Il sole illuminò i meravigliosi campi d'ulivi, mentre l'ostello riprese vita nella sua quotidianità. Gli ospiti si erano svegliati di buon umore e i proprietari stavano acquistando gli ultimi rifornimenti per la cucina. Ogni stanza rettangolare del secondo piano era piccola e uguale alle sue gemelle: c'era un singolo letto, una piccola finestra, un armadio e dei comodini. Le pareti bianche erano decorate con dei sottili dipinti in verde smeraldo e il pavimento marrone era fatto con delle pietre spigolose.
Rubellius, Fulke e Clizia stavano ancora dormendo nelle loro stanze. La giovane che era a pancia in su respirò lentamente, indossava una vestaglia da notte color avorio, mentre attorno al collo aveva la collana che sua madre le diede. Aveva letto a tarda notte le memorie di sua madre ed era arrivata a metà del quadernino. La giovane lo teneva stretto tra le dita, mentre il suo capo era appoggiato sul morbido cuscino rosso. La fanciulla sentì i strani rumori provenire dall'esterno e con calma si svegliò, si stiracchiò e si mise seduta al centro del letto. La collana brillava grazie alla luce del sole che entrava dalla piccola finestra, Clizia sbadigliò e posò il diario sul letto, avvicinandosi ad un tavolino doveva c'era una tinozza d'acqua. Si lavò il viso e si risedette sul letto, asciugandosi il volto con un asciugamano di cotone. Osservò il suo diario e lo aprì, continuando la lettura. La scrittura di sua madre prese vita e un sorriso dolce dipinse le sue carnose labbra.
Anno 20.520, ottavo mese, Lunedì.
Caro Diario.
Oggi è un giorno gioioso per me, Clizia è nata da pochi mesi e non ho avuto il tempo di scrivere le varie vicende che mi sono accadute nel precedente anno. Gregorio è sereno, ma come al suo solito distaccato. La piccola mangia e dorme con tranquillità. Celeste, la mia balia di corte, dice che non la sente mai piangere. Inoltre oggi pomeriggio sono tornata al Monastero e con me ho portato Clizia. Quando arrivai al Monastero tenevo mia figlia stretta tra le mie braccia ben coperta nella sua copertina di lana, camminavo sotto ai porticati della struttura. Fratello Filippo stava parlando con alcuni Sacerdoti Benedetti, lo salutai e mi avviai per il giardino, sedendomi alla fine su una panchina di marmo. Notai una certa somiglianza con suo padre, tranne per gli occhi che sono uguali ai miei. La coccolai per alcuni minuti, finché sentii una voce, una mano si posò sulla mia spalla e immediatamente mi voltai. Gli occhi e il suo sorriso erano impressi nella mia mente. La sua voce mi provocò un tremore, mi feci da parte e gli lasciai un po' di posto per sedersi accanto a me. Clizia mugugnò ed Erastos la guardò. Mi mostrò le mani e mi chiese di poterla stringere tra le sue forti braccia. Io acconsentii e gliela passai, delicatamente e dolcemente. Lui la prese e la cullò spostandole qualche capello mosso dal volto tondo, i suoi capelli scivolarono di lato, mentre le sue ali erano chiuse. Non aveva timore a mostrarsi per ciò che era poiché sapeva tutto di me e io di lui. Erastos mi parlò con chiarezza, si complimento sul fatto che Clizia stava diventando un magnifico gioiello in questi mesi. Sapevo dove voleva andare a parare, gli dissi che stava diventando bella come suo padre e paziente come me. Lui canticchiò e mi osservò con preoccupazione, mi disse che aveva bisogno di sapere la verità e che il tempo stava passando troppo velocemente. L'Angelo mostrò mia figlia e io abbassai lo sguardo, strinsi la mia gonna con le mani e mi morsi le labbra. Gli risposi che temevo per mia figlia e su ciò che qualche mese fa mi aveva detto. Lui alzò la voce con disperazione, mentre calmava Clizia da un capriccio. Mi disse che doveva saperlo, che non poteva vivere con quel tormento che notte e giorno lo assillava, disse che mi voleva bene. Non volevo sentirlo, gli posai le mie dita sulle sue labbra carnose e gli sussurrai con dolore che doveva promettermi di proteggerla. Erastos mi guardò e prese la mia mano, tenne Clizia con un braccio e tolse qualcosa dal suo collo, una collana. Me la mostrò e disse che avrebbe mantenuto la promessa, se ovviamente Clizia era ciò che lui pensava. Disse che dovevo darle quel pendente con il ciondolo a forma di chiave. Io gli risposi che era una comune chiave, ma lui mi zittii e concluse il suo discorso, dicendo che non appena sapeva la verità su Clizia avrebbe detto la sua verità. Io cercai di trattenere tutto ciò che sapevo, emisi un forte sospiro e lo guardai. Le mie parole uscirono dalla mia bocca e...
STAI LEGGENDO
Daemon Patronum [Completa]
FantasyRubellius non aveva idea delle conseguenze che avrebbe comportato il suo Patto, pensava che fosse uno dei soliti disgraziati che lo supplicava per mantenere adeguatamente le sue coltivazioni nel mondo di Astrea. Ma si sbagliava di grosso, quando un...