54. Una Ginny sempre più contenta

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Ginny aveva lo stomaco in subbuglio. Secondo lei era meglio la smaterializzazione. La passaporta le aveva lasciato un senso di nausea.
"Santo Merlino! Come fa tua sorella che è pure incinta? A me viene da vomitare ancora!"
La rossa, atterrata nel salotto dell'amica, si era girata verso Pansy con la faccia disgustata.
"Io lo faccio ogni due giorni, per due volte" rispose la Serpeverde.
"Devi avere uno stomaco di ferro" disse Ginny prima di correre in bagno.

Pansy sentì la rossa vomitare da dietro la porta del bagno. "Mi spiace... Hai bisogno?"
"Ho finito" rispose con una voce da oltretomba. Ginny apparve, pallida come la luna nei giorni migliori, mentre usciva dal bagno.
"Forse sono stati i pasticcini. Non dovevo chiederti di accompagnarmi, dopo tutto quello che avevi mangiato..." iniziava a sentirsi in colpa.
"Non è stata colpa tua. Non mi hai obbligato. Volevo vedere Camille. E ho mangiato io sette pasticcini, mica tu!" esclamò vivacemente la ragazza.
"Sette?" Pansy spalancò gli occhi mentre la rossa inclinò la testa.

"Dici che erano otto? Non mi ricordo" disse Ginny, pensierosa. Voltò il viso verso il tavolino, ma l'elfo aveva sistemato tutto. Non lo avrebbe mai ammesso davanti a Hermione, ma gli elfi erano veramente una gran cosa. Servizievoli, pronti a esaudire ogni tuo desiderio... come si faceva a non volerli?
"Sette o Otto? Sei tu che hai uno stomaco di ferro!" esclamò Pansy, ridendo.
Ginny guardò la mora, quasi con affetto. "Guarda che io ho un appetito da strega normale. Sei tu quella strana".

Pansy la guardò ancora, ma non le disse niente. Le aveva chiesto di accompagnarla in Francia e le aveva detto di sì, era rimasta con lei per tre ore, insieme agli amici di Camille, che l'aveva ignorata palesemente (mentre era stata così contenta del fatto che ci fosse anche Ginny), poteva solo ringraziarla, non iniziare una discussione sul cibo.
"Grazie ancora. La mia giornata è stata meno noiosa, con te" le disse.
"Oh, mi sembrava che te la cavassi bene!" rispose la rossa e la Serpeverde la guardò stranita.
"Di cosa parli?" le chiese.
"Di Philippe, il fratello di Justine."
Pansy corrugò la fronte. "Philippe?"
"Sì. Non hai visto come ti guardava?" Poi si guardò intorno dicendo "Ma il tuo elfo può portarci da mangiare?"
Pansy rise. "Sì, adesso te lo chiamo. Sicura di non essere incinta anche tu, vero?"
La rossa si girò verso di lei e mormorò: "Certo che ne sono sicura. Avrei dovuto fare sesso, per essere incinta. E non lo faccio da novembre..."
L'elfo si materializzò subito, quando lo chiamò.

Sempre più affascinata dall'elfo, Ginny non prestò attenzione a quello che diceva. "Grazie, signore" gli disse, quando lui portò burrobirra e snack salati. L'elfo sorrise.

"Ma... ha sorriso?" esclamò Pansy quando vide la scena.
La rossa si girò verso di lei con in bocca un pezzo di formaggio. "Sì. Non lo sapevi, vero? Se li tratti bene, sono adorabili, anche più di quelli della scuola. Dobby era un tesoro, e anche Kreacher, l'elfo che Harry ha ereditato da Sirius, è molto carino, adesso. Una volta l'ho sentito cantare mentre spolverava".
La Serpeverde era affascinata. Non aveva mai pensato a queste cose. "Ci farò attenzione. Novembre, dicevi? Un mese fa. Non è tanto tempo. E poi mi sembrava che tu e Harry vi foste lasciati molto prima..."

Ginny spalancò gli occhi. Uffa, lo aveva fatto ancora: aveva parlato quando doveva stare zitta. Per fortuna era Pansy e non un'altra.
"Sì, beh, io e Harry ci siamo ecco... rivisti... una sera, alla festa dei Corvonero..."
La Serpeverde aveva spalancato la bocca. "Dai! E non vi siete rimessi insieme? Perché?" La rossa sbuffò. Era noioso ripeterlo a tutti.
"Oh, perché Harry mi ha detto perché mi aveva lasciato!"

Pansy si sedette sul divano, vicino a dove si era seduta Ginny, che si era allungata ancora verso il vassoio, e disse: "E perché ti ha lasciato?"
"Oh, quel troll pensava che io lo avessi tradito con Malfoy! Hai presente, Malfoy?"
Ginny doveva aver parlato senza rendersi conto di chi aveva davanti, pensò la mora, sorridendo. Poi la rossa la guardò e sbuffò, dicendo: "Certo che parlare con te e Hermione è proprio noioso. Solo Luna mi ha veramente capito quando gliel'ho detto".
La Serpeverde rise. "Già, immagino. Mi spiace non riuscire a capirti pienamente".
E rise ancora.

Ginny sbuffò di nuovo. Adesso la stava prendendo in giro. Uffa. Prese la burrobirra, mentre la mora non smetteva di ridere.
"Scusami. Almeno avevi la Lovegood, no? Ti ha parlato dei Gorgocosi? Ha dato la colpa a loro?"
La rossa rise. "Luna ha parlato anche a te dei Gorgosprizzi?"
"Oh, secondo la Lovegood ne avevo uno nella testa che mi faceva sembrare brutta."
Ginny tornò seria. "Non sei brutta" disse, socchiudendo gli occhi. Aveva sentito parecchi commenti che riferivano il contrario. Parecchi. Anche in sala comune dei Grifondoro.
La mora sventolò una mano per farle sapere che non era un problema e, dopo aver bevuto anche lei, le chiese: "Novembre era solo un mese fa, avete usato... uhm... precauzioni?"
Ginny annuì. "Speriamo che Harry le usi anche con quell'altra".

Pansy sputò la burrobirra quando sentì quella frase. "Quale altra?"
Vide la rossa intristirsi e la sentì dire: "Penso che stia uscendo con un'altra".
"Come Harry pensava che l'avessi tradito?"

Ginny scosse le spalle. Non ne aveva ancora parlato neanche con Hermione.
"Bo. Hermione una volta ha detto che presto lui e Ron sarebbero usciti in quattro, con altre ragazze, se io non avessi fatto qualcosa per tornare con Harry. Ma è successo prima di quello che pensasse lei. Escono tutte le sere. Da prima di Natale."
Pansy si irrigidì e si mise dritta. "Ed escono insieme?" chiese.
"Sì. La loro camera è vuota. Fino al mattino, ho... controllato tre volte" confessò. Era andata in camera di Ron altre due volte dopo la prima e loro non c'erano mai.

"Magari c'è un'altra spiegazione" disse, ma forse non riuscì a essere convincente, perchè la rossa la guardò, con occhi da cucciolo di unicorno.
"Tipo?" chiese la Grifondoro. Ma Pansy scrollò le spalle. Cosa poteva dirle? Cosa doveva dirle? "Vedi? Ma non posso neanche lamentarmi: è stata colpa mia".
Il suo tono era tristissimo. "Sarebbe meglio se tu gli parlassi" cercòdi convincerla la mora.

Ginny si alzò in piedi improvvisamente, tanto che Pansy si spaventò.
"Ecco! C'è una cosa che devo dirti! Mi sono completamente scordata!" esclamò, si diede una manata in fronte e si risedette. "È importante: quando Justine e Camille sono andate in bagno, al locale francese, ho sentito che parlavano" continuò.
La mora alzò un sopracciglio e chiese: "Hai sentito?"
"Ok, ho origliato. Ho usato le Orecchie Oblunghe del Tiri Vispi" disse, tirando fuori l'oggetto da una tasca dei jeans.

Pansy guardò quello strano oggetto: un orecchio con un lungo filo collegato. "Interessante. E te lo porti sempre dietro?" chiese, incredula.
Lei scrollò le spalle e si giustificò a modo suo: "L'ho visto in camera di Ron. Penso che volessero migliorarlo. E quando l'ho visto, l'ho preso su. Ma vuoi sapere cosa ho sentito o vuoi farmi la ramanzina?"
Assolutamente no, pensò Pansy. Le fece cenno di continuare, mentre ancora osservava quell'orecchio strano.

"Allora, sembra che Justine voglia farlo per la prima volta con il suo ragazzo. Così ha chiesto consiglio a Camille" confidò Ginny alla mora.
"Oh, la persona giusta" disse amaramente Pansy, bevendo ancora.
Ginny continuò senza preoccuparsi dell'interruzione: "Le ha fatto un sacco di domande. Sai, le solite, 'fa male', 'quanto dura' 'hai perso molto...'" La mora le fece cenno di sorvolare. "Beh, saresti stata fiera di Camille, è stata bravissima. Le ha spiegato tutto, beh, tutto quello che abbiamo sentito alla vostra riunione. Ma poi lei le ha detto di non correre, che se lui le voleva bene avrebbe aspettato e di non farlo se non era sicura..."
La Serpeverde fece un verso strano con la bocca. Ginny la guardò ma non capì.

Pansy si stava sentendo male. Camille aveva detto alla sua amica tutte le cose che lei avrebbe dovuto dire qualche mese prima a Camille. Se avesse fatto un po' di attenzione, se non l'avesse sempre zittita o trattata con freddezza, forse lei si sarebbe confidata e ora non si sarebbe trovata in quella situazione.
"Tutto ok?" le chiese la rossa. Senza dire niente, lei annuì e le fece cenno di andare avanti.

Ginny le lanciò un'occhiata, non del tutto convinta, ma continuò.
"Poi Justine le ha chiesto com'era il ragazzo con cui l'aveva fatto e come era stato."
Fece una pausa. Dalla faccia della Serpeverde capì che l'avrebbe strozzata se non avesse continuato al più presto. "E lei glielo ha raccontato. Ha detto che è stato un disastro. Che erano ubriachi tutti e due, che lei non lo conosceva quasi per niente ed era più grande. Lui non è stato particolarmente gentile ma, almeno, il dolore è durato poco e lui era alto, magro e scuro di capelli".
"Merlino! Poverina... che brutta storia. Solo una volta, è stato un disastro e ora è pure incinta.... ecco perché non mi voleva dire chi è.... speriamo almeno che Justine stia attenta."
"E so anche dov'è successo" continuò Ginny. La mora pendeva dalle sue labbra.
"Quindi?" le chiese quando lei non rispose subito.
"A una festa dai Corvonero" disse la rossa compiaciuta. Ma poi perse l'espressione del viso, non era una cosa di cui vantarsi.
"Lo ha detto Camille?" chiese Pansy con la fronte corrugata.
"No. Lei ha detto 'a una festa in una torre di Hogwarts'. Ma visto che nelle torri ci siamo noi e i Corvonero e noi non facciamo feste tanto spesso, e di solito non invitiamo quelli delle altre case..."
Pansy sospirò annuendo, ma disse: "Rimangono solo i Corvonero, giusto. Però lei ha detto che è un Grifondoro".
"Io però non ne sono sicura. Potrebbe essere una bugia. Per sviarti."
"O forse non lo sa neanche lei" disse sconsolata la mora, pensando al fatto che la ragazza avesse detto che fosse ubriaca. "Quante feste hanno fatto i Corvonero?" chiese e Ginny alzò le spalle. Mica era stata a tutte le loro feste. "Aspetta!"
La moretta sparì dalla porta e tornò poco dopo, con un plico di pergamene tenute insieme da un nastro rosa.

Pansy aprì il nodo e scartabellò tutte le pergamene finchè non trovò quello che stava cercando. "Ecco!" disse alzando una pergamena. Ginny le si avvicinò e lesse anche lei. "Guarda. Data di concepimento 3-4 ottobre" decretò, con vittoria.
"Erano un sabato e una domenica. Potrebbe essere, bisogna vedere se c'è stata una festa in quella data" ammise Ginny.
"Sì, c'era" rispose Pansy.
Si sedette pesantemente sulla poltrona, come se il mondo le fosse caduto addosso all'improvviso. "E io dovevo andarci, ma non ci sono andata" disse sconsolata.
Come sarebbe andata se lei fosse andata alla festa? Forse sua sorella non avrebbe bevuto. O non si sarebbe fatta rimorchiare. Pensò che fosse colpa sua.

Ginny vide il viso dell'amica trasformarsi e capì quello che stava pensando.
"Guarda che non c'entra niente. Non fa differenza" disse.
"E invece sì. Lei mi odiava così tanto che se mi avesse visto alla festa sarebbe di sicuro andata a letto. Da sola" precisò la mora.
"E sarebbe successo alla festa dopo. Non fa differenza. Guarda che è un gioco stupido. Se qui, se là. Non cambia niente, solo a distruggerti la mente" disse ancora.

Pansy la guardò. Aveva ragione. Come faceva a essere così saggia? (una persona che aveva mangiato otto pasticcini, vomitato e poi ripreso a mangiare come se niente fosse?) Annuì.
"Perché non ci sei andata?" le chiese la rossa.

"Niente."
Ginny riconobbe il tono della mora: non era niente. Era qualcosa che non voleva dire. Che cosa era successo il 3 di ottobre? Boh, lei non si ricordava neanche cosa aveva mangiato a pranzo. Ah, no! Si ricordava: avevano dato una festa anche loro!
"Abbiamo dato una festa anche noi, a dir la verità, quel giorno. Potrebbe essere che si fosse intrufolata e senza essere vista..." ammise.
"Stupendo. Sì, potrebbe essere. Perché avete dato una festa?" le chiese Pansy con noncuranza.
"Per i provini del Quidditch. Ci siamo divertiti tantissimo e alla fine mio fratello ha proposto di fare una festa" spiegò.
Pansy annuì, ma Ginny capì che non la seguiva. Era stato il giorno in cui lei e Harry avevano usato il bagno dei prefetti per... sentì le guance andarle a fuoco. Che bei momenti. Ma poi si ricordò: il giorno dopo, la domenica, il litigio di Hermione e Ron al tavolo della colazione. Per qualcosa che suo fratello aveva detto a Pansy, per cui lei era scappata via o qualcosa del genere...
Guardandola in viso, qualcosa le disse che se lo stava ricordando anche lei. Quell'idiota di Ron.

"Due feste. Quanti ragazzi 'grandi' alti magri e mori esistono? Troppi."
Pansy riannodò le pergamene e con la bacchetta le fece levitare per farle tornare a posto. Rimasero in silenzio un sacco di tempo, ognuna pensando a cose diverse.
Poi Ginny si alzò e disse: "Penso che andrò a casa". Pansy si alzò con lei e la ringraziò per averla accompagnata e per tutto il resto. Mentre si allacciava il mantello Ginny le chiese: "Perché non vieni con me?"
"Dove?" La rossa sorrise.
"Come dove? A casa mia. Dai, vieni" insistette. La Serpeverde sorrise.
"Ti ringrazio, ma preferisco rimanere qui."
La rossa ghignò "Non hai detto 'preferisco rimanere da sola', quindi non rimarrai sola!"
La mora la guardò inclinando la testa. "Come?"
"Oh, hai capito benissimo" disse Ginny. Pansy continuava a guardarla stranita. "Se volevi rimanere sola, lo avresti detto. Quindi: aspetti qualcuno. E quando sono arrivata, oggi pomeriggio, avevi quella faccia serena e rilassata di quando si fa del buon sesso. Quindi: aspetti qualcuno per fare sesso".
Pansy si girò e guardò verso il camino. "Non aspetto nessuno" disse.
Il viso di Ginny si imbronciò. "Oh, se non vuoi dirmelo, dimmi che non vuoi parlarne, ma non dirmi bugie. Ormai io ho solo te e Hermione per fantasticare un po'..."
"Continua a fantasticare sulla Granger, allora."
"Non mi convinci" dichiarò la rossa e sbuffò come una bambina.
Pansy rise. Una bella risata, notò Ginny. Va beh, avrebbe lasciato perdere. Per adesso. Salutò la mora e si smaterializzò.

***

Ron, George e Harry tornarono dal Tiri Vispi poco dopo il ritorno di Ginny.
Lei era ancora carica dalla giornata. Aveva aiutato sua madre ad apparecchiare e l'aveva ascoltata senza protestare quando aveva gongolato raccontando di Percy che era stato promosso capo del Dipartimento dei trasporti magici e che sarebbe venuto a cena il giorno dopo. Ma Ginny era ancora contenta.
Quando arrivarono i ragazzi, stava posizionando i bicchieri con la bacchetta sulla tavola (nonostante sua madre continuasse a sgridarla perché li faceva volteggiare per tutta la cucina).
"Andate a lavarvi le mani, ragazzi!" Li anticipò Molly prima ancora di permettere loro di entrare in cucina.
Ginny andò anche lei in salotto. Harry stava guardando l'orologio a pendolo del nonno. Chissà a cosa pensava. Gli andò vicino.
"Ciao" lo salutò e Harry si voltò.
"Ciao Ginny."
Guardò anche lei il pendolo: la freccia di Fred puntata sempre sul cielo era bella. Pansy aveva avuto una bella idea.
"Tutto bene?" gli chiese.
Harry annuì distrattamente e le domandò: "E te?"
"Sai cosa ho fatto oggi?" disse lei ancora allegra, "Ho fatto impazzire Malfoy. Davvero! Avresti dovuto vedere la sua faccia! Saresti stato contento di me!"
Lui la osservò inclinando la testa e sorridendole teneramente. "Io sono contento quando lo sei tu" disse.
Ginny si bloccò. Cosa aveva detto Harry? E cosa diavolo gli aveva detto lei? Perché aveva parlato di Malfoy? Che stupidaggine! La rossa si girò verso di lui, con una strana luce negli occhi. Harry si allungò a prenderle la mano.
"Se ti va di raccontarmelo, ti ascolto" disse, teneramente.
Ginny aprì la bocca ma in quel momento si spalancò la porta del bagno in fondo al corridoio e le grida di George e Ron riempirono la casa, facendo girare i ragazzi in quella direzione.
"No, no, no!! Dai stai giù!" Il rosso più giovane corse verso il soggiorno seguito dal fratello che ridacchiava e cercava di prenderlo. Quando arrivò in soggiorno, inciampò nel tappeto e cadde a terra ma George non lo risparmiò, gli saltò addosso e continuarono a contorcersi sul tappeto come se avessero ancora cinque anni.
Ginny ridacchiò e si voltò verso Harry che le fece un gran sorriso.

"Dai, dai, diccelo!" gridò il fratello maggiore. Ginny si fece avanti, dando una mano a George tenendo fermo Ron mentre lui lo punzecchiava.
"Dai, non è giusto, siete in due!!" si lamentò Ron.
"Cosa ci deve dire?" sussurrò Ginny verso George.
"Da chi va tutte le sere. Stamattina è tornato a casa che profumava di fragole!"
La rossa mollò subito la presa sul fratello. "Fragole?" chiese, distrattamente.
Il fratello più grande si ributtò su Ron gridando: "Fragole!" Ron non riusciva neanche a respirare. George continuava a riempirlo di pugni, pizzicotti e gomitate.
Molly arrivò in quel momento, brandendo un canovaccio come un'arma e sbandierandolo in giro verso i figli.
"Smettetela. Siete grandi, ormai" li sgridò, ma ridacchiava anche lei.

Harry guardava la scena dall'angolo del soggiorno, sorridendo. Si avvicinò a Ginny e l'aiutò a rialzarsi. Dalla cucina si sentì il rumore di un coperchio che sbatteva su una delle pentole e Molly si rifiondò in cucina, ma non prima di gridare: "Fate i bravi", ai ragazzi.
Ron era sdraiato sul tappeto, con George seduto sulla sua schiena che lo teneva giù, mentre il fratello maggiore spiegava verso Ginny: "Ron ha una ragazza, ma non vuole dirci chi è. Torna tardi e tutto il giorno guarda per aria, tanto che io e Harry dobbiamo fare anche il suo lavoro".
"Non è vero!" protestò il rosso.
"Non è vero che ti vedi con una ragazza?" rimarcò George ridacchiando e tenendolo fermo mentre si agitava. A Ron si arrossarono le orecchie. "Guarda guarda!! Hai le orecchie rosse!"
Tutti in famiglia sapevano che arrossiva così. Ron divenne ancora più rosso. "Dovremmo cercare dei succhiotti, per caso?" disse ancora George, afferrando il suo maglione. Ron riuscì a sfuggire alle grinfie del fratello, girandosi su se stesso e lanciò uno sguardo a Harry. "Aiutami, Harry".
Lui alzò le mani con i palmi in avanti dicendo: "Oh, no. Sono cose di famiglia. E poi non voglio neanche sapere cosa combini".
Ginny si voltò verso Harry. "Tu non lo sai?" gli chiese.
"Oh... io..." Harry non voleva dire una bugia, ma non voleva neanche dire la verità.
"Harry resta con me, quando lui esce, vero fratellino?" George tornò alla carica verso il fratello e tentò di alzargli il maglione, di nuovo.
I fratelli si azzuffarono ancora, ma Ginny non li guardò più. Si rigirò verso Harry e gli chiese: "Tu dormi da George?"
Harry la guardò, con uno sguardo strano, come se si sentisse in colpa. "Sì, ma non lo dire a tua mamma. Non vorrei che le desse fastidio, sai... che io dorma nel letto di Fred..."

Il sorriso che esplose sul viso di Ginny era incantevole e quando gli gettò le braccia al collo Harry, che non se l'aspettava, non riuscì ad approfittare della situazione e a ricambiare, ma fu comunque contentissimo.
"Io e te dobbiamo parlare. Al più presto" gli disse la rossa. Lui annuì. Quando si rigirarono verso il tappeto, Ron si stava alzando con uno strano sorriso sul volto, mentre George, era ancora sul tappeto, con gli occhi sbarrati. Incontrò lo sguardo dei ragazzi in piedi e sorrise, alzandosi.
Ginny guardò Harry. Si erano persi qualcosa? Harry si strinse nelle spalle.

Molly chiamò dalla cucina per dire che era pronto e tutti andarono verso la cucina.

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