Capitolo 48 - Gocce di Cuore

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SECONDA PARTE del Capitolo

Nella stessa notte nell'accampamento degli Angeli la situazione era più tesa che mai. Electre diede con severità alcuni ordini ai suoi uomini, mentre si avviava ai recinti dove venivano messi i cavalli. In quell'area fangosa c'era Galene, l'Angelo delle Arti. La donna dai capelli biondi aveva una tunica blu e attorno alla vita possedeva una cintura in pelle che teneva la sua spada, l'Angelo accarezzò il suo cavallo bianco e salì sulla groppa. Le due donne si osservarono per un paio di minuti, Electre posò le mani sui fianchi.

Electre - Te la senti di partire?

Galene - Sì. Stai tranquilla, Electre. Andrà tutto bene. Arriverò alla Tribù dei Buii con le invenzioni di Macaone e accompagnerò la figlia di Erastos dal Generale.

Electre posò la mano sinistra sul fianco e guardò la cupola trasparente.

Electre - Se non avessi previsto le gesta di mio marito non ti avrei affidato questo compito.

Galene - Lo so. Pensavi che senza quegli aggeggi, Tarasios non sarebbe mai arrivato da lei. Forse siamo ancora in tempo, fidati di me.

La donna dai capelli ricci si avvicinò alla donna con gli occhi blu, Galene posò la mano sulla spalla dell'Angelo della Sapienza. Electre socchiuse gli occhi con preoccupazione e strinse la sua mano, il cavallo bianco nitrì per l'agitazione.

Electre - Appena arrivate al castello, dì a Clizia di mandarmi una lettera. Va bene?

Galene - Sì. Vedrai andrà tutto bene, Ele.

La donna con il diamantino sul naso staccò la presa dalla mano di Electre, prese le redini verdi ed estrasse dalla borsa, legata sulla sella del suo cavallo, un cubetto di Macaone. Pronunciò la destinazione nella sua lingua, indicando la Tribù dei Buii. Un fumo bianco la coprì, per poi farla scomparire. Electre si coprì il volto con il braccio e attese la scomparsa dell'Angelo delle Arti, quando si rese conto che non c'era più, si toccò il petto con la mano destra.

Electre - Stai attenta, Galene - sussurrò.

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Mentre gli Angeli si preparavano i due amanti che nuotavano nel lago, coperti dalla notte e dalle stelle, continuarono i loro scherzi. Clizia nuoto verso la riva e uscì dall'acqua, fermandosi sulla riva sassosa. La giovane restò in silenzio mentre dava la schiena al suo compagno, i suoi occhi osservarono i pini e i vari cespugli illuminati dalla luna. Rubellius nuotò e la seguì, uscendo dall'acqua, il demone ammirò con i suoi occhi ametista il corpo della giovane. Corse verso di lei e l'abbracciò da dietro, sollevandola di peso, le sue guance erano rosse per l'emozione.

Rubellius - Ti ho presa!

Il demone fece qualche passo in avanti toccando l'erba, i loro corpi umidi e senza vestiti si sfiorarono. Rubellius si spostò i capelli dalla fronte e baciò con dolcezza il collo della ragazza, la quale rideva. Clizia alzò il mento e appoggiando le spalle e il capo sul suo petto nudo. Il demone si staccò e osservò le braccia ancora dipinte da quelle striature bianche.

Rubellius - Vedo che il tuo potere si è liberato.

La giovane si guardò il braccio sinistro e sospirò, annuendo e mordendosi le labbra.

Clizia - Electre mi ha detto che è normale se provo un'intensa emozione. Mi aveva detto che prima o poi il potere che mi aveva sigillato, si sarebbe mostrato, quando ero nel campo d'addestramento in questi venti giorni, mi aveva tolto il sigillo che aveva posto nella mia carne. Sai com'è... sono un mezzo-angelo - fece spallucce.

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