bene, piccola mia. Prendi le redini della nostra famiglia, rendi orgogliosa la nostra razza e il nostro amore.

Clizia – Non andate via! Vi prego, restate con me.

L'Angelo scomparve improvvisamente. Le sue urla echeggiarono in quel sogno e la fanciulla si vegliò.

Il suo sguardo stanco osservò la cella grigia, le sue orecchie percepirono dei passi nel corridoio stretto e puzzolente. La figura maschile che era dall'altra parte della cella, posò la mano destra sulla porta di ferro. Clizia deglutì a fatica quando notò Tarasios, l'uomo aveva in una mano un pezzo di stoffa con qualcosa al suo interno. I capelli biondi rasati erano sottili e gli occhi blu erano freddi. Indossava una tunica verde con un mantello grigio che gli copriva le spalle. L'Angelo traditore prese dalla pezza bianca e lo lanciò dalla fessura della porta in ferro. L'oggetto cadde sul pavimento, Clizia l'osservò con fatica e spalancò gli occhi, si toccò le labbra con le dita.

Daemon Patronum [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora