Capitolo 50 - Bentornata Sovrana

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Galene indicava la strada nei campi immensi del continente Callisto, la donna stava cavalcando con maestria, mentre dietro di lei c'erano Clizia e Rubellius. I tre nuovi viaggiatori avevano usato un cubetto di Macaone per arrivare in una strada principale che li avrebbe portati nel nuovo castello Delle Roccia. Dopo i dolorosi addii e le raccomandazioni di Fulke, i due giovani si erano convinti del piano di Electre. Clizia osservava con gioia i campi di grano e frumento che decoravano le colline della sua antica terra, un'emozione sfuggente la pervase. L'estate stava passando così velocemente che l'autunno avrebbe portato su quelle colline nuovi colori. I sentieri fangosi e battuti permettevano ai vari contadini di passare con i loro carri, mentre i villaggi erano coperti da alcuni piccoli boschetti.

La giovane socchiuse gli occhi e posò una mano sull'addome del demone, Rubellius fece trottare Tenebris mentre restava in silenzio. Il mezzo-angelo era seduto dietro al giovane, il viso era appoggiato sulla sua schiena. Galene si era offerta di portare con sé la giovane, ma Rubellius aveva protestato, imprecando con ira. Tenebris nitrì e mosse il muso, le mani di Clizia tremarono per la tensione a causa di ciò che aveva detto al lago, separarsi dal suo amato le avrebbe provocato un immenso dolore. Rubellius la sentì e prese la sua mano, mentre con l'altra stringeva le redini. I due parlarono piano per non farsi sentire dall'Angelo che cavalcava davanti a loro.

Rubellius - Stai calma. Dobbiamo ancora arrivare al castello. Io al tuo posto sarei contento di tornare a casa.

Clizia incrociò la mano nella sua e lo abbracciò con l'altro braccio.

Clizia - Quella non è più la mia dimora. Certo, Macaone la sta ricostruendo, ma... i miei ricordi sono scomparsi e il mio modo di vere è cambiato. - Sospirò - Se fosse stato per me avrei viaggiato insieme a te.

Rubellius - Ah una vita mondana, non fa per te - rise piano - sei sempre così tragica quando affronti un problema.

Clizia - La fai facile tu.

Rubellius - Parlando d'altro, io ho ancora quella strana sensazione di nascondermi in un boschetto e volerti di nuovo - rise.

Clizia appoggiò le labbra sulla sua schiena e rise, guardò i capelli rossi e mugugnò.

Clizia - Non dirlo a me, amore. Avevi ragione, lo sai?

Rubellius - Su cosa?

Clizia - Sulle parole che mi hai detto tempo fa "Quando proverai il piacere con un uomo, non potrai più farne a meno."

Rubellius accennò un sorriso e socchiuse gli occhi. Lui la guardò lievemente, Clizia arrossì e si morse un labbro.

Rubellius - Ti è piaciuto così tanto ciò che abbiamo fatto ieri sera? Ne sono onorato - alzò il mento con orgoglio.

Clizia - È stato strano. Quando mi stavi provocando ho pensato alle conseguenze. Tipo: "Dannazione Clizia. Se ti concedi non sarai più vergine, poiché è un peccato."

Rubellius - Un peccato che ti è dannatamente piaciuto - rise.

Clizia - Sì. Ma alla fine mi sono detta che era l'unico modo per concedermi a te. - Si coprì la bocca con la mano libera - è stato eccitante e meraviglioso. Anche se mi hai fatto male - diede una pacca sulla schiena del demone.

Rubellius schioccò la lingua e mosse il capo per prenderla in giro.

Rubellius - Vuol dire che non ho perso le mie doti. Comunque è normale, il tuo corpo non è abituato.

Clizia lo guardò male mentre gli dava uno scappellotto sul capo, lui abbassò lo sguardo e rise. Il demone si calmò e fissò il cielo azzurro coperto dalle nuvole bianche e dal passaggio di qualche volatile, sembrava molto tranquillo.

Daemon Patronum [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora