59. L'ultima sera

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Ginny si sentiva un po' strana. Avevano finito di giocare già da un bel po' e lei aveva un bel gruzzoletto in tasca. Peccato che il giorno dopo sarebbero dovuti tornare tutti a Hogwarts. Ah no, era quel giorno: era già domenica.
"Oggi ho fatto un allenamento con le Holyhead Harpies" annunciò, a tutti e a nessuno, stesa a testa in giù su una poltrona.
"Davvero?" Malfoy si voltò verso di lei, giocando con il bicchiere.
"Sì. Forse mi prendono" disse, più speranzosa che convincente.
"Dai! Mi fa piacere per te" si complimentò Pansy mentre indicava all'elfo cosa dovesse fare.
Ginny le sorrise: dei quattro che le avevano mentito era quella con cui ce l'aveva meno.
Malfoy si versò da bere. "Anch'io vorrei giocare a Quidditch professionalmente".
Ginny ghignò. "Pensavo che tu, Malfoy dovessi preservarti per portare avanti il nome di famiglia. Non devi curare i tuoi numerosissimi galeoni? E non farai tanti piccoli Malfoietti? Se li facessi con Hermione, avresti la possibilità che nascano anche belli e intelligenti!" Lui non disse niente, ma lei continuò a ghignare.
"Perché, non può giocare a Quidditch se anche fa dei nanetti? Mica li deve crescere lui. Può fare quello che vuole!" Ginny guardò il moro, che aveva parlato, sempre dalla sua posizione sottosopra.
"Zabini, questo non dirglielo a Daphne perché non penso che uscirebbe con te, se lo sapesse. Snob purosangue" sputò lì Ginny quasi con disprezzo.
Zabini fece una smorfia e concretizzò: "Comunque è così".
"Così come?" gli chiese.
"Così: le donne in casa a crescere bambini e gli uomini fuori a lavorare" spiegò, alzando le spalle, come se fosse la cosa più semplice del mondo e lei non capisse.
Ginny cadde sul tappeto quando provò a tirarsi su.
"Ginny, stai bene?" Pansy la guardò stranita.
"Ma hai sentito cosa ha detto quel troll?" le chiese.
Pansy alzò le spalle. "Mica lo devi sposare tu. E neanch'io", ammiccò e continuò: "Non preoccuparti, Daphne lo metterà in riga". Aiutò la rossa ad alzarsi e rimettersi seduta sulla poltrona e disse tristemente: "Comunque è questo che viene inculcato ai figli, soprattutto ai figli maschi, dai genitori di noi snob purosangue. Non è la prima volta che lo sento".
"Hanno detto così anche a te?" chiese allora Ginny, stranita. Ma in che mondo vivevano?
"Oh, io dovevo sposare Draco" disse, guardò il biondo e ammiccò. Lui fece un cenno con il capo e alzò il bicchiere. "Non mi sarebbe andata male. Non è il peggiore fra quelli che aveva scelto mia madre".
Draco fece una faccia strana. "E chi altro c'era?" Pansy scrollò le spalle.
"Dai, almeno dicci chi era il peggiore" disse il moro. Zabini era tremendo, quando si impuntava. Ma anche Ginny era curiosa, così aspettò.

Pansy si ritrovò tre paia di occhi puntati addosso. "È tardi ragazzi. Tutti a letto" dichiarò.
Zabini si alzò e chiese: "Ok da che parte? Io dormo con la Wealsey".
Ginny fece una faccia inorridita. "Io non dormo con te!"
"E perché?" domandò, un po' intontito, il Serpeverde.
"Primo: non dormo qui. Non voglio dormire dove mio fratello ha fatto..."
Mentre la rossa e Blaise discutevano, Draco si avvicinò a Pansy. "Era Nott?" sussurrò. La mora alzò gli occhi su di lui. E poi li spostò sui ragazzi che discutevano. "Prima di me. È stato Nott? È per questo che lo odi?"
Lei riportò lo sguardo sul biondo. "Perché pensate tutti che Nott sia così importante per me?"
Draco alzò un sopracciglio. "Tutti chi?" Lei spalancò gli occhi, rendendosi conto dell'errore e guardò verso il camino.
"Nessuno" disse. Poi si girò verso il moro che stava allungando una mano verso la Grifondoro seduta in poltrona e vide lei schiaffeggiargli la mano.
"Qui non dorme nessuno. Ognuno va a casa sua" dichiarò ad alta voce. Poi si avvicinò alla rossa e disse con voce più bassa: "E Ginny, se non vuoi stare dove tuo fratello ha fatto certe cose, alzati anche da lì". Ginny si alzò improvvisamente dalla poltrona, mentre Blaise ridacchiava e Draco prese un braccio alla mora.

"Hai discusso con Weasley per via di Nott?" le chiese Draco sottovoce.
"Non sono affari tuoi, Malfoy" sussurrò lei, scrollando il braccio.
Draco ci rimase malissimo. La Serpeverde aveva smesso di chiamarlo per cognome al terzo anno.

Ginny si avvicinò ma percepì poco della loro conversazione. "Nott? Hermione diceva che oggi l'ha visto".
Malfoy si girò verso di lei "Hermione?"
"Sì. L'ha incrociato mentre usciva dal Tiri Vispi" rispose, cercando di controllare con gli occhi gli spostamenti di Zabini.
Pansy balbettò: "Al Tiri Vispi?"

Pansy sperò che la rossa fosse sotto effetto di un Confundus. O si stesse sbagliando. O le stesse mentendo. Qualsiasi cosa. Nott che andava al Tiri Vispi non era una buona cosa. Cercò di trattenersi, di dirsi che non era importante e che non le importava niente, ma alla fine perse contro se stessa e chiese: "E c'era anche Ron? Sai se gli ha detto... No, niente". Sospirò piano e neanche si accorse di aver chiamato Weasley per nome. Quando ci pensò, sentì le guance arrossarsi e si giustificò dicendo che non poteva chiedere a Ginny quale dei suoi fratelli ci fosse senza per forza chiamarlo per nome. Già. Non poteva proprio. Si voltò e si avvicinò a Blaise che si incamminava verso una delle porte.

Ginny si voltò verso Malfoy che continuava a guardare verso la Serpeverde. "Cosa è successo?"
Il biondo alzò le spalle "Non lo so. Mi ha liquidato quando le ho chiesto se aveva discusso con tuo fratello per colpa di Nott. Tu sai cosa è successo con Nott?"
La rossa scosse la testa. "Io non so mai niente, a quanto pare..."
Pansy tende a tenere le cose per sé. Se tuo fratello riuscisse a farla aprire un po'... ma può darsi che ci abbia provato e che sia per questo che non si vedono più" difese l'amica il biondo. Ginny pensò che fosse un bel gesto da parte sua.
"Chi è che non si vede più?"
Malfoy sbuffò. "Piccola Weasley, ti facevo più sveglia. Pansy e tuo fratello non si vedono da qualche giorno. Dev'essere successo qualcosa, perché lei ha già iniziato a essere intrattabile" le confidò lui, abbassando la voce.
Ginny guardò verso i due Serpeverde oltre la porta aperta del salotto. Non si era accorta di niente. Possibile? Però che Pansy fosse più nervosa era vero. Ripensandoci adesso, qualche comportamento strano c'era stato. Era lei che non aveva afferrato bene la situazione. Poi tornò a guardare Malfoy. "Guarda, io ho scoperto poche ore fa che avevano una storia e adesso tu mi dici che è finito tutto. Per quel che ne so io, potrebbero essersi sposati stamattina e oggi pomeriggio aver divorziato" disse, ma forse aveva usato un tono un po' duro.

Draco notò che la rossa aveva lo sguardo un po' instabile. "Sei arrabbiata perché non te l'hanno detto oppure non volevi che stessero insieme?"
Lei alzò le spalle. "Se me lo avessero detto, non avrei fatto la figura della stupida. Con Pansy, con Ron, con Harry, con Hermione... Non mi interessa con chi va a letto Ron ma gli avevo detto che Pansy era fidanzata così le sarebbe stato lontano. Avevo paura che lui si approfittasse di lei..."
Draco strabuzzò gli occhi. "Chi, lenticchia?" esclamò incredulo prima di rendersene conto "Lenticchia approfittarsi di lei? Non ci sarebbe riuscito neanche se lo avesse voluto. Lei sa quello che fa".
La rossa sorrise al soprannome, ma poi tornò di nuovo seria. "Pensavo che lei sarebbe stata meglio con un ragazzo che le volesse bene, più che per del sesso occasionale" disse.
Sesso occasionale? Pansy sapeva quello che faceva di solito, ma se non l'avesse saputo questa volta? Se la situazione gli fosse sfuggita di mano? E se lei era così nervosa perché lui stava facendo l'idiota?

Malfoy si fece serio e le chiese: "Dici che lui vuole solo..."
Ginny lo fermò alzando una mano. "Io non so più niente". Le venne in mente il carillon, che Ron aveva aggiustato senza magia e aveva parlato di una 'lei'... e se si fosse sbagliata? E se invece suo fratello fosse interessato a Pansy, nella maniera giusta? Guardò la Serpeverde che riportava un Zabini barcollante in salotto. Però il sesso le aveva fatto bene. Se n'era accorta anche lei. "Vado a casa" disse. Forse era il momento buono per scoprire un po' di cose. Mmm le girava la testa. Forse il momento buono poteva essere il giorno dopo.

Pansy la guardò e annuì. "Prendi la metropolvere, chissà dove finisci se ti smaterializzi in quello stato" le disse.
"Ma figurati. Certo che ci riesco!" Poi la mora si rivolse al biondo e gli chiese: "Accompagni tu Blaise?"
Draco annuì e prima di avvicinarsi le disse: "Però domani finiamo il discorso".
Pansy si irrigidì. Non c'era niente di cui parlare. "Domani vado a prendere Camille e nel pomeriggio torniamo a Hogwarts, come ben sai. Ne parleremo un'altra volta".

Draco sapeva che lei lo stava liquidando e che non ne avrebbero mai parlato. Così si voltò verso la rossa e le sussurrò: "Vedi di scoprire qualcosa tu sul tipo alto, magro e scuro di capelli".

Ginny spalancò gli occhi: le stesse parole di Camille. Merlino!
"Merlino!" esclamò infatti, portandosi una mano alla bocca. Pansy e Zabini si girarono verso di lei.
Si avvicinarono e Zabini esclamò: "Dra, non devi scandalizzare la Weasley quando io non sono attento!"
Ginny lanciò uno sguardo al moro e poi si rivolse verso Pansy. "Malfoy dice che Nott è alto, magro e scuro di capelli".
Pansy spalancò gli occhi e guardò verso l'amico. "Hai detto così?"

Draco non capiva cosa stesse succedendo. A parte il fatto che se aveva parlato sottovoce, la Weasley avrebbe dovuto capire che non doveva dirlo agli altri e poi... poi... che problema c'era se anche lui avesse detto che Nott era così? Che problemi avevano le femmine?
Guardò Pansy e restò vago. "Può darsi". Anche perché mica aveva detto una bugia! Nott era veramente altro, magro e scuro di capelli!

Ginny li guardò. Poi Zabini interruppe tutti dicendo: "Mi sa che vado a casa: ho sonno. Ci vediamo domani a scuola. Weasley vieni qui che ti do un bacio".
La rossa inorridì ancora. "Non voglio che mi baci!" E si spostò dietro alla Serpeverde. Lui rise divertito e si avvicinò barcollando: era brillo anche lui.
"Stai lontano Zabini, o tiro fuori la bacchetta" lo ammonì lei. Lui rise ancora più forte e si avvicinò ancora.
Pansy lo fermò appoggiandogli una mano sul petto. "Dai, Blaise, non diventare molesto. Vuoi che ti accompagni a casa?"
Ginny non capì bene cosa passasse per la mente del moro, mentre guardava l'amica, ma lei non abbassò lo sguardo e lui scosse la testa, salutò e se ne andò con la metropolvere.

"Quindi?"Chiese Draco.
Pansy si andò a sedere su una delle poltrone, appoggiò i gomiti sulle ginocchia e la faccia fra le mani.
Speriamo di no. Speriamo di no.
Ginny le andò vicino e si sedette su uno dei braccioli. "Non è detto. Non è detto che sia lui. Anche se sono le stesse parole. Non è detto. Chissà quanti ragazzi ci sono alti magri e mori..."
Pansy tirò su la testa. "Però ci hai pensato anche tu. Anche tu hai pensato che fossero le stesse parole di Camille". Ginny annuì lentamente.
La Serpeverde si alzò e guardò Draco che, giustamente, non capiva. "Ti ricordi la sera che hai schiantato Weasley?" Draco annuì. "C'è stata una festa da Corvonero", Draco annuì ancora "Ci sei andato? O sai se c'è andato Nott?"
Il biondo aggrottò la fronte. "Non ci sono andato. Ma Nott ha detto di esserci stato. È tornato ubriaco e disse di aver scopato. Io pensavo..."
Pansy sospirò "Cosa pensavi?" gli chiese.
"Pensavo che andassi a letto con lui".

Lo sguardo della Serpeverde si fece atterrito. "Oh. Io con Nott?".
Il biondo continuò: "Così gliel'ho chiesto".
"Gli hai chiesto se veniva a letto con me?" Pansy sbarrò gli occhi.
"No. Gli ho chiesto con chi era stato."
Ginny si alzò e sbuffò forte prima di chiedergli: "Merlino, Malfoy ti serve un invito scritto? È stato lui o no?"

Draco non capiva. Era stato Nott a fare cosa?
"A far che?" chiese. Ormai non gli interessava più di fare o meno la figura dello stupido: non capiva davvero.
"A mettere incinta Camille" tagliò corto la Serpeverde.
Ora Draco aveva capito: spalancò la bocca. Poi la richiuse. Nott? Era il tipo.
"Quella sera ha detto di esser stato con una ragazzina conosciuta da Corvonero. Quando gli ho chiesto se la conoscevo, disse che non ne era sicuro."

Pansy si risedette. Merlino. Avrebbe chiesto conferma a Camille.
"Avrei dovuto dirle di stargli lontano. Avrei dovuto metterla in guardia. Avrei dovuto... per Salazar, lei così giovane, lui così..." si passò nervosamente una mano fra i capelli. Stava iniziando a tremare. Perché era successo? Quello stronzo di Nott sapeva che era sua sorella? L'aveva fatto apposta? Forse no.
Glielo avrebbe detto subito, probabilmente prima ancora di Camille, se lui l'avesse saputo. O forse no? Si stava immaginando tutto? Magari non era vero. Magari non era lui. Magari... sperò che almeno la sorella fosse stata consenziente e che lui non l'avesse ingannata.

Ginny notò che la Serpeverde iniziava a sragionare. Quando iniziò ad alzarsi e a camminare per la stanza come se loro non ci fossero e a parlare da sola, si spaventò. Voltò lo sguardo verso il biondo e vide che anche lui aveva uno sguardo preoccupato.
"Forse è il caso di andare a letto" iniziò la rossa.
Pansy si girò verso di lei e annuì. "Sì, sì. Buonanotte" disse senza vederli veramente.
"Io intendevo te. Dovresti andare a letto, Pansy" le disse. Si voltò di nuovo verso Malfoy e lui annuì.
"Sì, dovresti riposarti" la sostenne lui.
Ma la Serpeverde non li stava ascoltando. "Devo assolutamente chiedere a Camille se è stato lui davvero. Magari mi sto facendo una paranoia per niente. Che ore sono in Francia? Un'ora avanti o indietro? Perché non me lo ricordo mai?" disse ancora (a nessuno) controllando l'orologio.
Ora Ginny era seriamente preoccupata. "Pansy? Pansy, calmati. E fermati, per favore. Ora devi andare a letto. Davvero. Ti accompagno io in Francia, domani, e lo chiederemo a Camille, ma adesso bisogna dormire. Vedrai, dopo una bella dormita, tutto sembrerà meno brutto". Le prese le mani e la guardò negli occhi.
Ma la mora era ancora agitata e non riusciva a guardarla: i suoi occhi continuavano ad andare da una parte all'altra della stanza.

Draco decise di prendere in mano la situazione, si avvicinò e le chiese: "Avevi fatto la pozione?"
Pansy lo guardò, ma sembrò non capire. "Che pozione?" ripetè.
"La pozione della pace. Ne avevi fatta ancora?"
Lei scrollò il capo "No. Quando non riesco a dormire bevo il Firewhisky, non serve la pozione".
Ginny fischiò. "E poi ero io quella con lo stomaco di ferro!"
La Serpeverde si girò verso di lei, con sguardo corrucciato e le domandò: "Che vuoi dire?"
Draco si mise in mezzo, riportando l'attenzione dove doveva stare. "Che dovresti prendere la pozione. E andare a letto".
Ma lei non era dello stesso parere. "Non c'è bisogno".
"Mi stai dicendo che dormirai lo stesso?" continuò il biondo incredulo.
"Non c'è bisogno di dormire. Fra poche ore è giorno: posso andare subito in Francia."
Draco sbuffò: stava sragionando. Si girò verso la Weasley e le disse: "Tua madre ha della pozione della pace da qualche parte, a casa vostra: valla a prendere. La mia è rimasta a Hogwarts".

Ginny non gli chiese come facesse a sapere che sua madre ne aveva un boccetto in cucina. Lo sguardo del biondo era serio come quando aveva curato Hermione. Annuì e si smaterializzò a casa.
La cucina era vuota, per fortuna. Dovevano essere tutti a letto. Guardò la mensola sopra il camino. La pozione avrebbe dovuto essere lì. Si arrampicò su una sedia, per riuscire a controllare meglio, ma non c'era.
"Merlino! Dov'è?" Spostò la sedia verso la mensola sopra il forno e si arrampicò ancora.
"Cosa fai?" La voce di Ron per poco non la fece cadere.
"Sai dov'è la pozione della pace della mamma?" gli chiese.
"Perché?" Ginny sbuffò mentre il fratello si muoveva verso l'altro lato della cucina
"Perché ci serve" spiegò, continuando a tastare.
"A te e a Luna?" chiese lui, ironico.
"Non sono andata da Luna. Ho giocato a poker con i Serpeverde" spiegò lei.
Ron prese un boccetto da uno sportello e glielo passò, ma prima che lei riuscisse ad afferrarlo, il rosso lo spostò in alto, fuori dalla sua portata. "Allora per chi è? Malfoy ha un'altra crisi?"
Ginny lo guardò incuriosita. Che voleva dire? Ma adesso non aveva molto tempo.Lui però aspettava una risposta e disse la verità: "È per Pansy". Il braccio del fratello si abbassò da solo, mentre il suo sguardo si faceva preoccupato.
"Per Pansy? Che è successo?"
La rossa si innervosì. "Vestiti e vieni anche tu. Così non dovrò spiegarti niente" disse mentre si appropriava della pozione.

Ron si guardò: era scalzo e aveva solo i pantaloni del pigiama. "Ok" rispose.
Appellò i suoi vestiti e bevve un bicchiere d'acqua (ciò per cui era sceso in cucina). Si vestì e dopo pochissimo disse: "Dove andiamo?"
Lei lo prese sottobraccio e si smaterializzò.

Ginny fece prima a prendere il fratello per un braccio che a dirgli dove doveva andare. Si materializzarono nel salotto della Serpeverde e vide il biondo girarsi verso di loro, mentre Pansy ancora si agitava camminando e gesticolando con le mani.
"È tornata la Weasley. E ha portato rinforzi" disse Malfoy, prendendo un braccio della mora. Lei si girò e quando vide suo fratello si bloccò e lasciò cadere le braccia.
Per un attimo, Ginny, pensò di aver sbagliato a farlo venire, ma poi la Serpeverde sorrise a Ron, solo a lui notò, e lei si tranquillizzò.
Vide il biondo camminare verso suo fratello e dirgli: "Te ne occupi tu?" Suo fratello annuì.
Malfoy si avvicinò di più al rosso e disse qualcosa che sentì solo lui. Ron rispose qualcosa e gli fece un cenno col capo. Ginny si sentì di nuovo esclusa. Com'è che quei due si parlavano tranquillamente, adesso? Sbuffò. Cosa doveva fare? Guardò il Serpeverde che la salutò, salutò Pansy e se ne andò.
Prima esclusa e ora di troppo. Passò la pozione nella mano del fratello e gli disse: "Ci vediamo a casa. O a Hogwarts".
Salutò Pansy e se ne andò anche lei.

"Ti hanno abbandonato qui" gli disse Pansy.
Lui sorrise. "È sembrato anche a te? Mi hanno detto che hai bisogno di dormire". E alzò il braccio mostrando la pozione.
"Di solito dormo ben poco quando sei qui" disse lei, maliziosamente. Il sorriso del rosso si fece più ampio.
"Dai, andiamo a letto" disse lui.
Pansy alzò un sopracciglio.  "Così? Senza darmi neanche un bacio?" chiese, anche se aveva capito benissimo le sue intenzioni.

Ron sentì le orecchie in fiamme. Lui non intendeva... voleva soltanto... oh, Merlino!

Pansy rise quando vide il suo sguardo e notò il rossore ai lati del viso.
"Prenderti in giro è facilissimo."
E non si era mai divertita così tanto a farlo. Si avvicinò a lui per abbracciarlo, ma lui la fermò.
"Mi hanno detto di darti prima la pozione" disse lui, sostenuto.
Pansy si innervosì. "Ti hanno anche detto che ero agitata? Come puoi vedere non lo sono più". Sarebbe riuscita a fargli credere di non essere agitata. E appena se ne fosse andato, sarebbe andata da Camille.
"O magari mi hanno detto di non farmi fregare da te" continuò il rosso. Gli occhi della ragazza si illuminarono di divertimento.
"Ok. Tutti contro di me" replicò, prese la boccetta dalla mano del ragazzo e ne bevve un sorso. Un bel sorso, così che non potesse dire niente. Ma senza farsi notare, non lo inghiottì. Sperò che lui non le parlasse e le desse il tempo di toccare la bacchetta per farlo sparire.
Ma lui fu più svelto di quel che immaginava: le appoggiò due dita sulla gola e le sussurrò: "Mandala giù".
Lei non se l'aspettava e inghiottì davvero per la sorpresa.

La faccia di lei era impagabile e Ron rise.
"Non fare la bambina, non è cattiva" le disse.
La mora si imbronciò. "E tu che ne sai?" Poi cambiò espressione e, sorpresa, gli chiese: "L'hai presa anche tu?"
Ron alzò le spalle con noncuranza. Non gli piaceva molto il fatto di aver avuto bisogno della pozione.
"Oh. Per gli esami? O per... la guerra?" chiese lei.
Lui la guardò serio. "La guerra è stata brutta" sussurrò.
"Già."
Lei tolse lo sguardo da lui, come se si vergognasse. E Ron immaginò che fosse davvero così. Le prese la mano e le baciò le dita. Aveva lo smalto rosso. Rosso sangue. Sorrise compiaciuto. "Ti porto a letto. A dormire" precisò. E insieme si smaterializzarono e andarono di sopra.

Dopo mezz'ora la pozione iniziò a fare il suo effetto. Pansy sentì il cervello rallentare e godersi il riposo. Decise di non opporre resistenza.
Era sdraiata a letto, appoggiata al petto del rosso (che però aveva tenuto la maglietta, con suo dispiacere) e bisbigliò: "Mi svegli quando vai via? Così saprò che sei stato qui davvero". Sbadigliò.

Ron pensò di non aver capito bene. Doveva essere la pozione. "Va bene. Magari starò qui finché non ti svegli" le disse.
"Oh, chissà quanto dormirò. Odio questa pozione. Mi intontisce parecchio" confessò.
"Domani si torna a Hogwarts. Dovrai svegliarti per forza."

Pansy collegò Hogwarts al fatto di dover andare a prendere Camille e collegò Camille a quello che avevano scoperto quella sera.
"Camille! Nott!" Non urlò, ma si tirò a sedere. Ma il rosso, stavolta, non si scompose, e la riportò sul suo petto.
"Non ci pensare" le disse.
"Sai che stasera, con tua sorella, ci è venuto il dubbio che possa essere Nott il padre del bambino di Camille?" Poi si morse il labbro. Odiava davvero la pozione.
"Non puoi fare niente, finché non lo chiedi a lei, quindi non ci pensare adesso" sentenziò.
"Tu non hai idea... se fosse veramente così... ehi, ma tu hai visto Nott al negozio, oggi!" Lui si irrigidì e lei lo sentì benissimo. Si girò per guardarlo in faccia. "Mi dispiace" gli disse.

Ron pensò che la pozione facesse più effetto del Firewhisky su sua sorella.
"Per cosa ti dispiace?"
"Per quello che ti ha detto" disse lei.
"Non sai quello che mi ha detto."
"So com'è fatto Nott. L'unico a cui non dice niente è Draco. È un gran codardo e immagino che non sia venuto a comprare una puffola pigmea."
Ron cercò di dare un senso a quelle informazioni e alla fine disse, per sdrammatizzare: "Potrei averlo beccato mentre le guardava e sceglieva il colore adatto che si intona alla sua stanza".
Lei ridacchiò piano, prima di sbadigliare ancora. "Magari".
Ron la strinse a sé e appoggiò la guancia sui suoi capelli. "Comunque non preoccuparti, non mi ha detto niente su di te". Tralasciò il fatto che l'avesse insultata, memore di quello che Ginny aveva raccontato in pizzeria.
"Certo che non ti ha raccontato niente. Non saresti qui, altrimenti" disse lei, quasi mormorando.
Ron corrugò la fronte, ma lei non lo vide perché aveva riappoggiato il viso su di lui e chiuso gli occhi. "Che vuol dire?"
"Che vieni da me perché non sai niente di me. Quando scoprirai le cose che ho fatto, ti farò orrore" spiegò lei, con una naturalezza che gli fece accapponare i peli sul collo.
"Non mi farai orrore" esclamò con enfasi, ma tanto lei non lo stava seguendo con la giusta attenzione.
"E invece sì. L'ha detto anche lui". Pansy sbadigliò ancora.
"Lui chi?"
"Nott. Ha detto che quando scoprirai come sono davvero, ti farà schifo anche solo..." La Serpeverde si era addormentata e non aveva finito la frase.
Ron invece ci mise una vita a prendere sonno.

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