ventisei

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La guida ci illustra dettagliatamente le varie opere conservate in questo museo. Non vedevo l'ora arrivasse questo momento ed invece la mia attenzione è al minimo mentre la mia mente vaga su Jordan e sulla strana situazione che si è creata. Vorrei davvero seguire parola per parola ciò che l'uomo davanti a noi sta spiegando, ma non ci riesco.

Sento qualcuno che mi cinge il fianco con il braccio, mi giro e vedo Jordan sorridente al mio fianco, senza pensarci ricambio il sorriso e continuo a fissare davanti a me.

Stretta a lui mi sento bene, mi sento al sicuro. So che quello che ha fatto è sbagliato e ne dobbiamo parlare, ma adesso che il mio corpo è a contatto con il suo posso sicuramente dire di poterlo perdonare.

Dopo aver visto anche l'ultimo quadro usciamo dal museo, chi sbadigliando chi saltellando di gioia. Io esco semplicemente come sono entrata, senza nemmeno rendermene conto.

«Tutto bene, Gracel?» domanda Jordan che mi è restato affianco per tutto il tempo.

«Perché me lo chiedi?» domando cercando di sembrare più normale possibile.

«Sei strana, triste. Cristina continua ad infastidirti?» domanda cambiando espressione, come se fosse pronto ad andare a mangiarsela se la mia risposta fosse positiva.

«No, da questa mattina non mi ha più rivolto parola.» dico accennando un sorriso. «Dobbiamo parlare, Jordan.»

Lui sbarra gli occhi che cambiano espressione, sono preoccupati.

«Possiamo andare a parlare da qualche parte da soli?» dico, non voglio che nessuno sappia che quella foto sia stata messa in rete da lui. Sento la necessità di proteggerlo anche se so che quello che ha fatto è dannatamente sbagliato.

Lui annuisce e ci spostiamo in una stradina li vicino sedendoci sulle scalinate di un palazzo. Jordan è visibilmente nervoso infatti appena siamo abbastanza lontani dai professori si infila una sigaretta tra le labbra accendendola con un gesto veloce, io faccio lo stesso.

«Cosa vuoi dirmi, Gracel?» mi domanda dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante.

«Mi tieni qualcosa nascosto, Jordan? Qualcosa che dovrei sapere?» domando sperando che non continui a mentire.

«A cosa ti riferisci?» domanda chiaramente preoccupato.

«Alla foto di Cristina.» dico quasi in un sussurro, come per paura che lei possa essere dietro l'angolo e sentirci.

Rimane in silenzio per qualche secondo fissando la sigaretta tra le sue dita.

«Si, sono stato io.» dice in un sussurro evitando di guardarmi negli occhi.

Butta via la sigaretta finita e ne accende subito dopo un'altra, è davvero nervoso e vorrei solo abbracciarlo, ma non posso passare subito sopra la situazione.

«L'ho saputo questa mattina.» continuo a parlare. «Serena ha tracciato la fonte dell'indirizzo ip e risale alla tua camera.» mi fermo un attimo per evitare che la mia voce tremi e finisco la sigaretta.

«Perché non me lo hai detto?» domando, il mio tono è leggermente più alto e Jordan se ne rende conto.

«L'ho fatto perché volevo che gli studenti smettessero di parlare della tua foto ed avessero altro su cui fare gossip. So che ho sbagliato e me ne sono reso conto qualche minuto dopo aver pubblicato la foto, quando ormai era troppo tardi. Non te l'ho detto perché avevo paura della tua reazione, non volevo deluderti.» dice in tono triste.

Tenendomelo nascosto mi hai delusa il doppio.

«Non lo dirò a nessuno e nemmeno Serena lo farà, non voglio che questa storia esca fuori.» dico.

So che anche io sto sbagliando e sto sbagliando per proteggerlo, esattamente come ha fatto lui, ma non voglio che debba passare i guai per qualcosa che ha fatto per difendermi.

«Grazie.» dice accennando un sorriso.

Mi volto verso di lui e finalmente anche lui fa lo stesso, rimaniamo in silenzio a fissarci. I suoi occhi verdi sono così profondi che mi sembra che possa leggergli l'anima, resterei ore a fissarli. Le mie gambe sono diventate di ricotta e se non fossi seduta sono certa che avrebbero ceduto.

I love you more than my MarlboroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora