17. Una lunga notte

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Quella notte Ginny venne svegliata improvvisamente da qualcuno che le scostò le cortine del letto. Ci mise qualche attimo a capire cosa stesse succedendo, quando vide la faccia di Hermione deformata da una smorfia di dolore e capì che stava ancora male.
"Hermione!" sussurrò. La riccia disse con un filo di voce: "Ti prego... chiedi a Malfoy..."
"Malfoy?" Ginny pensò di aver capito male e di essere ancora addormentata.
"Sì, fallo venire, deve portare la pozione" sussurrò Hermione.
La rossa, nonostante non capisse il collegamento le disse: "È il dormitorio delle ragazze, non può venire qui".
Hermione indicò per terra dove aveva appoggiato quello che sembrava un lenzuolo e precisò: "Andiamo noi. Con il mantello. La stanza delle necessità".
Oh, non era un lenzuolo, era il mantello dell'invisibilità. Va bene. Avrebbe fatto quello che diceva Hermione. Si vestì velocemente e dopo aver controllato fuori dalla porta accompagnò l'amica nella stanza delle necessità.
Impiegarono tanto tempo perché spesso Hermione doveva fermarsi per delle fitte e delle scosse al petto che la facevano stare male e Ginny doveva sostenerla per impedirle di cadere.
Ginny era sconvolta. L'altra volta non era stato così. Questo era peggio. Quando arrivarono davanti al corridoio del settimo piano, Hermione disse: "Aspetta, passo io", e Ginny la lasciò fare.
Quando la porta apparve e loro riuscirono a entrare, la rossa si guardò intorno. C'erano tre poltrone, delle coperte, un tavolino con il necessario per scrivere, un camino acceso e un mobile bar. Un mobile bar? Si avvicinò al mobile e vide che c'erano anche delle bottiglie di liquore. Oh mamma!
Hermione si sedette su una delle poltrone, si raggomitolò e si coprì con una coperta, poi spiegò: "Adesso mandi un messaggio a Malfoy e gli chiedi di portare la sua pozione", fece un cenno con la mano quando notò che la ragazza voleva interromperla e continuò: "Non preoccuparti, lui capirà".
Ginny scrisse il biglietto come lei aveva detto (beh, più o meno), e con la bacchetta lo fece piegare su se stesso finchè non divenne un piccolo gufo e si alzò in volo. Poi aprì la porta, lo fece uscire e lo seguì.

Draco venne svegliato da un picchiettio costante e vagamente fastidioso sul suo naso. Quando aprì gli occhi vide il piccolo gufo di carta e lo fermò con la mano.
Nel momento in cui lo toccò, questi si spiegò e ritornò un pezzo di pergamena liscia. Lesse il messaggio che vi era scritto e alzò un sopracciglio.

Vedi di svegliarti e portaci fuori la tua famosa pozione al più presto.

Hermione sta male

G.W.

La Weasley. Senza fronzoli la ragazza. Si vestì velocemente, cercando di non svegliare i suoi compagni di stanza. Quando uscì dalla porta dei sotterranei si guardò intorno. Dove doveva andare? Non glielo aveva scritto.
A un tratto si sentì tirare per un braccio e sentì un fruscio. Prima di rendersene conto era sotto il mantello dell'invisibilità di Potter con la Weasley. Se glielo avessero raccontato non ci avrebbe mai creduto.
"Buonasera..." Cercò di essere gentile lui.
"Shh... è un mantello dell'invisibilità, non è insonorizzato, Malfoy!" precisò lei a voce bassa. "Hai portato la pozione?" chiese lei con un tono da malavitoso e il biondo sorrise divertito.
"Sì. Hermione dov'è?"
"Stanza delle necessità" rispose la rossa. Lui annuì e lei sbuffò.
"Possiamo andare adesso? È una vita che sono qui..." Draco annuì ancora.

Ginny diede il passo e si incamminarono. Il mantello non era tanto grande e lui era più alto di lei, il che lasciava poco margine di stoffa, così dovettero stare vicini e la cosa non piaceva a entrambi. Quando arrivarono al settimo piano, Ginny tolse il mantello a tutti e due e passò davanti al muro per far apparire la porta.
Appena ci riuscì la aprì ed entrarono insieme. Hermione adesso batteva i denti. Ma non c'era freddo. Malfoy si precipitò da lei. "Da quanto tempo è iniziato?" le chiese, voltandosi verso la rossa.
"Qualche ora" rispose.
"Qualche ora? Avresti dovuto chiamarmi prima!" esclamò lui rivolgendosi, questa volta, a Hermione.
Ginny guardava i due ragazzi un po' stranita. Non capiva bene bene la situazione, ma loro sembravano convinti di quello che stavano dicendo, così si sedette sulla poltrona accanto alla ragazza e osservò tutto.
Quando Malfoy, dopo essersi seduto di fronte alla riccia, tirò fuori la benedetta pozione, Ginny si fece avanti.
"Aspetta. Che cos'è?" chiese, sospettosa.
"La pozione di Piton. Mi aiuta a stare meglio" Hermione rispose al posto del ragazzo. Ma la giovane strega non era convinta.
"Come facciamo a sapere che non ti farà male?" sussurrò all'amica.
"L'ho già presa" disse Hermione,  ma Ginny non voleva ancora cedere.
"La prendo prima io" disse, guardando Malfoy, che sgranò gli occhi. Lui aveva uno scintillio strano nello sguardo, secondo la rossa.
"No, Ginny, ce n'è poca e serve a tutti e due" rispose Hermione, ancora una volta al posto del ragazzo.
Guardò ancora l'amica. Lei guardava fiduciosa il biondo Serpeverde e la cosa le metteva ansia.
"Fammela annusare" disse a Mafoy. Il ragazzo ghignò nonostante tutto.
"Paura che sia Amortentia?" chiese, ma gliela passò senza problemi e la ragazza l'annusò, poi lei gliela ridiede. Lui la versò (con parsimonia) in bocca a Hermione e la rimise via. Le massaggiò un attimo le mani (che aveva tenuto strette in maniera molto delicata, notò) poi si girò verso di lei dicendo: "Legno?"
Ginny lo guardò negli occhi. Voleva sapere di cosa profumasse la sua Amortentia? Non aveva bisogno di nascondersi né di mentire. E rispose sinceramente: "Cuoio. Cuoio della pluffa, torta di pesche di mamma e quello che penso sia il dopobarba di Harry".

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