Capitolo 48 - Gocce di Cuore

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PRIMA PARTE del Capitolo

La giovane attese qualche minuto finché non si nascose dietro ad un albero, per poi vedere con i suoi occhi un essere emergere dall'acqua. La creatura coperta dalla notte spostò i capelli rossi e stropicciò le ali per togliere un po' d'acqua, nella mano sinistra aveva un pesce. Il Demone Minore guardò la preda e la morse, per poi spiccare il volo e appoggiarsi su un masso bianco, circondato dai cespugli. La creatura continuò il suo pasto, mettendosi seduta e guardando la luna nel cielo. Clizia si accucciò leggermente guardando l'essere con curiosità. Il demone finì dopo qualche minuto la cena e gettò i resti sull'erba, si pulì la bocca con un braccio e posò le mani sulle ginocchia coperte dalle scaglie nere. La ragazza pestò un rametto e fece rumore, il demone dalla pelle blu mosse le orecchie e sorrise con ironia.

Rubellius – Vedo che la curiosità ti ha spinta fino a qui.

Il demone chiuse le ali formando il suo mantello nero e si sfiorò i lunghi capelli rossi, Clizia deglutì e posò una mano sul tronco dell'albero. L'acqua tornò tranquilla e il rumore dei grilli contornò il loro incontro.

Rubellius – Che c'è Clizia? Hai paura di me?

La giovane si spostò dall'albero avvicinandosi e osservando la sua schiena.

Clizia – No. Non ho paura di te. Idis e io ti abbiamo portato dei vestiti nel caso tornassi umano.

Il demone voltò il viso e la fissò socchiudendo gli occhi viola. La ragazza si spostò una ciocca dal volto e si accarezzò un braccio, la sua voce era colma di dolore.

Clizia – Perché non sei venuto al villaggio? Fulke mi ha detto tutto.

Il demone guardò di nuovo il lago con alcuni scogli al suo interno e fece spallucce.

Rubellius – Perché volevo rimanere da solo e aspettarti.

Clizia – Avevi paura che non venissi da te?

Rubellius si alzò in piedi e si voltò guardandola dal basso, incrociò le braccia e piegò la schiena in avanti.

Rubellius – Io non ho paura sulla tua decisione di venir qui. Volevo vedere se mi accettavi anche in questo aspetto. Dicono che gli Angeli pretendono la bellezza – alzò una mano in modo teatrale – sia spirituale che fisica, creature come noi non vengono viste con ritegno. La mia era una prova.

Clizia – U-una prova?

La ragazza spalancò gli occhi e lo fissò con stupore, Rubellius annuì e saltò sul terreno erboso, avvicinandosi con orgoglio. Clizia deglutì quando se lo trovò di fronte, poteva notare le scaglie nere sul suo bacino e i lunghi capelli rossi ancora bagnati. La giovane indietreggiò qualche passo, il sorriso del demone era inquietante.

Rubellius – Che c'è? Vuoi fuggire? Vuoi scappare non è vero? Vedo che non mi ami così tanto.

Clizia si fermò guardandolo con serietà, Rubellius incrociò di nuovo le braccia e alzò il mento.

Clizia – Non fuggirò per il tuo aspetto. Non sono come te che rifiuta ciò che sente.

Il demone si voltò dandole le spalle, avvicinandosi alla riva del lago.

Rubellius – L'orgoglio dei tuoi avi ti rende insopportabile quando fai così.

Clizia – Il loro orgoglio non c'entra nulla con me! Tu non riesci a capire che...

Il demone si girò indicandola con un artiglio, il suo viso era colmo di rabbia, gli occhi viola erano spalancati mentre la luce della luna illuminava la pelle blu.

Daemon Patronum [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora