trentasei

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«Non si è preoccupato di avvisare o quantomeno di dirti qualcosa da riferirmi.» dico cercando di trattenere le lacrime.

Se non avesse avuto nulla da nascondere mi avrebbe detto qualcosa. Posso fidarmi di lui fino ad un certo punto, forse ho sbagliato tutto, lui non è cambiato e io sono stata solo una sua conquista.

«Non lo so, Gracel.» dice Peter chiaramente in soggezione.

«Scusami, non è giusto sfogarmi con te.» dico allontanando la mia testa dal suo petto.

«Stai tranquilla, per me è un piacere esserti d'aiuto e qualsiasi cosa tu abbia bisogno non esitare a chiedere.» dice sorridendo e passandosi una mano tra i capelli per sistemarli.

«Grazie.» dico sorridendo e perdendomi per qualche secondo nei suoi occhi.

Ci fissiamo più del dovuto e quando me ne rendo conto abbasso lo sguardo imbarazzata, sento le guance andare a fuoco.

«Adesso devo andare, ci vediamo a pranzo.» dico sorridendo e rientrando nell'albergo.

Peter mi fa uno strano effetto e questo mi fa sentire tremendamente in colpa nei confronti di Jordan, anche se a questo punto non so se lui meriti tutta questa fedeltà da parte mia.

Salgo in camera e decido di raccontare tutto alle mie amiche.

«Non ci posso credere.» dice Serena stupita dal fatto che Jordan sia andato via senza dire nulla.

«Non pensare subito al peggio.» dice Miriam triste.

Sicuramente non ricorda cosa ha detto ieri al mio ragazzo ed è meglio così.

«Ho parlato con Peter, il compagno di stanza di Jordan.» dico raccontando ad entrambe la nostra conversazione.

«È stato carino da parte sua cercare di consolarti.» dice Miriam con un sorrisetto che non promette nulla di buono.

«Smettila.» dico sbuffando e alzando gli occhi al cielo.

L'ultima cosa di cui ho bisogno è di incasinarmi ancora di più la vita.

«Ragazze, andiamo a pranzare?» dice Serena guardando l'orario sul display del telefonino.

Annuiamo e scendiamo in sala da pranzo sedendoci al solito tavolo, adesso con un posto vuoto a causa dell'assenza del mio ragazzo.

«Hai bisogno di distrarti.» dice Miriam lanciandomi una patatina.

«E come?» dico cercando di ignorare il fatto di essere diventata un bersaglio umano.

Miriam fa uno dei suoi soliti sorrisetti e prima che possa chiederle il motivo sento la voce di Peter alle mie spalle, la mia amica lo ha visto arrivare essendo di fronte a me.

La guardo sbarrando gli occhi e mi giro verso il rosso alle mie spalle.

«Posso sedermi?» domanda in tono gentile.

«Certo!» dicono le mie amiche con troppo entusiasmo prima che io possa aprire bocca.

«Tutto bene?» domanda dopo essersi seduto al mio fianco, al posto di Jordan.

«Insomma.» dico cercando di apparire più rilassata di quanto non sia realmente.

«Andrà tutto bene.» dice sorridendo e abbracciandomi prima che io possa dire o fare nulla.

Questo ragazzo è troppo affettuoso e io mi sono trasformata in una statua, se ne deve essere accorto perché si allontana immediatamente ed inizia a mangiare senza dire una parola. Le sue guance sono rosse.

Sicuramente non è un ragazzo sfacciato come Jordan, anzi è molto timido dunque queste sue dimostrazioni di affetto ed il fatto che si sia avvicinato al tavolo devono essergli costate un grande sforzo.

Sono contenta che stia facendo questo per cercare di farmi stare meglio, ma nello stesso tempo vorrei che mi stesse lontano perché in questo momento sono troppo confusa e ho paura di poter prendere decisioni sbagliate.

È un bel ragazzo ed è sicuramente più simile a me di quanto non sia Jordan, ma il mio ragazzo riesce a trasmettermi qualcosa di diverso.

Jordan riesce a farmi rabbrividire e sciogliere con una sola parola, quello che provo per lui è forte, ma in questo momento non ho idea di dove lui sia ed io sono dannatamente confusa.

I love you more than my MarlboroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora