cinquantaquattro

98 7 0
                                    

Non riesco a trovare una giustificazione, una scusa, un motivo per spiegare a me stessa ciò che ho appena letto.

Cristina aveva ragione, alla prima occasione mi ha scaricata per un'altra e adesso lei potrà ridere di me. Mi sono illusa, illusa di poter cambiare un ragazzo come lui, illusa di poter piacere davvero a Jordan.

Mi sento dannatamente stupida ed ingenua, con un bacio è riuscito a distruggere il muro che mi faceva da scudo, che gli impediva di avvicinarsi al mio cuore.

Ha varcato quel muro, prendendo il mio cuore e distruggendolo, forse avrei dovuto prevederlo.

Non so se avesse in mente sin da subito di usarmi e buttarmi via oppure se è semplicemente ricaduto nelle sue abitudini.

Ripenso a tutte le ragazze che nel corso del tempo ho visto stare male per lui e scappare in bagno per piangere ed in questo momento io sono una di loro. Sono seduta sul pavimento di questo bagno nell'ultimo giorno che passerò in questa magnifica città a piangere per lui.

Sono una delle tante che si è illusa di vivere in una favola con lui e di essere speciale, di essere riuscita a farlo innamorare e che il suo lato insensibile non esistesse più.

Mi sbagliavo, quanto mi sbagliavo.

Mi alzo da terra e guardo la mia immagine riflessa nello specchio, ho il trucco sbavato e gli occhi rossi, ho permesso che mi riducesse in questo stato, sto permettendo che abbia troppa influenza su di me.

Sciacquo la faccia con abbondante quantità di acqua e mi fisso di nuovo allo specchio.

Tu non sei così Gracel, tu sei forte, hai subito cose peggiori, meglio adesso che dopo.

Jordan ha odiato Bryan per ciò che mi ha fatto, ha detto che è stato uno stupido a farsi scappare una ragazza come me e adesso lui ha commesso lo stesso sbaglio.

Ipocrita del cazzo.

Sorrido al mio riflesso, non merita nulla di me, non merita nemmeno il mio odio, merita la mia indifferenza perché se ha mai provato un minimo di sentimento per me questo lo farà andare in bestia.

È peggio il silenzio di mille pugnalate.

È meglio sentirsi gridare contro quanto si fa schifo che sentirsi inesistenti agli occhi dell'altro.

Mi trucco ed esco dal bagno, non verseró nemmeno una lacrima in più per lui, mi ha persa e lo ha fatto nel peggiore dei modi, l'unico che non merita perdono.

Lui ha perso, io ho vinto perché ho aperto gli occhi prima che fosse davvero troppo tardi.

Ripongo il telefono nel cassetto resistendo all'impulso di buttarlo dalla finestra ed esco dalla stanza salutando le mie amiche che ormai sono sveglie.

«Torno tra un po'.» dico ad entrambe.

Annuiscono sbadigliando e stiracchiandosi.

Scendo le scale dirigendomi verso il cortile, quel posto mi ha vista ridere e piangere, amare e odiare.

È incredibile pensare a quanti sentimenti io sia riuscita a provare in questi giorni, sentimenti negativi e positivi, di odio e di amore.

Mi siedo sul prato, nel posto più lontano dagli altri ragazzi e accendo una sigaretta.

Per fortuna qualche giorno fa Miriam è riuscita a fare rifornimento perché io le avevo quasi finite.

Infilo le cuffiette avviando la musica in modo casuale, ho sempre trovato conforto nelle note delle canzoni che preferisco, sono sempre riuscite a farmi calmare o caricare, sorridere o comunque farmi stare meglio.

Chiudo gli occhi inspirando il fumo della sigaretta che stringo tra le dita, stringo la mia assassina e lascio che mi uccida lentamente, forse per puro sadismo.

Le note delle canzoni mi trasportano nel mio mondo, nel mondo dei miei pensieri, dove tutto va come vorrei.

Sento l'odore di erba bagnata, penso che questa notte abbia piovuto.

I love you more than my MarlboroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora