settantasette

84 5 0
                                    

Usciamo dal bar e dopo aver passato un altro po' di tempo insieme ognuna si incammina verso la propria casa.

Cammino sola e con le cuffiette nelle orecchie, la mia amata playlist che fa da cornice al paesaggio di Miami.

Sembra tutto più bello quando in sottofondo c'è della buona musica.

Arrivo a casa, apro la porta e vedo mia madre in cucina indaffarata dietro ai fornelli.

Mi avvicino a lei.

«Ciao, mamma.» dico dandole un bacio sulla guancia.

«Ciao, tesoro. Ti sei divertita?» domanda mia madre sorridendo.

«Si, sto bene con queste ragazze.»

«Sono felice che finalmente hai trovato delle buone amiche.» dice sorridendo, la frecciatina a Michelle è palese.

«Anche io.» dico sorridendo. «Dopo cena esco con loro, non faccio tardi.»

Non le ho parlato di Jordan perché non so ancora come stanno le cose tra di noi, dunque mi serve una scusa per uscire questa sera.

«Va bene, ma ricorda che domani hai scuola. Entro mezzanotte a casa.» dice mia madre continuando a cucinare.

«Sissignore.» dico ridendo e portando la mano rigida vicino la fronte come un soldato.

«Cosa ho fatto di male per avere una figlia così, dico io.» dice portando le mani tra i capelli.

Rido per il suo gesto teatrale e la abbraccio, mi è mancata in questa settimana.

Salgo in camera mia e dopo aver ripetuto un po' di materie mi preparo.

Indosso un jeans strappato ed una maglietta bianca molto semplice con le mie amate scarpe nere.

«È pronto.» sento mia madre gridare dalla cucina.

Metto un po' di mascara e vado a tavola mangiando abbastanza in fretta visto che sono già le otto e mezzo.

Dopo aver finito salgo di corsa in bagno e faccio appena in tempo a lavare i denti che sento suonare al campanello.

Merda.

Prendo il telefono di Jordan e la mia borsa e corro all'ingresso sperando che mia madre non abbia già aperto la porta.

Mi ero dimenticata che avessi io il suo telefono e che l'unico modo per avvisarmi di essere arrivato fosse suonare al campanello.

Fortunatamente mia madre ancora non è andata ad aprire la porta.

«Vado mamma, sono le ragazze.» dico dandole un bacio.

Apro la porta e vedo il bel ragazzo sull'uscio.

Indossa un paio di jeans aderenti ed una felpa nera con il cappuccio, ha le occhiaie molto nere e pronunciate che mettono in risalto i bellissimi occhi.

Sta per parlare ed io immediatamente gli tappo la bocca con la mano.

Lui mi guarda interrogativo ed io prendendo la sua mano con la mano libera lo porto lontano da casa.

Quando siamo abbastanza lontani dalle orecchie dei miei genitori allontano la mano dalle sue labbra.

«Non hai detto ai tuoi genitori di noi?» domanda guardandomi interrogativo.

«Non sapevo bene cosa dirgli e sinceramente volevo prima aspettare di parlare con te.» dico abbassando lo sguardo sulle mie scarpe.

«Ho tante cose da dirti.» dice il bel ragazzo, il mio ragazzo.

«Anche io, per fortuna abbiamo molto tempo.» dico sforzando un sorriso.

«Andiamo in spiaggia?» domanda.

«Va bene.» dico.

Lo seguo e saliamo nella sua macchina parcheggiata poco distante da casa mia.

Anche se qui la patente si può prendere a sedici anni, io ancora non ho nemmeno iniziato a studiare.

Ci penserò dopo il diploma, per adesso mi basta studiare per la scuola.

«Ah, mi ero quasi dimenticata; questo è tuo.» dico passandogli il telefonino prima che metta in moto.

«Grazie. Hai fatto bene a tenerlo tu, Peter lo avrebbe perso sicuramente.» dice sorridendo.

Non so se a fine serata sorriderá più quando sentirá parlare di lui.

Allacciamo le cinture e mette in moto la macchina.

I love you more than my MarlboroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora