Clizia osservò l'immensa pianura ricoperta dalle rocce e da alcuni alberi dal tronco sottile. Non riusciva a vedere bene l'orizzonte, poiché la notte regnava sovrana. Rubellius prese la torcia che aveva in mano e la posò su un masso, facendo attenzione a non spegnerla. La fanciulla si stropicciò un angolo della gonna, gli occhi color miele erano ancora bagnati dalle lacrime, un fragile sorriso dipinse le sue labbra carnose.
Clizia – Mi sono sempre lamentata per un amore non corrisposto. Invece tu avevi l'amore vero. Tu hai sofferto più di me.
La Regina si stropicciò gli occhi per asciugare le lacrime, si sentiva in colpa per i suoi lamenti. La giovane era di fianco a Rubellius, precisamente alla sua destra.
Clizia – Quanto sono stupida. Avevi ragione.
Lui si voltò lentamente guardandola, la sua espressione non trasmetteva nessuna felicità.
Rubellius – Avevo ragione?
Lei annuì mordendosi un labbro a causa della tensione.
Clizia – Sì. Avevi ragione. Quando mi dicevi che ero umile, timida e una donna che non sa prendere le redini della propria vita, la quale aspetta l'aiuto di qualcuno per gestire un regno, avevi ragione. – Sospirò – L'amore che provavi per Tulia era nettamente più forte di qualsiasi altro sentimento, tu hai avuto il coraggio di difenderla, di farti valere. Io... invece non sono in grado di gestire nemmeno le più piccole notizie.
Rubellius la guardò in silenzio, Clizia deglutì fissò la strada che avevano fatto qualche minuto fa.
Clizia – Io torno al falò. Forse hai bisogno di star da solo.
La giovane fece qualche passo, ma la voce del demone la fermò. I suoi occhi si mossero velocemente osservando il suo malessere.
Rubellius – No. Non voglio stare da solo. Se mi sono confidato con te vuol dire che mi fido del tuo carattere e del tuo pensiero. Ti dirò la verità Clizia, tutto ciò che hai descritto sulla tua personalità non è del tutto vero. Non sei mai stata una persona che si vantava della sua nobiltà. Tu sei...
La ragazza lo guardò incrociando le braccia, Rubellius le sorrise socchiudendo gli occhi.
Rubellius - ... particolare ed enigmatica. La tua riservatezza mi dà i nervi, non riesco a capire ciò che senti o che mostri. Solo quando diventi impacciata, testarda e combattiva riesco a percepire qualcosa di tenero in te.
Il Demone Minore fissò le stelle cambiando di nuovo umore, Clizia arrossì per quelle parole.
Rubellius – Non era il mio destino provare amore. Sono io a invidiare te.
La giovane spalancò gli occhi osservandolo con incredulità.
Rubellius – Certe purezze sia nello spirito che nel corpo fanno invidiare e bramare gli esseri più oscuri, come me. Forse è per questo che provo rabbia verso i tuoi atteggiamenti. – Abbassò lo sguardo parlando piano – Invidio la tua vita, così mortale e fragile. È vero... ho provato amore soltanto per una donna, ma tu... in questi anni hai provato amore per almeno due uomini. Io non ci riesco, Clizia.
Il demone alzò lo sguardo verso il cielo stellato e sospirò con amarezza.
Rubellius – Voi siete così. Potete soffrire per amore o per la perdita di un figlio, ma dopo un po' di tempo ricominciate ad amare e a procreare. Per noi è difficile.
Clizia – Non è difficile, Rubellius.
Il demone la guardò e sorrise, incrociò le braccia e chiuse gli occhi.
Rubellius – Lo dici perché non sai cosa vuol dire essere un demone. Ma quando supererai l'amore per quel Duca che ti conquistò due anni fa, ricomincerai a vivere. Quando concluderò il mio Patto, tutto ciò che sarà stato in questi anni di servigio saranno dei semplici ricordi. Un giorno avrai un marito e dei figli.
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Daemon Patronum [Completa]
FantasíaRubellius non aveva idea delle conseguenze che avrebbe comportato il suo Patto, pensava che fosse uno dei soliti disgraziati che lo supplicava per mantenere adeguatamente le sue coltivazioni nel mondo di Astrea. Ma si sbagliava di grosso, quando un...