«Ti voglio bene.» dice Serena sorridendo.
La cameriera porta i vari tipi di sushi che abbiamo ordinato al tavolo ed i nostri occhi brillano.
Potrei passare ore in questo bellissimo posto a mangiare ogni cosa segnata sul loro menù.
Iniziamo a mangiare, le mie papille gustative vanno in estasi.
L'ho già detto di amare la cucina giapponese?
Dopo aver mangiato fino a scoppiare usciamo dal ristorante e ci avviamo verso casa mia.
«Non vedo l'ora di vedermi anche con Miriam.» dico sorridendo.
«Sono passate poche ore ma già sento la sua mancanza.» dice Serena sorridendo.
Ci siamo legate in un modo incredibile in questa settimana, abbiamo imparato molte cose l'una dell'altra e soprattutto abbiamo capito quanto riusciamo a stare bene insieme.
Arriviamo a casa mia e dopo essere state un po' sul divano a guardare la televisione decidiamo di aggiustarci il trucco.
«Hai una matita per gli occhi colorata?» domanda Serena mentre siamo in bagno davanti allo specchio.
«La più colorata è nera.» dico ridendo mentre passo un altro po' di mascara.
«Su te e Miriam non posso proprio contare per i trucchi.» dice Serena ridendo e limitandosi a mettere un po' di eyeliner.
Io e Miriam abbiamo uno stile molto diverso dal suo, il colore più chiaro nel nostro armadio è il grigio.
Serena, invece, è molto colorata ed allegra nel modo di vestire, se fossimo vissute negli anni ottanta sarebbe stata un hippie sfegatata.
«Andiamo.» dico dopo aver spento la luce del bagno e aver preso la borsa.
Serena mi segue e dopo aver chiuso la porta di casa a chiave ci avviamo verso casa di Miriam.
Il parco dovrebbe essere di fronte casa sua.
Dopo aver chiaccherato di diversi argomenti arriviamo davanti ad un enorme parco pieno di panchine ed alberi verdi, molte persone sono stese sul prato con un libro in mano, i bambini corrono o vanno sullo skateboard, alcuni ragazzi seduti in cerchio ridono e fumano.
Sembra di essere in un film, non credevo che nella mia città ci fosse un posto del genere.
Compongo il numero di Miriam e la chiamo.
«Ciao tesoro, noi siamo qui.» le dico quando finalmente risponde.
«Sto arrivando, ci vediamo vicino le giostrine dei bambini.» dice lei chiudendo le chiamate.
Le giostrine sono a qualche passo da noi dunque decidiamo di sederci sulla panchina vicino.
Vedo un ragazzo familiare camminare spedito lungo il parco, indossa una felpa nera con il cappuccio ed è di spalle.
Non riesco a capire chi sia, ma qualcosa dentro di me dice di seguirlo.
«Aspetta qui.» dico a Serena alzandomi e andando incontro al ragazzo.
Ha il passo veloce e mi viene il fiatone per stargli dietro.
Non so bene chi sia e perché abbia questo bisogno di seguirlo, so solo che la mia mente me lo ordina.
Afferro il ragazzo per la spalla voltandolo verso di me ed una fitta mi colpisce allo stomaco.
È Jordan.
Ha gli occhi rossi e lucidi e le occhiaie nere molto pronunciate.
«J-j-jordan.» riesco a pronunciare a bassa voce.
Non ero pronta per questo, non ero preparata.
Dovevo affrontarlo domani, non oggi, non ora.
«Gracel.» sussurra lui abbassando lo sguardo.
Sentire il mio nome pronunciato dalla sua voce mi fa rabbrividire, mi è mancato terribilmente.
Il cervello è scollegato dal resto del corpo e lo abbraccio.
Lo stringo forte a me poggiando la mia testa sul suo petto.
Lui inizialmente rimane immobile colto alla sprovvista da questo mio gesto, ma dopo qualche secondo di indecisione mi stringe con le sue forti braccia.
Mi era mancata ogni cosa di lui, inspiro forte il suo profumo come se avessi la paura che questa possa essere l'ultima volta che lo possa fare.
«Dobbiamo parlare.» sussurro.
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I love you more than my Marlboro
Novela JuvenilGracel è una ragazza semplice che ama passare inosservata e non vuole guai, debole emotivamente a causa di una storia finita male. Jordan è il ragazzo più carino della scuola che da qualche settimana si sta dimostrando interessato a lei, ma ogni suo...