quarantasei

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Il bacio è intenso e passionale, come se entrambi stessimo aspettando questo momento ormai da troppo tempo.

Non voglio più stare male per un ragazzo che scompare senza dire nulla con una ragazza, mi sono totalmente sbagliata su di lui.

Si starà dando alla pazza gioia con una delle tante ragazze che gli corrono dietro. Il lupo perde il pelo, ma non il vizio.

Peter stringe i miei fianchi con le sue braccia avvicinandomi ancora di più al suo corpo, a dividerci ormai c'è solo la stoffa dei nostri vestiti.

Non so se stiamo sbagliando, avrei dovuto prima parlare con Jordan, ma in questo momento non ci voglio pensare.

Tra le braccia di Peter mi sento al sicuro, sento di poter essere me stessa e che la situazione sarà molto più gestibile visto che abbiamo stili di vita simili.

Apro gli occhi e per qualche secondo vedo gli occhi verdi di Jordan fissarmi fino a quando non tornano ad essere quelli azzurri di Peter.

Jordan mi tormenta, è il mio tormento.

Mi stacco all'improvviso dal ragazzo e devo pacare una attacco di panico. Ho sbagliato, che cazzo sto facendo?

«Gracel..» sussurra Peter non capendo cosa stia succedendo.

«Vai via, Peter.» dico in tono freddo.

Jordan non mi perdonerà mai per questo, ho rovinato la storia con la persona che amo.

Sono solo confusa, debole e a pezzi.

«Che succede?» domanda Petet non capendo.

«Tutto questo è stato solo un momento di confusione e debolezza, voglio che tu mi stia lontano. Io amo il mio ragazzo e spero che mi possa perdonare.» dico sull'orlo del pianto.

«Potrebbe rimanere il nostro segreto.» dice guardandomi negli occhi e andando via come gli avevo chiesto.

Siedo su una panchina e infilo una sigaretta in bocca accendendola, le lacrime mi rigano il viso e non mi preoccupo di asciugarle. Il loro sapore salato si mischia al sapore amaro del fumo. Vorrei solo tornare a questa mattina ed evitare di fare puttanate.

Questa gita sta evolvendo di male in peggio.

«Tutto bene?» domanda una ragazza avvicinandosi a me.

Ha una faccia familiare, ma non ricordo chi sia.

«Tutto bene, grazie.» dico asciugando le guance umide.

«Non sembra che vada tutto bene.» dice sedendosi al mio fianco.

Anche la sua voce non mi è nuova.

«Problemi di cuore.» dico sorridendo.

«Ti ricordi di me?» domanda sorridendo.

Ecco, ho la conferma di conoscerla.

«Sinceramente so di conoscerti, ma non ricordo chi tu sia.» dico cercando di non piangere più.

«Sono Charlotte.» dice sorridendo.

Quella Charlotte?

«La compagna di classe di Bryan?» dico con un filo di voce.

Lei annuisce ed io sbianco improvvisamente, se lei è qui anche Bryan è nei paraggi.

L'ho conosciuta perché Bryan le dava ripetizioni di matematica e più di qualche volte ero presente anche io.

«Ho saputo di voi due.» dice sussurrando.

Penso che creda che il motivo delle mie lacrime sia lui, ma si sbaglia di grosso.

«Si, ma ormai non mi interessa più. Sono andata avanti.» dico sforzandomi di sorridere.

«Dunque, non centra lui con il tuo umore?»

«Assolutamente no.» dico sorridendo come se avesse raccontato una barzelletta. «A te come va?»

«Tutto bene.» dice sorridendo. «Adesso devo tornare dalla mia classe, ci sentiamo Gracel.»

«Ci sentiamo.» dico sorridendo e avviandomi verso il mio pullman, in direzione opposta alla sua.

Mi ha fatto piacere rivedere quella ragazza, ma mi ha riportato in mente Bryan e questo non può far altro che peggiorare il mio umore già pessimo.

Arrivo da sola vicino al pullman, sono sicura di avere il mascara sbavato e gli occhi rossi dal pianto, ma non mi interessa.

Entro nel pullman e mi siedo in un posto avanti, non il mio posto, non il nostro posto.

I love you more than my MarlboroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora