quarantadue

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Sono le sette e sono ancora stesa beatamente sotto le coperte, alle nove dobbiamo radunarci davanti all'ingresso per andare al museo del cioccolato.

Sinceramente non vedo l'ora, non pensavo nemmeno potesse esistere una cosa di questo genere. Si trova in un ex convento duecentesco e deve essere davvero meraviglioso.

Trovo il coraggio di alzarmi dal letto e sveglio le mie amiche, visto che hanno la brutta abitudine di non mettere le sveglie.

Alle volte capita che anche io mi dimentichi, ma per fortuna quando so di avere un impegno riesco comunque a svegliarmi presto.

«Forza ragazze!» dico alle mie due amiche scuotendo le loro braccia.

Serena apre gli occhi.

«Buongiorno.» dice sbadigliando e alzando le braccia per stiracchiare la sua schiena.

«Buongiorno.» dico sorridendo, è davvero dolce.

Insieme riusciamo finalmente a svegliare Miriam che ha davvero il sonno pensante.

Ci laviamo e ci vestiamo, sperando di riuscire a fare colazione prima di dover andare.

Dopo una mezz'oretta usciamo dalla stanza e noto che Cristina non è ancora uscita dalla sua. Se farà tardi, non avrà il tempo necessario per cambiarsi. Rido tra me e me e mi sento comunque cattiva per ciò che sto facendo, anche se non è nulla paragonato a quello che lei ha fatto a me.

So che non bisogna abbassarsi a certi livelli e l'ho detto anche a Jordan, ma questo alla fine è uno scherzo innocente e non sono io la mente diabolica. Comunque Cristina merita tutto ciò.

Il nome di Jordan saetta come un fulmine dentro al mio cervello e cerco di cancellarlo, è una bella giornata e non voglio rovinarla.

Non voglio passare anche questa giornata in balia dei miei pensieri e delle preoccupazioni. Voglio solo rilassarmi e godermi la gita, i problemi li affronteró sul momento.

Arriviamo nella grande stanza dove sul tavolo del buffet è rimasto qualcosa da mangiare, per lo più cereali e frutta. Tutto il resto è stato spazzato via da quei piragna dei miei compagni.

Prendiamo qualcosa e ci sediamo al solito tavolo per mangiare tranquille, ma come ormai ho ben capito non mi posso rilassare mai.

Vedo arrivare Chantal, la migliore amica di Cristina, anche se più che migliore amica la considererei una schiava della vipera.

Si avvicina al tavolo e non ho idea di cosa voglia, non ci siamo mai parlate.

«Ciao, Chantal.» dico mostrando un falso sorriso.

«Hai rubato Jordan alla mia amica, ma non ruberai Peter a me!» dice tutto d'un fiato con la sua vocina stridula, quasi mi fanno male le orecchie.

«Prego?» domando sconvolta da ciò che la ragazza sta dicendo.

«Hai capito bene, zoccola.» dice con il suo tono di superiorità, squadrandomi.

Non mi sorprende che lei e Cristina siano amiche in fin dei conti, trattano le persone nello stesso modo e hanno lo stesso atteggiamento fastidioso.

«Io e Jordan stiamo insieme e Peter è solo un amico.» dico scandendo le parole e stringendo i pugni per evitare di tirarle uno schiaffo davanti a tutti.

«Non mi interessa, devi stare lontana da lui.» dice.

«Non sei tu a decidere con chi io debba essere amica. Non sei la sua ragazza, dunque non penso tu possa dire una cosa del genere. Li sto lontana, se voglio, altrimenti li starò appiccicata.» dico in tono calmo, fissandola negli occhi.

Il modo migliore per far andare le persone su tutte le furie è rispondere in modo tranquillo alle provocazioni.

Chantal sta per rispondermi, ma prima che possa far uscire alcun suono dalla sua bocca vediamo Cristina entrare nella stanza con i vestiti ed i capelli completamente zuppi, il trucco sbavato fino alle guance e senza una ciglia finta.

Penso che senza tutto quel trucco pesi cinque chili in meno.

«Tu!» grida venendo verso di me come una furia.

Cerco di individuare tutte le possibili vie di fuga.

I love you more than my MarlboroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora