Diciassette anni dopo.
Nel Villaggio dei Buii, il popolo stava sistemando le pelli degli animali appena cacciati. Il vento spostava le fronde dei pini e dei pioppi, gli uccelli cinguettavano e alcuni scoiattoli salivano sugli alberi nascondendo le noccioline. Nel corso di quei anni il villaggio s'era ripopolato e la pace era tornata come un tempo.
Fulke uscì dalla dimora accompagnato dal figlio Götz. Il capotribù era maturato, la barba e i capelli s'erano allungati in quei anni e alcuni tratti del viso assomigliavano a quelli del padre. Gli occhi osservarono la figlia Alida che stava chiacchierando con alcune ragazze, mentre Götz si avviava verso gli amici. I capelli castani del giovane erano intrecciati con delle perline in avorio e gli occhi verdi erano grandi come quelli di Idis.
Fulke - Alida! Vieni, tua madre ti vuole.
La giovane si voltò guardando suo padre, muovendo i biondi capelli sciolti; la pelle ambrata era coperta dall'abito lungo e con le maniche svasate. Gli occhi grigi erano sottili e il carattere deciso assomigliava a quello dei suoi nonni paterni. Alida salutò una donna con una bambina, e lo stesso fece Fulke.
La figura femminile aveva un abito con una gonna ampia ed elegante; i capelli lunghi e ondulati erano decorati con dei fiori blu, gli occhi color miele fissarono la bambina e le labbra carnose erano dipinte di rosso. Lentamente si inginocchiò mettendosi all'altezza della bambina. Il colletto a barchetta faceva vedere la pelle bianca e collana con un pendente a forma di chiave.
Clizia - Tesoro, puoi farmi un piccolo favore?
La bambina annuì osservando la donna, i capelli a caschetto di un castano chiaro erano morbidi; il vestitino color panna era ricamato con dei minuscoli fiori.
Clizia - Fra poco dovremmo partire, puoi andare a chiamare il "burbero rosso"?
la bambina annuì e si avviò verso una capanna, salutando alcuni bambini della sua età; arrivò alla soglia d'ingresso e l'aprì, entrando e osservando l'arredamento rustico. Un tavolo rotondo era in mezzo alla sala da pranzo e il camino era spento, dei letti erano accanto a delle sedie e dei bauli. Vicino a una finestra, coperta da una tenda in pelle, c'era Rubellius.
Il demone stava sonnecchiando seduto su una poltrona di pelle. La bambina si avvicinò e osservò il suo volto, le corna blu erano evidenti sulla nuca, i capelli rossi erano legati con un nastrino viola e in una mano aveva la pergamena blu.
La bambina prese coraggio e, posando le mani sul suo braccio sinistro, cercò di svegliarlo, Rubellius borbottò qualcosa. Stanca di aspettare, strinse i pugni e lo guardò con ira; dei libri posti su una mensola caddero, il demone si stropicciò gli occhi svegliandosi a causa del rumore. Era da quattro mesi che non veniva invocato dalla gente che aveva chiesto i suoi servigi.
Rubellius - Ma cos... - fissò la bambina dagli occhi color miele - Ah. Khloe, mi hai svegliato.
Khole sorrise, muovendo le orecchie a punta e agitando le mani decorate con i tribali bianchi e i polpastrelli neri; le corna viola erano nascoste nei sottili capelli castani.
Khloe - La mamma ha detto che dobbiamo partire.
La piccola si mosse sul posto, Rubellius posò le braccia sulle ginocchia e piegò il volto.
Rubellius - Di già?
Khloe - Sì. Papà, mi hai preso il giocattolo che ti ho chiesto?
Rubellius - Ma te ne ho comprato uno quattro mesi fa.
Khloe abbassò lo sguardo e annuì mascherando la furbizia. Il padre si alzò e arrotolò la pergamena e la mise sulla cintura dei pantaloni.
Khloe - Sì, lo so, ma l'ho rotto. Sai... mi sono arrabbiata con Nepius e...
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Daemon Patronum [Completa]
FantasyRubellius non aveva idea delle conseguenze che avrebbe comportato il suo Patto, pensava che fosse uno dei soliti disgraziati che lo supplicava per mantenere adeguatamente le sue coltivazioni nel mondo di Astrea. Ma si sbagliava di grosso, quando un...