cinquantacinque

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Non è così che pensavo di passare il mio ultimo giorno a Barcellona, non è così che pensavo di passare questa gita.

Jordan è riuscito a trasformare un sogno in un incubo.

Vedo Chantal venire nella mia direzione, mi fissa un attimo accennando un saluto senza farsi vedere da Cristina che è al suo fianco.

Le sorrido.

Mi dispiace che non abbia capito che l'unico modo per salvarsi è quello di allontanarsi da persone nocive per lei come Cristina, ma quantomeno adesso so che non è come pensavo fosse, è solo una ragazza debole che ha bisogno di vivere nell'ombra di qualcun altro.

Osservo i ragazzi in cortile chiaccherare e ridere, sono così felici e sicuramente per loro la gita sarà stata stupenda.

Tra il gruppo scorgo i capelli rossi di Peter, avvolge una ragazza tra le sue braccia, sono felice che sia andato avanti e abbia capito che il mio cuore appartiene a qualcun altro.

Almeno per ora.

Mi inizia a far male la testa e decido di spegnere la musica togliendo le cuffiette dalle orecchie.

Vedo le mie due amiche uscire dalla porta dell'albergo e cercare qualcuno con lo sguardo, non appena incrociano i miei occhi vengono verso di me. Stavano cercando me.

Si siedono al mio fianco senza parlare, Miriam accende una sigaretta.

«Tutto bene?» domanda Serena con lo sguardo fisso nel mio.

Può aver notato che qualcosa di nuovo mi turba?

«Tutto come al solito.» dico cercando di apparire più tranquilla possibile.

«Dunque non ci sono novità?» dice Miriam cercando di approfondire l'argomento.

«Nessuna.» dico mentre accendo un'altra sigaretta.

«Non puoi passare l'ultimo giorno a Barcellona in questo modo.» dice la mia amica in tono serio.

«Non sono in vena di fare nulla, voglio solo tornare a Miami e chiarire questa situazione con Jordan.»

«E se il motivo fosse innocente e tu avessi passato tutta la gita a deprimerti per nulla?» dice Serena in tono dolce, lo stesso tono che si usa con i bambini quando si intestardiscono su qualcosa e bisogna farli ragionare.

«E se invece se la stesse spassando con altre e io passassi di nuovo per la ingenua ragazza tradita che stupidamente crede nell'amore?» dico innervosendomi.

So che loro sono qui per me e cercano solo di aiutarmi, ma come possono aiutarmi se non so nemmeno io che guerra sto combattendo?

Avrei preferito vederlo baciare con un'altra piuttosto che rimanere con il punto interrogativo in testa, piuttosto che non sapere cosa stia succedendo.

Maledizione, poteva portare con se quel cazzo di telefono.

Sarei riuscita a contattarlo e non avrei letto quei messaggi, avrei potuto chiedere come stavano le cose e avrei potuto capire dal tono della sua voce se stesse mentendo o no.

Invece ha peggiorato la situazione dimenticando il telefono qui.

Volendo, tornato a casa, poteva benissimo scrivermi un messaggio su Facebook da un altro telefono per spiegarmi il motivo di questa sua fuga.

Invece nulla, mi ha lasciata qui con mille domande ed il suo telefono pieno di messaggi scritti da una certa "piccola mia".

La tristezza lascia spazio alla rabbia e giuro che se lo avessi qui di fronte a me gli tirerei un pungo in pieno viso, probabilmente dopo lo bacerei, ma prima un pugno non glielo toglierebbe nessuno.

«Ci aspettano in sala da pranzo.» dice Miriam alzandosi.

Serena imita il suo movimento.

Rimango un attimo stupita e guardo l'orario sul telefono, è davvero ora di pranzo, sono rimasta persa tra i miei pensieri più a lungo di quanto pensassi.

Mi alzo e insieme alle mie amiche ci dirigiamo verso la grande sala, mi mancherà questo posto, è davvero stupendo.

Ci sediamo al solito tavolo e provo il solito vuoto quando vedo la sedia al mio fianco.

I love you more than my MarlboroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora