La luna e il pianeta viola erano alti nel cielo notturno, le foglie si muovevano con dolcezza mentre un leggero venticello spostò i sottili ramoscelli. Gli abitanti della Tribù dei Buii erano ancora nelle braccia di Morfeo.
All'interno di una piccola capanna, Rubellius era seduto sul bordo del letto fatto con la paglia e decorato con le lenzuola marroni. Il letto era al centro, mentre sulle pareti in legno c'erano appese alcune maschere di qualsiasi forma e colore. Un camino fatto d'argilla illuminava e scaldava quel piccolo rifugio.Il demone piegò la schiena in avanti e si toccò il mento, sentendo la barba rossa e ruvida. Le corna blu erano scomparse per una piccola comodità verso quella donna. I suoi occhi erano stanchi e il suo corpo nudo era ancora umido dal precedente atto. Il giovane posò le mani sulle ginocchia e guardò per alcuni minuti la ragazza che era dietro alle sue spalle. La fanciulla era distesa da un lato, la sua nudità era coperta da un lenzuolo. Era veramente bella e formosa, la pelle olivastra era in contrasto con i capelli biondi cenere.
Rubellius incrociò le mani e le posò sulle labbra sottili, notando le maschere dipinte di giallo. I suoi occhi si posarono su alcuni fiori blu, posti all'interno di un piccolo baule aperto. Tutti i demoni che giacevano con le donne del villaggio posavano quei fiori in quel baule, era una vecchia tradizione di quella innocua tribù.
Il Demone Minore si alzò avvicinandosi a quel baule e prese alcuni fiori, tastando con le dita i petali morbidi e profumati. Rubellius si morse un labbro guardandoli con malinconia, gli occhi erano colmi di dolore e le sue spalle tremarono. Un ricordo toccò la sua mente, una voce femminile sfiorò i suoi pensieri.
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Il ricordo tornò indietro nel tempo, quando il giovane demone aveva duecento anni. Il corpo di Rubellius era appollaiato su un ramo a qualche metro d'altezza. Una sua gamba dondolò mentre le sue mani erano dietro al suo capo. Il suo fisico e la sua magia erano maturi come qualsiasi altro demone, non temeva nulla dalle sue doti. I capelli rossi erano cortissimi, le sue piccole corna riflettevano la sua età. Le sue orecchie a punta sentirono alcuni passi, sapeva perfettamente chi era quella figura che si aggirava nella foresta.
La figura femminile si fermò e agitò un mazzo di fiori blu, la sua voce era delicata.Tulia – Rubellius! Scendi! Guarda cosa ho preso in quello stupido villaggio! Mi hanno dato dei fiori.
Rubellius guardò in basso per notare meglio la vegetazione e la donna, il demone borbottò qualcosa, sbadigliando alla fine.
Rubellius – Non ci dovresti andare, Tulia. Non mi fido di quella gente.
La donna che era di un secolo più vecchia di lui alzò lo sguardo e rise, posando i fiori sul capo. Il suo tono di voce cambiò, imitando la parlantina e l'arroganza del demone maschile.
Tulia – "Gli umani sono degli stupidi! Ah! Giocano a fare i grandi. Ah! Regalano fiori e io non mi fido di loro, tranne per le donne, quelle sono utili! Devo fare altri Patti e vendere altra merce! Oh giuro sul mio nome che non venderò più niente!"
Rubellius la fissò e sbuffò socchiudendo gli occhi, schioccò la lingua e rispose alla sua imitazione.
Rubellius – Finiscila di prendermi in giro. Parli tu che sei stata in quel villaggio tre volte e chissà cosa hai fatto.
Tulia – Eh sapessi mio buon Rubellius. Lo sai cosa vuol dire se ti regalano questi fiori? Vuol dire che puoi godere di alcuni piaceri carnali.
Rubellius mosse una mano in maniera teatrale, Tulia rise osservando il suo atteggiamento.
Rubellius – Orsù mia Dama mi dica. Mi illumini.
Tulia indicò con le dita il numero due, Rubellius la guardo e sorrise. Conosceva quel villaggio ma non c'era mai stato, poiché non si fidava degli umani. Il demone si morse un labbro e fissò il cielo.
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Daemon Patronum [Completa]
FantasíaRubellius non aveva idea delle conseguenze che avrebbe comportato il suo Patto, pensava che fosse uno dei soliti disgraziati che lo supplicava per mantenere adeguatamente le sue coltivazioni nel mondo di Astrea. Ma si sbagliava di grosso, quando un...