Capitolo 67 - Asce e Sangue

703 68 141
                                    

SECONDA PARTE del Capitolo

Le urla di dolore echeggiarono nel Villaggio dei Buii, il fumo che nasceva dalle tende bruciate, si elevò nel cielo. I pini e le betulle coprirono quell'orrore, i cadaveri degli Angeli e degli umani erano ammassati accanto ai loro rifugi e dimore.

Electre ordinò ai suoi Cavalieri alati di mirare con archi e le frecce la schiena della bestia. I cuccioli cercarono di distrare il nemico, ma il Demone Maggiore diede alcune codate e ne ferì alcuni. La bestia camminò lentamente di fronte a Fulke, l'uomo respirò con affanno, gli occhi gialli erano tinti di rabbia. Il tatuaggio sul braccio era di un intenso giallo accesso, Rubellius fissò i due e si diresse verso Electre. La donna si voltò sentendo la sua voce, il Demone Maggiore attaccò di nuovo, ignorando le vittime e scagliandosi contro il mezzo-demone.

Rubellius – Dannazione! Dimmi che c'è un modo per mandarlo via!

Rubellius prese un braccio dell'Angelo della Sapienza, la donna si morse le labbra e si avvicinò ai suoi uomini. Indicando al demone rosso il Demone Maggiore. La donna era sudata e tesa, i suoi Cavalieri urlarono per mirare gli archi verso l'alto.

Electre – Se è stato invocato da Varsos l'unica soluzione è mandarlo via con la Magia Bianca.

Rubellius imprecò mentre il suo amico schivava le zampate della bestia, Fulke rotolò per terra e schivò la coda appuntita. Electre si avvicinò a Enyalius e a Hippokràtes, Rubellius la seguì. I due uomini erano accanto a una tenda azzurra, Hippokràtes stava organizzando i suoi allievi per la cura dei feriti. L'Angelo si pulì le mani strofinandole sulla tunica blu, i suoi occhi indaco erano spalancati ma concentrati sul suo lavoro. Enyalius imprecò e indicò con la lancia i suoi uomini, urlando e dirigendo l'attacco. La donna corse da loro e alzò la voce, strinse l'elsa della sua spada con tensione.

Electre – Fratelli dei Sacri Doni! Dobbiamo spedire quella immonda creatura nella Dimensione Deiouona. Sapete benissimo cosa dobbiamo fare!

I due uomini si voltarono e si avvicinarono alla donna, Hippokràtes era titubate poiché era un incantesimo potente e difficile da gestire. Al contrario Enyalius era pronto.

Enyalius – Non c'è altra soluzione.

Hippokràtes – Ma è da due secoli che non usiamo quell'incantesimo di Magia Bianca.

Electre li guardò con fierezza, il medico sentì ancora le urla di Fulke combattere la belva. Hippokràtes sospirò e alla fine annuì, l'uomo calvo con la treccia nera aprì le ali e spiccò il volo, Electre e Enyalius fecero lo stesso, Rubellius li osservò verso l'alto. I tre si avvicinarono a qualche metro distanza al Demone Maggiore.

Hippokràtes – Spero che l'incantesimo che attueremo possa resistere. Lo sapete benissimo che servirebbe tutti gli Angeli dei Sacri Doni per renderlo potente!

Electre si avvicinò a Hippokràtes e prese la sua mano, lo stesso fece Enyalius. Le ali dei tre erano maestose, Rubellius deglutì e osservò gli Angeli dei Sacri Doni.

Electre – Lo so, ma tentare e fermare questo scempio, è l'unico modo.

Enyalius – Per una volta sono d'accordo con te, Angelo della Sapienza.

I tre chiusero gli occhi e alzarono il mento, rilasciarono un respiro e iniziarono a parlare nella loro lingua. Delle scintille d'oro sfiorarono le braccia e le mani delle creature, un'intensa luce dorata si sprigionò sulla loro pelle. I tribali bianchi coprirono le loro braccia e i loro volti. Le ali erano così lucenti che Rubellius indietreggiò per il timore d'essere colpito da quella magia. I Cavalieri e i feriti osservarono i loro Signori con meraviglia, perfino i cuccioli restarono pietrificati da quella purezza. Rubellius si morse le labbra e corse verso i cuccioli, agitò le mani e li chiamò nella sua lingua.

Daemon Patronum [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora