«Ehi, ciao Jordan.» dico salutandolo, è un ragazzo che se la tira troppo e cerco di evitarlo, anche se è davvero bello e sembra che io gli interessi in qualche modo.
«Ti va di sederti vicino a me?» domanda.
«L'ho giá promesso a Miriana, scusami.» gli rispondo mentendo, non voglio per nessun motivo passare le prossime ore al suo fianco. Non ho idea di cosa voglia da me e sono sicura che avrà fatto qualche stupida scommessa tipo: "bacia la sfigata per venti euro".
«È malata.»
Merda. Merda. Merda.
«Dunque devi sederti vicino a me, non hai scelta.» dice con un sorrisetto per niente promettente.
«Nessuno mi dice cosa devo fare.» dico portandomi le mani al petto ed incrociandole, ma perdendomi comunque per qualche attimo nei suoi occhi. Non avevo mai notato quanto fossero profondi.
«O vicino a me o vicino al professore.»
Preferirei davvero sedermi vicino al professore che vicino a Jordan, ma ho la mia dignitá infondo.
«Eh va bene, ma solo perché non ho voglia di passare il viaggio a parlare di matematica.» dico rassegnata seguendolo sull'autobus.
«Vieni ho poggiato già qui le mie cose.» dice indicando due sedili quasi sul fondo del veicolo.
«Okay, ma io sto dalla parte del finestrino.» dico.
«Come desidera sua maestà.» dice ridendo, facendo un buffo inchino.
Lo guardo malissimo inarcando un sopracciglio, sta iniziando a fare lo stupido e la cosa non va bene, ma finisco per fissarlo un po' troppo a lungo.
«Gracel, so che staresti ore a fissarmi ma dovresti sederti, puoi continuare ad ammirarmi dopo.» dice sorridendo e facendo l'occhiolino.
Merda, che figura, torno in me e arrossendo mi siedo al mio posto. Il viaggio non è ancora iniziato e già la situazione non sta andando nel migliore dei modi. Quelle venti euro non le vincerà grazie a me.
«Non ti stavo fissando.» dico fredda, sistemo la valigia e mi siedo vicino il finestrino. Ripensandoci non credo sia stata una grande idea, appena Jordan si siede al mio fianco mi rendo conto di non avere via di fuga.
«Shh dolcezza.»
«Non mi chiamare dolcezza altrimenti vado davvero a fare equazioni con il professore.» dico con lo stesso tono freddo di prima. Non ho intenzione di far si che possa prendere eccessiva confidenza, non mi fido nemmeno un po' dei ragazzi come lui.
Mi giro verso il finestrino ed infilandomi le cuffiette nelle orecchie mi perdo nei miei pensieri.
Jordan è un ragazzo davvero affascinante, lo devo ammettere. Occhi verdi, capelli neri leggermente ricciolini, alto e con un bel fisico, è il capitano della squadra di pallacanestro. Sono sicura che sia il classico tipo che si diverte a prendere in giro le ragazze. I ragazzi quando sono conosciuti si montano la testa e pensano solo a dimostrare di cosa sono capaci.
«Cosa stai ascoltando?» domanda.
Levo una cuffietta per sentirlo.
«Cosa hai detto?» dico indicando la cuffietta come per spiegare perché non lo avessi sentito.
«Ti ho chiesto cosa stessi ascoltando, dolcezza» dice sorridendo.
«Non chiamarmi dolcezza, e comunque sto ascoltando canzoni di playlist random.» dico infilandomi nuovamente la cuffia.
Il bel ragazzo si avvicina a me e levandomi una cuffia se la mette nell'orecchio destro, al quale non avevo mai notato avesse un orecchino, giusto per completare l'aspetto da badboy.
«No, ma prego.» dico antipaticamente.
«Shh dolcezza.»
Non lo sopporterò a lungo.
«Ti ho detto di non chiamarmi così.» dico ribadendo il concetto.
«Dovrai farci l'abitudine.» dice sorridendo.
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I love you more than my Marlboro
Ficção AdolescenteGracel è una ragazza semplice che ama passare inosservata e non vuole guai, debole emotivamente a causa di una storia finita male. Jordan è il ragazzo più carino della scuola che da qualche settimana si sta dimostrando interessato a lei, ma ogni suo...