Erano passati ormai vent'anni da quel Patto, la bambina che era stata usata come una qualsiasi merce di scambio, era tornata grazie a Rubellius nella Corte Della Roccia. Lo stemma sulla copertina aveva confermato la casata di quel piccolo feudo. Nel corso degli anni l'inquietante forma demoniaca del protettore, si era nascosta velocemente agli occhi degli umani.
Clizia Della Roccia era cresciuta sia nell'aspetto che nel carattere, diventando una Regina all'età di vent'anni. La madre era deceduta a causa di una terribile malattia, mentre il Signore Della Roccia si era spento per colpa di una sanguinaria battaglia contro alcuni barbari.
La Regina governava un antico feudo ben conosciuto tra i commercianti e artigiani. La fortezza era circondata da un'imponente muraglia di cinta, costituita dalle pietre grigie, le fondamenta erano poste su una collina e le torri non erano molto alte. Le bandiere con i tessuti in oro mostravano il simbolo della casata, un cervo nero. Le strade che conducevano al castello erano poche, la piazza principale del maniero era popolata d'artigiani che preparavano adeguatamente le armi per i soldati.
In un pomeriggio di primavera il popolo era in fermento. La Regina aveva invitato a palazzo alcuni Nobili, amava ascoltare nelle udienze i sudditi, poiché voleva risolvere ogni problema e dimostrare agli altri Regni che un buon ascolto era l'arma vincente. La Sala del Trono era colma di Nobili. Un immenso chiacchiericcio echeggiò all'interno di quelle mura. I colori sgargianti dei vestiti dei Nobili erano impreziositi di pizzi e merletti. Gli sguardi curiosi notarono le pareti color ocra e le decorazioni sul soffitto in marmo, la luce del sole che entrava dalle vetrate azzurre, illuminava gli stendardi sulle pareti. Quando la porta principale si aprì tutti si inchinarono, lasciando passare con onore la sovrana. Indossava un abito con uno stretto corpetto a cuore, la gonna era soffice e ampia, i capelli castani erano sciolti e morbidi al tatto, mentre le mani sottili erano appoggiate sull'addome. I presenti osservarono il corpo della Regina sedersi sul trono in legno e in silenzio attesero. L'araldo srotolò, accanto alla Signora della Roccia, una pergamena gialla e chiamò il primo Nobile. Il Conte Igor Del Fiume fece un inchino e sorrise.
Igor – Mia Regina, le porgo i miei saluti. Sono venuto nella sua dimora perché ho una richiesta da farle.
L'uomo si fece portare da un servitore una pergamena e la lesse velocemente. La lista conteneva numericamente degli schiavi e prigionieri. Il motivo della richiesta era dovuto a una lite con un Duca. La Regina sospirò e socchiuse gli occhi color miele, la voce era calda.
Clizia - Conte Igor Del Fiume. Sono onorata della vostra presenza, ma le richieste che citate sono impossibili da esaudire. State chiedendo venti schiavi e due prigionieri.
Igor - Il Duca Del Monte non mi ha ascoltato, voglio ciò che mi appartiene.
Clizia - Posso concedervi i due prigionieri, ma non i venti schiavi – mugugnò osservando i servi e le ancelle con tensione.
Igor spalancò gli occhi e si sistemò il cappello turchese a causa dell'impazienza, era robusto e basso, la tunica blu era impreziosita di perline.
Igor – Ma i venti schiavi devono essere utilizzati per i miei progetti. Non me ne andrò finché non avrò ciò che voglio.
La tensione della Regina era visibile, poiché si mordeva le labbra e strofinava le dita sui braccioli del trono, in molte situazioni non riusciva a decidere cosa fare. Tutti si aspettavano il carattere duro e freddo di suo padre, ma questo non avvenne mai. Clizia era stata cresciuta con delle rigide regole, ma il carattere introverso era un enorme difetto. Un silenzio penetrante si estese in tutta la sala.
Clizia - Mi rifiuto, Conte Igor Del Fiume.
Igor - Si rifiuta? Cosa vuol dire?
Un'ancella dall'abito rosa nascose una risatina per l'imbarazzo.
STAI LEGGENDO
Daemon Patronum [Completa]
FantasyRubellius non aveva idea delle conseguenze che avrebbe comportato il suo Patto, pensava che fosse uno dei soliti disgraziati che lo supplicava per mantenere adeguatamente le sue coltivazioni nel mondo di Astrea. Ma si sbagliava di grosso, quando un...