settantanove

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Il bacio è passionale, i nostri corpi sono stretti l'uno all'altro.

Ci siamo mancati fino a dentro le ossa.

Interrompiamo il bacio e ci stendiamo vicini, non parliamo, osserviamo le stelle.

È una serata fantastica e se solo non fossi stata una cretina avrei potuto sperare in tante altre serate così.

Invece questa sarà l'ultima.

«Dobbiamo parlare.» dico senza guardarlo.

Siamo entrambi stesi con gli occhi rivolti verso il cielo.

«Lo so.» dice lui calmo.

Aspetto che sia lui a prendere coraggio e raccontare ciò che lo ha spinto a tornare prima a Miami.

«Quel giorno dopo averti riaccompagnata in camera ho ricevuto una chiamata da mia sorella, siamo stati molto al telefono.» dice cercando di respirare regolarmente.

Le uniche chiamate che ho trovato sono quelle da "piccola mia".

"Piccola mia" sarebbe sua sorella?

«Mi ha detto che i miei genitori avevano fatto un grave incidente con la macchina.» dice con voce sempre più bassa, a tal punto che diventa quasi un sussurro.

Sta soffrendo, lo capisco da come parla.

Non lo interrompo e non faccio domande, devo lasciargli il tempo che gli serve per raccontare ciò che è successo.

«Mia sorella era in Spagna per lavoro e mi è passata a prendere con la mattina molto presto dall'albergo per raggiungere i nostri genitori a Miami.» dice con voce spezzata.

La ragazza con cui lo hanno visto andare via.

Sua sorella.

Cazzo.

Sento il sangue gelare nelle vene, lui soffriva, lui stava attraversando una situazione difficile ed io ho subito pensato che se la stesse spassando con altre.

«Siamo arrivati qui dopo molte ore di viaggio e siamo subito andati in ospedale.» dice cercando di controllare la respirazione.

La voce è spezzata e ci mette un po' a scandire le parole, come se non gli uscissero facilmente dalla bocca.

Deve essere difficile e sono sicura che stia lottando per non scoppiare in lacrime.

È molto più forte di me.

«Sono entrambi in gravi condizioni, ancora vivi per miracolo.» sussurra.

Mi giro immediatamente verso di lui, lui fa lo stesso.

Vedo i suoi occhi lucidi e arrossati, con le occhiaie scavate che mettono in risalto il verde delle sue iridi.

Non so cosa dire, non riesco a muovermi.

Vorrei solamente sotterrarmi.

Rimango in silenzio con le mani e le labbra che tremano.

Vedo una lacrima sul volto del ragazzo al mio fianco ed istintivamente allungo la mano per asciugarla.

Ha bisogno di essere aiutato, non può affrontare tutto questo da solo.

«Adesso tua sorella dov'è?» domando a voce bassa.

«Domani deve tornare in Spagna o rischia di perdere il posto di lavoro.» sussurra con voce sofferente.

Immagino che sia molto legato alla sorella e sicuramente che abbiano un bel rapporto.

Lei domani partirà e lui rimarrà completamente solo.

Non ho intenzione di chiedergli come stia, sarebbe una domanda sciocca.

Lo abbraccio.

Lo stringo forte a me e lui scoppia a piangere.

Sento l'umido delle sue lacrime sul mio collo.

Sento la sua sofferenza.

È un pianto silenzioso, soffocato ma che chiede aiuto urlando.

È un pianto disperato di chi non riesce ad essere forte come vorrebbe.

È il pianto di chi ha paura di perdere tutto.

È strano vedere un ragazzo come lui crollare in questo modo.

«Io ci sarò sempre per te.» sussurro al suo orecchio.

«Grazie.» riesce a dire tra un singhiozzo e l'altro.

Lo stringo forte, ha bisogno del mio aiuto.

Ha bisogno di una spalla su cui piangere ed una persona su cui poggiarsi per non cadere.

Vorrei essere io quella persona, ma non so se dopo ciò che gli dirò lui mi permetterà di continuare a stare al suo fianco.

Ho agito di istinto, ho pensato che lui mi stesse tradendo, invece la situazione era davvero grave.

I love you more than my MarlboroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora