ventinove

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«Cosa voleva?» domanda Jo al mio fianco, la sua voce è tesa e riesco a vedere la rabbia nei suoi occhi.

«Voleva parlarmi.» dico stringendo la mano del mio ragazzo. «Ma io non ne ho alcuna intenzione.»

«Gracel, se prova ad avvicinarsi a te lo faccio finire male.» dice stringendo i pugni.

«Devi stare tranquillo, non provo più niente per lui, solo rabbia.» dico accennando un sorriso.

Lui sembra rilassarsi un attimo, ma in poco tempo la rabbia ritorna padrona del suo corpo.

«Sei mia.» dice quasi in un sussurro.

«Lo sono.» dico sorridendo e poggiando le mie labbra sulle sue, sentendo il suo corpo rilassarsi sotto il mio tocco.

«Non voglio che tu veda questo lato di me.» dice sussurrando sulle mie labbra.

Lo zittisco continuando a baciarlo, so che se si comporta in questo modo è solo perché ci tiene a me.

Cristina si avvicina a noi.

«Guardala lei, bimba bisognosa che gioca con i miei vecchi giocattoli.» dice ridendo.

Indossa un vestitino davvero troppo corto rosa confetto e ha i capelli raccolti in una treccia. Siamo totalmente diverse e sono davvero felice per questo.

«Sparisci, Cristina.» sento Jordan ringhiare al mio fianco.

È già molto nervoso per la chiamata di Bryan e per ciò che sono venuta a sapere, posso capire la sua reazione.

«Hai bisogno della guardia del corpo?» continua Cristina fissandomi e ridendo.

«Perché continui ad infastidirmi? Non ti è bastata la lezione di questa mattina?» domando ricambiando il sorriso e indicando il suo zigomo gonfio.

Lei istintivamente posa una mano sul suo viso e gli occhi si trasformano in due fessure piene di rabbia.

«Non è finita qui, sappilo. Jordan sarà mio.» dice andando via sculettando verso il suo posto.

«Carino il modo in cui parla di te come se non fossi qui.» dico sorridendo.

«Ti sto portando solo guai.» dice il mio ragazzo, la sua voce è talmente bassa che potrei averla immaginata.

«Non dirlo mai più.» dico stringendolo forte a me.

Il pullman si ferma al solito posto davanti all'albergo, i tanti ragazzi affamati in attesa del pranzo scendono dandosi gomitate e spintoni.

Alle volte sembrano animali, non ragazzi.

Dopo che la mandria di bestie è scesa dal pullman io e Jordan scendiamo tranquillamente, mano nella mano.

Serena e Miriam sono dietro di noi, eravamo rimasti solo noi quattro nella vettura.

«Dopo pranzo vi va di fare un giro? Avremo tutto il pomeriggio e la sera libere e conosco un posto qui vicino niente male.» dice Miriam piena di gioia.

Come si fa a dire di no a quel sorriso?

Io annuisco, Serena e Jordan fanno lo stesso.

«Perfetto.» dice alzando le braccia in segno di vittoria.

Entriamo nell'albergo e ci sediamo tutti e quattro al solito tavolo.

«Ho visto che Cristina si è avvicinata a voi in pullman, cosa voleva?» domanda Serena insospettita.

«Rompere le palle e minacciarmi, come al solito.» dico sbuffando.

Ormai sarebbe strano se ci lasciasse in pace.

«Prima o poi si arrenderà.» dice la mia amica alzando gli occhi al cielo.

«È insopportabile.» aggiunge Miriam.

«Non so come facevi a sopportarla.» dice Serena guardando Jordan.

«Passatempo.» dice lui palesemente in soggezione dallo sguardo della mia amica e alzando le mani in segno di innocenza.

Alzo gli occhi al cielo e siccome quando parli del diavolo ovviamente spuntano le corna, vedo Cristina entrare in sala da pranzo e sistemarsi qualche tavolo più lontana da noi, ovviamente dopo avermi guardata male dall'alto in basso.

La odio.

«Allora ragazzi, ci vediamo alle sette davanti all'ingresso dell'albergo, questa sera nel pub ci sarà una festa.» dice Miriam ancora entusiasta.

«Va bene.» dico sorridendo per la sua faccia contenta.

I love you more than my MarlboroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora