PRIMA PARTE del Capitolo
Vent'anni prima.
Un fresco venticello sfiorò le cime degli alberi nella Dimensione Sirona. Gli animali dal manto bianco vivevano con tranquillità all'interno di quelle isole galleggiante. Il liquido dorato che sgorgava alla base delle isole creò le nuvole del cielo. Gli Angeli non osavano disturbare gli animali né cibarsi della loro carne, poiché farlo avrebbe portato ad un peccato spirituale. Soltanto i Nefilim, essendo metà umani, potevano mangiare la carne degli animali. Le dimore splendevano con meraviglia. All'interno di un palazzo, precisamente in una Sala di Meditazione, un profumo d'incenso si propagò rilassando l'Angelo che stava meditando. Le pareti bianche erano decorate con alcuni affreschi in oro e smeraldo. Nella Sala c'erano dei lunghi tappeti oro, dove gli Angeli potevano sedersi a meditare. La luce entrava nelle lunghe vetrate, mentre si avvertiva lo scrosciare dell'acqua nelle piccole fontane a muro.
Erastos era seduto con le gambe incrociate su un tappetto rosso, le mani erano appoggiate sulle ginocchia. Il suo volto esprimeva serenità e pace, gli occhi chiusi erano coperti dalle ciocche ondulate e castane. Le labbra carnose accennarono un sereno sorriso, mentre respirava lentamente. Le ali era semiaperte, le piume bianche all'esterno erano morbide mentre l'interno grigio era dipinto dalle macchie azzurre. L'Angelo alzò il mento, il suo corpo atletico era coperto da una tunica turchese. La Chiave del Tempo che aveva al collo sbrilluccicava. Erastos aprì leggermente la bocca e sentì un formicolio sulle braccia, i tribali bianchi comparvero sulla pelle. L'Angelo sfiorò la chiave con le mani e mugugnò, le sue ali si aprirono completamente e iniziò a parlare lentamente nella sua lingua. Un eco di passi s'inoltrò nella Sala di Meditazione, una voce maschile lo chiamò interrompendo la sua concentrazione.
Varsos - Mi dispiace interrompere la tua meditazione, Erastos. Ma...
Il Generale si avvicinò all'amico con preoccupazione, Erastos chiuse le ali e aprì gli occhi indicando con la mano un posto per Varsos. L'amico dalla tunica blu si sedette alla sua sinistra e incrociò le gambe. Erastos sospirò e guardò il soffitto impreziosito di diamanti e smeraldi.
Erastos - Se sei venuto qui, amico mio. C'è qualcosa che ti turba.
Varsos annuì, il viso severo e freddo mostrò una tremenda espressione. Le ali dell'Angelo erano chiuse, le piume dal verde muschio erano piccole rispetto a quelle di Erastos. Gli occhi verdi del Generale si socchiusero, mentre si toccava con ansia il suo dread decorato con delle perline in oro.
Varsos - Molti pensieri mi turbano, amico mio. Di solito non chiedo un aiuto poiché amo cavarmela con le mie mani - deglutì - ma se vengo da te è per aver un confronto, un consiglio e un pensiero diverso dal mio. - Fissò il volto tranquillo dell'amico - Ieri ho parlato con alcuni Comandanti, su ciò che mio nonno mi disse e della sua idea. - Sussurrò - Secondo lui la nostra eterna razza, poteva vivere in eterno e questo pensiero è stato ben accettato da molti Comandanti. Ormai non è più un segreto che alcune idee del nostro mondo... scartino l'utilizzo dei Nefilim.
Gli occhi marroni di Erastos fissarono il volto quadrato dell'Angelo, la sua espressione mostrava preoccupazione e timore.
Erastos - Pensi che non utilizzando i Nefilim, possiamo gestire l'interno universo? Le cose che disse tuo nonno non sono così semplici, amico mio. Per quanto mio padre rispettasse le sue gesta non riteneva giuste le sue idee.
Varsos - Posso comprendere il suo punto di vista, ma pensi che sia stato facile per mio nonno vedere nella quattrocentesima guerra tra i Demoni Minori la morte di così tanti Nefilim? - Sospirò - Se potessimo vivere senza di loro, la nostra razza diverrebbe più forte, più saggia e meno... peccatrice. Potremmo dar loro la libertà, sarebbe un'ottima idea.
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Daemon Patronum [Completa]
FantasyRubellius non aveva idea delle conseguenze che avrebbe comportato il suo Patto, pensava che fosse uno dei soliti disgraziati che lo supplicava per mantenere adeguatamente le sue coltivazioni nel mondo di Astrea. Ma si sbagliava di grosso, quando un...