Capitolo 61 - Mai più solo

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La luce delle torce nella stanza padronale illuminavano le lenzuola e le tende del letto a baldacchino. Rubellius era sconcertato da ciò che vedeva, la culla in legno era tonda e la copertina in seta copriva le gambine del piccolo. Il demone cercò di respirare a fondo, la mano sinistra diventò nera e gli artigli si stavano allungando per la tensione. Il piccolo emise dei vagiti e mosse con le tozze manine le orecchie dell'orsetto bianco che aveva vicino. Rubellius avvicinò la mano sinistra al piccolo e digrignò i denti, alcuni pensieri negativi pervasero la sua mente. Il neonato mugugnò e prese con la manina un dito nero del demone, lo fissò per alcuni secondi e rise.

Rubellius - Non mi toccare!

Il demone spostò la mano e lo guardò con disprezzo.

Rubellius - Sarai pure il figlio di tua madre ma non osare toccarmi.

Rubellius indietreggiò e deglutì, le sue orecchie a punta si mossero e sentirono qualcuno avvicinarsi alla stanza. Il demone si guardò intorno e si nascose dietro alla tenda blu del letto a baldacchino. La tenda era ampia e toccava perfettamente il pavimento, nascondendo completamente il corpo del demone.

La porta di legno si aprì facendo un cigolio, dei passi si avvicinarono alla culla. La Dama che era entrata nella stanza indossava un vestito ampio con un colletto lungo che copriva il petto. Il tessuto verde scuro copriva il suo corpo a clessidra, i capelli castani erano nascosti da un velo blu. Il volto magro della giovane era colmo di gioia quando vide il piccolo, le labbra carnose erano opache mentre delle profonde occhiaie mostravano il suo deperimento. Il piccolo la guardò e sorrise emanando delle risate. La giovane si piegò per prenderlo, osservando lo stesso colore dei suoi occhi.

Clizia - Amore mio, ti sei svegliato?

Clizia lo prese in braccio e lo coccolò tra le braccia, ondeggiandolo orizzontalmente. La giovane accennò un ghigno di dolore sul braccio che sosteneva il piccolo capo del bambino. Clizia fece qualche passo e si sedette sul bordo del letto, mettendosi di fronte alla porta e dando le spalle al demone nascosto.

Clizia - Questo dolore non lo sopporto più - sbuffò.

La Nefilim sbottonò il colletto del vestito per dar il latte al piccolo. Il neonato si attaccò al seno per bere il latte, Clizia lo guardò socchiudendo gli occhi. Sulla spalla nuda della giovane c'era un ampio ematoma violaceo. Le sue dita sfioravano il cappellino.

Clizia - Se fosse possibile richiedere una balia per te sarebbe tutto così semplice. Ma sai com'è... non potete vivere senza il latte di vostra madre.

Il piccolo socchiuse gli occhi e posò una mano sul seno. Clizia si tolse il velo sul capo e sospirò, i capelli castani erano raccolti con delle sottili trecce. La giovane accennò un sorriso, i suoi occhi si inumidirono di lacrime.

Clizia - Io e te ce la faremo, non è vero? Un giorno ce ne andremo da qui - prese una manina del piccolo - e quando sarai grande ti porterò a Ebe. Me lo immagino già - rise piano - tu che vai in giro per mare o in qualche carro. E se i miei calcoli sono esatti... sarai sveglio come tuo padre.

Clizia deglutì e si rabbuiò, gli occhi color miele erano colmi di lacrime. Rubellius abbassò lo sguardo e strinse con la mano la tenda che lo stava nascondendo, l'immagine di Varsos mentre si univa a Clizia era un incubo orrendo nella sua mente. Dopo alcuni minuti Clizia staccò il piccolo dal seno e si abbottonò di nuovo il colletto del vestito. La fanciulla si alzò e prese da un cassetto vicino al letto, una pezza bianca. La giovane se la mise sulla spalla e cercò di far fare il ruttino a suo figlio. Quando ci riuscì gettò la pezza sporca in una cesta vicino ad un baule e continuò a coccolarlo. La voce di Clizia era colma di dolore, non sembrava più la ragazza gioiosa e spensierata di un tempo. Il piccolo si ciucciò un pugnetto e socchiuse gli occhi, la madre lo baciò sulla fronte.

Daemon Patronum [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora