4. Pensieri

3K 116 39
                                    







Draco non voleva essere lì. Sua madre era riuscita a fargli fare quello che voleva. DI NUOVO. Per fortuna era riuscito a convincere Blaise ad accompagnarlo. Già.
Lo guardò andare via con Lenticchia e poi si girò verso la Granger.
Prima era sicuro, sicurissimo che lei avesse osato dire "Furetto", ma non riusciva a ricordarsi di averlo sentito, così qualche dubbio l'aveva avuto. Non gli aveva mandato un Confundus, giusto? Se doveva rimanere da solo con lei, avrebbe dovuto stare attento.
Da soli. Beh, a dir la verità c'erano almeno due squadre di Quidditch di ragazzini con loro, e nessuno sembrava propriamente sveglio.
Lei stava spiegando quello che dovevano fare, ossia liberare lo stadio da tutta la roba che c'era sul prato e cercare di far evanescere e levitare sassi e pezzi di legno. Era stanco. E non aveva nessuna voglia di sopportare né lei né quei piccoli mostriciattoli. 
Sua madre l'aveva obbligato a presentarsi a scuola per aiutare. Era lì solo per quello. Ah, no, era lì perché era giusto. L'aveva detto lei.
Si mise le mani nelle tasche dei pantaloni. Sua madre. L'unica a cui non riusciva a dire di no. Aveva fatto di tutto per tenerlo in vita, nonostante  Voldemort, nonostante suo padre. Draco sospirò, pensare a suo padre gli dava i brividi. Se Voldemort non fosse morto, cosa avrebbe fatto suo padre? Quanto in là si sarebbe spinto? Avrebbe sacrificato la sua famiglia? Ancora non riusciva a capire le sue azioni. Era stato un pazzo esaltato o una povera marionetta nelle mani di qualcuno più potente di lui? Vederlo andare in pezzi era stato straziante. E ancora non riusciva a dare una spiegazione a tutto ciò che aveva fatto.
Era perso nei suoi pensieri mentre osservava un corvo posarsi su uno dei pali del Quidditch, tristemente rotto a metà e piegato di lato, e non sentì la strega che lo chiamava, così sobbalzò quando la Granger gli appoggiò la bacchetta sul braccio.
"Mi scusi signor Malfoy se la disturbo..."
Quella ragazza era fastidiosa. Il suo tono di voce fece ridacchiare i ragazzini, che ora lo guardavano senza rispetto.
Si girò lentamente verso di loro, guardandoli tutti in faccia con la sua solita espressione che riservava al pubblico e, lentamente, ognuno di loro smise di ridere. Qualcuno trasformò la risatina in un colpo di tosse, qualcun altro volse lo sguardo a terra. Tutti avevano cambiato espressione. Tutti tranne lei.
Draco guardò negli occhi la Granger e aspettò che lei abbassasse lo sguardo. Ma lei non lo fece. Non lo faceva mai.
"Grazie per la tua attenzione", continuò "vieni ad aiutarci?"
Questa volta il suo tono era stato, se non gentile, almeno conciliante.
Draco la seguì mentre ritornava verso il prato, si sentiva vulnerabile, così impugnò la bacchetta, per darsi da solo un po' di incoraggiamento. La sua bacchetta nuova.
Magari avrebbe rimesso a posto i pali delle porte. Sì, quello lo avrebbe fatto volentieri. Per il Quidditch, per nient'altro.

***

Alla fine della mattinata avevano finito. La Granger era stata formidabile con i ragazzini, era riuscita a far fare tutto a loro. Beh, a loro e a lui. I mocciosi avevano sgomberato il prato e lui aveva sistemato i pali. Lei aveva guardato verso il castello per tutto il tempo.
Draco cercò di capire cosa stesse pensando. Pensava a Weasley? Li aveva visti mano nella mano il giorno della battaglia. E poi li aveva visti baciarsi. Forse stavano insieme.
Ma lei l'aveva mandato via con Zabini. Le femmine erano complicate. Capire cosa pensassero spesso era più complicato di una pozione ben riuscita di Felix Felicis.
Naturalmente, usare la legimanzia sarebbe stato più semplice, ma quando ci aveva provato poco prima, lei sen'era accorta e gli aveva lanciato una fattura Gambemolli, poi si era avvicinata e l'aveva minacciato di peggio se ci avesse riprovato.
Draco ancora non sapeva come aveva fatto a capire le sue intenzioni. La guerra doveva aver affinato le sue abilità. Così decise di non riprovarci.
Decise che non gli importava. Non gli interessava quello che pensava la NataBabbana. Proprio no.

***

Hermione aveva i nervi a fior di pelle. Malfoy continuava a guardarla. Anche ora, che andavano verso il castello per pranzare, lui continuava a fissarla. La cosa le stava dando veramente fastidio.
Si pentì per un attimo di aver mandato via gli altri. Ma poi ci ripensò. Malfoy da solo era sicuramente più gestibile di tre bambinoni che bisticciavano. Perché quello sembravano i maschi quando litigavano. Bambinoni. Sospirò. Spesso anche quando non litigavano.
Doveva solo stare attenta. Non sapeva perché, ma Malfoy aveva tentato di leggerle i pensieri e la cosa la preoccupava. Però era stato bravo, doveva ammetterlo. Aveva riposizionato i pali con i cerchi proprio al posto giusto. Che, per inciso, lei non era sicura di quale fosse, il posto giusto.
Quando entrarono in sala Grande, molte teste si girarono verso di loro e quasi tutte si zittirono e cambiarono espressione, vedendo il ragazzo biondo. Già, pensò Hermione, giusto, lui è Malfoy. Agli occhi degli altri doveva essere alquanto strano. 
Sperò che lui la seguisse senza doverglielo chiedere e, dopo aver lasciato i ragazzini a uno dei tavoli, si incamminò verso le scale per cercare Ron e Zabini. Con la coda dell'occhio vide che lui continuava a seguirla, così proseguì.
Quando si fermò lungo le scale, notò che lui si era fermato qualche passo indietro e guardava un punto preciso con uno strano ghigno in faccia. Ok, non era strano. Era il suo solito ghigno. E la cosa la preoccupò.
Tornò sui suoi passi e quando lo vide afferrare la bacchetta gli fu addosso. "Che fai?" Lui girò lo sguardo verso di lei e, smettendo di sorridere disse: "Niente".
Mise via la bacchetta e riprese il corridoio. Hermione cercò di capire cosa avesse visto e fece un passo avanti in quell'anfratto buio.
Due ragazzi si stavano baciando.  La ragazza aveva le mani sotto la maglietta di lui e le faceva scorrere su e giù, poi le portò dietro la sua schiena e lo avvicinò di più a sé. Il ragazzo le posò una mano sulla testa e le accarezzò i capelli rossi. Si staccarono per pochi secondi l'uno dall'altra, e poi lei, si alzò sulle punte per tornare a baciarlo. Bocca su bocca, labbra su labbra. Hermione sentiva che si dicevano poche parole nei momenti in cui si staccavano.  Poi lui portò le mani al fondoschiena e la strinse contro il suo bacino. La ragazza gemette. O era stato il ragazzo? Fece un altro passo avanti. Li riconobbe.
Erano Harry e Ginny. Ma Harry non doveva essere al Ministero? Quando lui la spinse contro il muro Hermione spalancò gli occhi dallo stupore. Quello era davvero Harry? Quando Ginny gli circondò la vita con le gambe, Hermione spalancò anche la bocca.
Stava per dire qualcosa quando venne afferrata per un braccio e trascinata indietro.

Ritorno a HogwartsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora