7. Partenza

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Il binario 9 e ¾ era gremito di gente. Di famiglie, di carrelli, di bauli, di gabbie di gufi e civette e soprattutto di tanti, tanti alunni.

"Ma sbaglio o c'è più gente?" Ron era infastidito dalla confusione. Dai mocciosi, specialmente. Tutti passavano accanto a loro bisbigliando e indicandoli con il dito. Più volte. Agli altri non importava, loro neanche ci facevano caso. A lui dava fastidio. Un sacco. 
"Considera che c'è un'annata in più. Vorrà dire circa 40 o 50 studenti in più degli altri anni."
Hermione, da brava maestrina, sapeva sempre tutto. Non doveva tornare a scuola. Lo sapeva. Sbuffò guardandosi intorno.

"Hermione, dici che sono tornati tutti? Quelli del vostro anno, intendo."
Ginny cercava Luna e Neville fra la folla, in piedi sul suo baule. "Non saprei. Dimmelo, tu. Da lì in alto sicuramente vedi tutto. E tutti".
Hermione rispose sorridendo. Era proprio contenta di essere tornata. Non vedeva l'ora. La scuola era facile da gestire. Bastava studiare, fare i compiti e rispondere alle domande che venivano poste. Estremamente facile.
"Eccoli!" La rossa iniziò a sbracciarsi e chiamare a gran voce i suoi amici per farsi vedere e praticamente tutte le persone sul binario si girarono verso di lei. Senza preoccuparsi del fatto che stesse dando spettacolo, saltò giù con un balzo e corse ad abbracciare Luna.
"Luna! Neville! Quanto mi siete mancati!" Dall'anno prima la loro amicizia si era rafforzata parecchio, a causa del regime scolastico a cui erano stati sottoposti. A maggio avevano aiutato nella ricostruzione della scuola insieme, ma durante l'estate si erano visti poco. Ginny aveva mandato loro decine di gufi, il povero Leotordo aveva lavorato tantissimo.
Le ragazze e Neville si avvicinarono ai tre ragazzi facendosi largo tra la folla. "Ragazzi, come va?" Neville, sempre di poche parole, salutò tutti.

I signori Weasley, che avevano insistito per accompagnare i ragazzi anche se loro sostenevano che non ce ne fosse bisogno, salutarono Luna e Neville. Anche loro erano contenti di vederli.
"Oh, caro come sei diventato alto!" disse Molly abbracciando Neville, che era imbarazzato all'inverosimile. Non sapeva mai come comportarsi con le mamme degli altri.

"Cerchiamo un posto? Se siamo davvero tanti, sarà difficile trovare uno scompartimento vuoto" Harry decise di venire in aiuto di Neville.
Visto che si avvicinavano le 11, i ragazzi salutarono i Weasley e iniziarono a salire sul treno in fila indiana, uno alla volta.

Ron rimase per ultimo e, dopo aver caricato il baule, quando stette per salire qualcuno gli tirò la stoffa della maglietta. Si girò (sbuffando) ma non vide nessuno. Però la sua maglia venne tirata ancora. Guardò in basso e vide un bambino piccolo, più piccolo di un primino, che cercava di attirare la sua attenzione. Si chinò appoggiando le mani sulle ginocchia, per essere alla sua altezza.
"Ciao piccolo, ti sei perso?" Il bambino, con i capelli rossi come i suoi, con gli occhi luminosi e migliaia di lentiggini (molto più di lui, constatò), gli sorrideva (e gli mancavano due denti davanti).
Il piccolo ignorò la sua domanda e gli chiese: "Tu sei Ronald Weasley, vero?"
Ron spalancò gli occhi dalla sorpresa. Tutti sapevano chi erano loro tre: lui, Harry e Hermione, ma di solito erano gli altri due a essere fermati dalle persone, non lui. Un po' la cosa gli fece piacere. Era un'enorme seccatura quando da tutte le parti la gente ti indicava e parlottava di te o ti fermavano per strada duemila volte, ma non era mai successo che un bambino fermasse lui.
Il piccolo, che non era per niente timido, disse ancora: "Tu hai salvato il mondo magico, insieme a Harry Potter e Hermione Granger".
Non era una domanda e infatti continuò: "I miei amici mi prendono in giro perché ho i capelli rossi, ma io dico che quando sarò grande sarò come te e loro smettono". Il bimbo si passò una mano fra i capelli e il suo sorriso si allargò ulteriormente.
Ron era imbarazzato. Cosa si dice in queste circostanze? A lui nessuno faceva mai complimenti, non era mica abituato... "Io... Io... Sai cosa ti dico? L'importante non è come si è, ma quello che si fa. E poi, gli altri non capiscono niente, i tuoi capelli sono bellissimi!!!"
Gli mise una mano sulla testa, come aveva visto fare sua mamma con i bambini piccoli e sperò di averlo fatto bene. Il bambino in quel momento aveva spalancato la bocca e lui poteva benissimo vedere i pochi denti che aveva, ma vederlo così contento gli fece bene dentro, all'altezza del petto. Sorrise ancora rialzandosi e il bambino scappò via.
Ron rimase un attimo fermo, ancora imbarazzato e contento come la mattina di Natale. Forse aveva fatto bene a decidere di venire. Chissà forse sarebbe stato un buon anno.
Si guardò intorno un attimo con un gran sorriso e vide una ragazza che lo guardava in modo strano poco più in là: la Parkinson.
Quando lei si rese conto che lui l'aveva vista, alzò un sopracciglio e disse ad alta voce nella sua direzione: "Non ti starai montando la testa, eh Weasley?" e sul suo viso comparve il ghigno che aveva imparato da Malfoy.
Ron sentì le orecchie scaldarsi e si girò di scatto per salire sul treno. Non gli era venuto in mente niente da ribattere. Per Godric!

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