69. Scacchi magici

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Ginny aveva fatto la doccia ed era scesa in sala comune ad aspettare Hermione per andare a cena. L'aveva incrociata nel corridoio, aveva una gran brutta faccia, ma non si era fermata a parlare con lei, aveva tirato dritto verso la sua camera e aveva sbattuto la porta.
"Ginny, com'è andato l'allenamento?" Ron si sedette vicino a lei sul divano.
"È andato benissimo. Grazie" rispose.
Ron sorrise. "Visto che me lo sono ricordato?"
Ginny ridacchiò. "Te lo sei ricordato solo perché non c'era Harry a scuola, dì la verità!" Al fratello si arrossarono le orecchie. L'aveva beccato! Ma Ginny era contenta. "Parliamo di cose serie" incominciò e lui sospirò.
"Dimmi..."
Lei sorrise ancora. "Dov'è il carillon?" gli chiese.
Ron si guardò intorno dicendo: "Shhhh! Abbassa la voce!"
"Sono andata in camera di Pansy ieri e non l'ho visto. Non glielo hai dato?"
Le sue orecchie divennero scarlatte. "No..." Ron aveva abbassato tantissimo la voce.
"Perché?" domandò. Perché non glielo aveva ancora dato?
"Ho cambiato idea. Non voglio darglielo" ammise il ragazzo.
Oh. Come mai? "Perché hai cambiato idea?"
Lui alzò le spalle "Ho paura che sembri... stupido" si giustificò Ron.
Che tenero. "Non sembrerà stupido. È un bel gesto" disse la ragazza.
Lui non sembrava convinto. "Quando l'aveva visto le era piaciuto. Ma era rotto, ricordi?" Ginny annuì e lui continuò. "C'era rimasta male quando si era bloccato. Aggiustarlo mi era sembrava una buona idea. Ma adesso..." Lui si fermò e sospirò. "Sai, lei... è ricca", Ginny alzò un sopracciglio. "Può comprarsi quello che vuole, anche un carillon babbano funzionante" finì lui.
"Se tu avessi voluto darglielo due anni fa, ti avrei detto che ti avrebbe riso dietro. Ma non penso che lo farà, ora. Non deve dimostrare niente, non deve star dietro a nessuno, sì... non deve far la stupida, adesso" spiegò.
Questa volta alzò lui un sopracciglio. "Che vuol dire?"
"Non te la ricordi? Quando stava con Malfoy? Quanto sembrava stupida?"

Ron aggrottò la fronte. Cosa voleva dire 'sembrava'?
"Beh, le piaceva Malfoy" disse lui scrollando le spalle. Ginny rise.
"Non è che ci morisse dietro..." Lui si fece più attento. E sperò che lei andasse avanti senza chiederle niente.

Ginny vide il fratello confuso. Non sapeva niente? "Non sai perché lei stava con Malfoy?" Lui alzò le spalle. "Forse dovreste parlarvi un po' di più" capitolò lei.

Ron sbuffò. Che due pluffe. Tutti con quella storia del parlarsi.
"Lei mi evita."
Ginny, che si era voltata verso la scala a chiocciola, si rigirò verso di lui "Ti evita?" Ron annuì.
Martedì aveva risollevato l'argomento Hogsmeade ma lei non gli aveva risposto. Mercoledì era stata via tutto il giorno e quel giorno l'aveva evitato. Glielo disse.

Hermione scese le scale e si avvicinò a Ginny mentre parlottava con Ron. Sentì dire al ragazzo 'Lei mi evita' e capì che stavano parlando della Parkinson. Sospirò.
"I Serpeverde sono tutti strani" si intromise nella discussione. Ginny la guardò stranita.
"Che intendi?" chiese invece, diretto, Ron.
"Ti ricordi il discorso di Luna? Quello sulle persone cattive? Pensaci. E vai a cercare la Parkinson. Obbligala a uscire con te. Non lo ammetterà, ma l'idea le piace."
Ron guardò la riccia e poi guardò sua sorella, che gli fece cenno di muoversi. "Magari la becchi prima che si sieda a tavola" disse Ginny.
Lui annuì e scappò via.

Ginny guardò il viso di Hermione e la sua prima sensazione venne confermata: qualcosa non andava.
"Che succede Hermione? Tutto bene?" Lei sbuffò e sventolò una mano in aria.
"Niente."
Ma Ginny si rese conto che non era vero. "Non è vero" disse infatti.
La riccia sorrise tristemente. "Già. Non è vero. Ho discusso con Draco" spiegò.
Ginny spalancò gli occhi. Sperò che non avessero litigato per quello che lei aveva detto al furetto. "Perché avete discusso?"
"So cosa è andato a fare al ministero" disse.
Ginny sorrise e chiese ancora: "Te l'ha detto?"
"No. Non me l'ha detto. Ma me l'ha detto Narcissa" rispose Hermione con voce stizzita.
"Narcissa?" Hermione le fece cenno di incamminarsi e insieme uscirono dalla sala comune per andare a cena. La riccia le raccontò tutto nel tragitto. "Certo che sua madre è proprio strana" disse Ginny, quando l'amica ebbe finito.
"Era Serpeverde anche lei" disse Hermione, come se fosse una valida spiegazione.
"Ma tu vorresti andare a trovare il signor Malfoy? Davvero, dopo quello che ti ha fatto? Per come ti ha trattato?"

Hermione per la prima volta si fermò a pensare se volesse o meno andare veramente ad Azkaban. Certo che non ci voleva andare. Ma se lui glielo avesse chiesto, lo avrebbe fatto. Avrebbe preso su un boccetto di pozione bello pieno, (come aveva consigliato a Draco) ma lo avrebbe accompagnato. Se lui glielo avesse chiesto. Ma lui non l'aveva fatto, quindi il problema non c'era.
"Ma non hai pensato che lui non te l'abbia chiesto per evitarti di prendere questa decisione? Per non farti scegliere?" le chiese la rossa.
Hermione la guardò: Ginny sembrava così sicura di quello che diceva. Possibile che lui l'avesse fatto per lei? No. Era impossibile.
"Forse non voleva far sapere a suo padre che stiamo iniseme. Che io gli piaccio. Sempre se gli piaccio davvero..." Si morse un labbro. La testa iniziava a farle male.
"Hermione, fermati", la rossa la prese per un braccio e la obbligò a fermarsi lungo il corridoio. "Non pensarlo. Tu gli piaci, io lo so. E se dubiti di lui, dubiterai di te e avrai una crisi".
Hermione scosse un po' la testa, mentre le si riempivano gli occhi di lacrime. "Tu sai che io gli piaccio davvero?" chiese, usando le sue parole.
Ginny annuì. "Già. Io so tutto, ricordi?" disse sorridendo.
"Non sai tutto" la prese in giro l'amica, iniziando a calmarsi.
"È vero. Non so cosa mettermi sabato, per uscire con Harry. Mi aiuterai?"
Sorrise anche Hermione "Volentieri".

Ginny pensò di deviare un po' l'argomento.
"Così Pansy era rimasta al verde, dopo il processo?"
Hermione, che un po' si era ripresa, annuì e tornò a incamminarsi verso la sala grande. "Tu non lo sapevi?" La rossa scosse la testa.
Ecco perché Pansy scriveva così spesso al consulente. A William. Sorrise. "Come avrà fatto?"
"Non lo so. Ma Narcissa era molto colpita. Le ha chiesto se avesse avuto contatti con sua madre, ma lei ha detto di aver fatto tutto da sola. Secondo te è vero?" le chiese.
Ginny alzò le spalle, mentre giravano l'ultimo angolo del corridoio prima dell'entrata in sala grande. "Non penso che chiederebbe aiuto a sua mamma neanche se ne andasse della sua vita. Sembra che al processo lei abbia detto che voleva 'donare' Pansy a Voldemort, se avesse vinto. Hai presente?" spiegò la rossa.
"CHE COSA?"
Ginny si voltò di scatto, verso la voce che aveva sentito. Pensava di aver parlato a voce bassa; ed era stato così, effettivamente, ma suo fratello era così vicino che aveva sentito tutto comunque. Lei non lo aveva visto.
Ron aveva il viso sconvolto. Forse come l'aveva lei quando Pansy glielo aveva raccontato.
"Ron..." iniziò a parlare. Merlino, lui non doveva saperlo da lei. Doveva stare attenta. Avrebbe dovuto fare attenzione. Si guardò velocemente intorno, ma nessuno l'aveva sentita, per fortuna.

Ron guardava la sorella sconvolto. Cosa aveva intenzione di fare la madre di Pansy? Era quello che aveva detto Nott. Un brivido lo percorse dal collo in giù. Vide Ginny avvicinarsi a lui.
"Ron..."
"Cosa voleva fare?" le chiese, sempre più stranito.
Ginny sospirò e disse: "Adesso non è questo a essere importante, tu... non avresti dovuto saperlo. Lei non voleva che tu lo sapessi".
"Perché non avrei dovuto saperlo?" Ron sentì l'ira salirgli dallo stomaco fino in gola. "No, non ti arrabbiare", tentò di calmarlo.
La rossa gli appoggiò una mano sul braccio e lo strinse con delicatezza, lui abbassò lo sguardo e vide lo smalto della sorella diventare giallo. Giallo intenso.
"Non voleva che lo sapessi?" le chiese.
Ginny alzò un sopracciglio. "È una cosa che racconteresti in giro?"
Ron scosse la testa. No. Ma allora perché lo sapeva Nott? Non lo disse.
"Non è mica colpa sua" disse, invece.
"No, appunto. Ma lei non vuole essere compatita. Non te l'ha detto perché ha paura che la gente la guardi con pietà" gli spiegò la sorella.
"Però l'ha detto a te" mormorò, un po' deluso.
Ginny sorrise. "È diverso. Era un momento un po' così, lei si è sfogata quando abbiamo saputo della gravidanza di Camille. Forse si è sentita cadere il mondo addosso e aveva bisogno di parlarne con qualcuno. E io ero lì. E forse avevamo bevuto un po' troppo" spiegò.
Ron non voleva ascoltare queste cose. "Bene, una sorella ubriacona" la prese in giro, ma sorrise tristemente. "Penso di aver capito" disse sottovoce prima di girare i tacchi.
Non l'avrebbe compatita. Non l'avrebbe mai fatto. Ringraziò il cielo che Harry avesse battuto Voldemort in quell'ultimo duello. Per un breve istante la immaginò a fianco del mostro senza naso. Un'immagine diabolica. La vide piccola, maltrattata e triste. Merlino. Stava facendo ciò che non doveva fare. Si sforzò di cancellare quel pensiero ed entrò in sala grande; lei stava entrando dalla parte dei sotterranei.
Allungò il passo e le andò incontro. Non le diede tempo di scappare. "Ti devo una partita a scacchi, se non sbaglio" iniziò senza neanche salutarla. Lei sbatté le palpebre dalla sorpresa e annuì corrugando la fronte. "Ci vediamo alle nove qui. Ho una proposta per te" disse.
Poi si girò e puntò dritto al tavolo dei Grifondoro senza girarsi.

***

Pansy entrò in sala comune Serpeverde relativamente presto, quella sera. Il suo Grifondoro preferito l'aveva accompagnata alla porta scorrevole di pietra e poi sorridendo, se n'era andato.
In sala comune non c'era nessuno, notò. Era un po' strano, in fin dei conti era da poco passata la mezzanotte, non erano le quattro del mattino!
Sorrise e si lasciò cadere di schiena su uno dei divani, con le gambe su uno dei braccioli, sospirando.
"Sembri felice."
Pansy si spaventò e si tirò su appoggiandosi ai gomiti: su una delle poltrone con lo schienale più alto era seduto un ragazzo. Dalla porta non lo si vedeva.
"Dra! Mi hai spaventato, per la barba di Merlino!" Si sistemò la gonna e incrociò le caviglie. "Che fai da solo?" gli chiese.
Poi si voltò di nuovo verso il biondo. Aveva una brutta faccia: era serio e corrucciato. Notò che sul tavolino vicino a lui c'era una bottiglia di Firewhisky e un bicchiere. La bottiglia non era piena. "Dra... va tutto bene?"

Draco scosse la testa con una smorfia per liquidare la questione. Non voleva parlarne.
"Tu?" le chiese. Lei lo guardò dal basso.
"Ho perso una partita a scacchi..." Ma il suo tono divertito contrastava con quello che diceva.
"E sei contenta?" Lei scosse le spalle senza dire niente. "Ah, devi aver perso contro Weasley. Com'è andata? L'hai fatto vincere per farlo sentire importante?" disse forse un po' troppo duramente.
Pansy gli lanciò un'occhiataccia. "Non l'ho fatto vincere. Mi ha battuto lui. E non è neanche la prima volta".
Draco alzò un sopracciglio. Sapeva che a Pansy piaceva giocare a scacchi, infatti era brava. Rise. "Hai trovato chi ti da del filo da torcere?"
Lei si girò sulla pancia. "Già. È stupido che io trovi la cosa eccitante?"
Draco le sorrise "No. Capita anche a me, con Hermione". Capitava. Il suo sorrise si spense nello stesso instante in cui comparve sulle labbra della ragazza.
"Allora va bene. Se succede anche a voi, è una cosa giusta" sentenziò lei, appoggiando il viso sulle mani. "Mi toccherà anche andare a Hogsmeade con lui". Ancora una volta, il tono era contrastante con quello che diceva.
"Ti toccherà? Dovrebbe essere una punizione?"
"Fino a oggi gli ho sempre detto che non volevo andarci e stasera si è presentato con la scacchiera dicendo che se avesse vinto lui saremmo usciti insieme sabato" spiegò lei. Draco pensò che fosse una situazione strana: lui avrebbe dato la sua bacchetta per uscire con Hermione e Pansy, a cui non piacevano le cose ufficiali, era costretta a uscire con Weasley.
"E se avessi vinto tu?" le chiese, incuriosito.
"Mi ha detto di scegliere quello che volevo" rispose lei, muovendo le spalle.
"E cosa hai scelto?"
"Niente. Non ho vinto" spiegò.
Lui ghignò. "E non hai pensato a niente?" Il viso di Pansy divenne strano. Era in imbarazzo. Stava arrossendo? C'era troppo buio per notarlo. "Scommetto che hai pensato per tutta la partita a dove portarlo per fare sesso e non sei riuscita a concentrarti!"

Pansy spalancò la bocca. Merlino, era andata proprio così! Draco rise di gusto quando capì di aver indovinato. Santo Salazar! L'aveva fregata? L'aveva fatto apposta?
Draco rise ancora guardandola in faccia. Poi si allungò verso il bicchiere e ridivenne triste.
Lei si alzò e andò a sedersi sul tavolino davanti a lui. "Oggi ho visto Narcissa" disse.
Draco annuì prima di bere.
"Me l'ha detto" confermò.
Lei sospirò mentalmente. "L'hai vista? Ti ha raccontato che ci ha detto che sei andato al Ministero?"
Lui guardò il bicchiere. "Sì. Ma non mi ha detto che ne aveva parlato con Hermione. Mi ha detto che aveva visto solo te e che avevate fatto una 'interessante chiacchierata'" spiegò.
Però, che stronza! "Ah!" esclamò infatti.
"Già. Ho discusso con lei perché non glielo avevo raccontato."
"Con tua mamma?" chiese Pansy.
Lui alzò lo sguardo verso di lei: un cucciolo bastonato. "Ho discusso con Hermione. Lei si è arrabbiata e se n'è andata via" spiegò.
Merlino. "E adesso?"
Lui alzò le spalle. "Non lo so".
"Perché non volevi che lo sapesse?" gli chiese.
"Si sarebbe offerta di accompagnarmi". E cosa c'era di male in questo?
"E perché non vuoi che ti accompagni?"
"Dai: mio padre!" sbottò Draco.
"Sì, ma lei lo farebbe per te" la giustificò Pansy.
"Mio padre la distruggerebbe. Potrebbe dirle qualcosa di brutto, potrebbe offenderla. Lui..."
"Magari lei è preparata a questo. E lui non avrebbe su di lei lo stesso potere che ha su di te. Perché poi vuoi andare ad Azkaban?"
"Voglio andare là e parlare l'ultima volta con lui. Voglio chiarire e dirgli finalmente quello che penso. E voglio andarci da solo."
"Le hai detto proprio così?" chiese lei, allarmata. Lui scosse le spalle.
"Non ricordo cosa le ho detto di preciso. Perché?"
"La Granger potrebbe aver pensato che tu non vuoi che ti accompagni per non far sapere a tuo padre di voi" spiegò.
Draco spalancò gli occhi. "Cosa? E perché avrebbe dovuto pensarlo? Non me ne frega niente di quello che pensa mio padre! Non voglio che venga perché potrebbe stare male! Lui è così... lo sai, com'è. Ho il terrore che lei possa avere una... crisi" disse, cercando di spiegare.
Pansy annuì. "So che anche lei le ha. Ma se ci sei tu con lei, potrete sostenervi a vicenda, no?"
Draco fece roteare il liquido nel bicchiere, ipnotizzato dal movimento. "E se mio padre raccontasse delle cose su di me... cose brutte... e Hermione... non volesse più stare con me?" Il biondo aveva abbassato la voce.
"Non lo farà: lei ti conosce. Sa che quello che hai fatto non è stata colpa tua e quando si è trattato di scegliere, sei stato sincero con la tua vera natura. Se lei ti ama, non cambierà idea per questo. E, secondo me, ti ama" disse sinceramente, chinandosi in avanti per posargli una mano su un braccio e accarezzarlo.
Lui si tranquillizzò e appoggiò il bicchiere. "È successo così con Weasley? Gli hai parlato di tua madre e lui non ha... detto niente?" Lei tolse la mano da lui e si rimise dritta, guardando per terra. "Pansy? È andata così?" le chiese ancora.

Draco voleva solo essere sicuro. Sicuro che fosse la cosa giusta. Se lei aveva raccontato al Grifondoro i suoi segreti, anche quelli che considerava 'brutti', lui forse avrebbe seguito la stessa strada. Anche se non era del tutto sicuro. Pansy non era oscura come lui. Non era una ex Mangiamorte, non aveva sulla coscienza la tortura di altre persone.
Ma lei non lo guardava. Si allungò lui e le toccò la mano, appoggiata sul tavolino. Lei alzò lo sguardo verso di lui.
"Io non gli ho raccontato niente" ammise.
Draco si infastidì. "No? E perché vuoi che lo faccia io?" Il suo labbro tremò.
"Non è detto che venga a sapere cose che non sa. Lei ti conosce, sa com'eri prima della guerra e nonostante questo sta con te. Ti vuole per come sei" spiegò, forse un po' triste.
"Avrei potuto evitare che venisse torturata e non l'ho fatto" disse lui, più a se stesso che a lei. "Avrei dovuto fermare mio padre e mia zia quando loro sono arrivati a casa nostra. Avrei dovuto oppormi... avrei dovuto..." Strinse gli occhi, si portò un pugno chiuso alla fronte e allungò la mano verso il bicchiere.

Merlino, Merlino, Merlino. No, una crisi no!
"Draco... io non so cosa è successo a casa tua, ma dubito che avresti potuto fare qualcosa di concreto" lo consolò. Si inginocchiò ai suoi piedi e gli tolse il pugno dalla fronte. "Guardami: loro erano troppo potenti per essere sconfitti da qualcuno da solo, lo sai".
Il Serpeverde aveva gli occhi appannati. "Loro tre però sono riusciti a sconfiggerlo. Io non ci ho neanche provato".
"Avevi in ballo troppe cose, avresti perso la tua famiglia, lo sai. Non avresti mai lasciato tua madre da sola. Lo sappiamo tutti e due" Lui annuì lentamente. Lei gli accarezzò ancora il braccio. Merlino. Merlino. Stava passando? "Vuoi la pozione?" Lui scosse la testa. "Ti accompagno in camera" gli disse.
Fece sparire la bottiglia e il bicchiere e si alzò. "Andiamo, dai" quasi ordinò. La stanza del settimo anno plus era in fondo al corridoio. Camminarono in silenzio per un po', si sentiva solo il rumore dei tacchi delle scarpe della ragazza.
Pansy appoggiò una mano alla sua spalla e disse sottovoce: "Andrà tutto bene, non preoccuparti", si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia, prima di tornare indietro.
Se lo avesse ripetuto tante volte, alla fine, tutto sarebbe andato bene per forza, no?

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