79. Degenza

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Pansy vide i ragazzi osservarla.
Le si era bloccata la vestaglia sulle braccia e non riusciva più a infilarsela, né a toglierla. Oh, Merlino.
Strattonò un po', ma quando capì che non ci sarebbe riuscita, abbassò le mani e si avvicinò a loro.
"Aiutatemi" disse, si girò e diede loro la schiena.

Draco allungò le mani per aiutarla, quando Weasley lo spostò e si mise lui all'opera. "Pansy, cos'hai sulla schiena?" le chiese il biondo.
La sua camicia da notte era piuttosto scollata dietro e lei aveva dei segni... no, non dei segni, ma un disegno... forse un... tatuaggio?
"Draco lascia stare e aiutami" rispose lei, nervosa.
Draco vide il rosso girarsi verso di lui e alzare un sopracciglio. Ma perché? Che aveva detto? Quando lui ebbe finito di aiutarla e Pansy riuscì a indossare la vestaglia, la strinse, si legò la cintura in vita e si rigirò verso di loro.
"Hai un tatuaggio? E quando l'hai fatto?" richiese.
"Il giorno del processo" rispose lei, sventolando una mano come quando voleva liquidare qualcosa. In quel caso, lui.

Ron sorrise sorpreso. Malfoy non sapeva del tatuaggio. Non riuscì a non essere contento.
Finché lei non li guardò severa e domandò: "Allora? Perché avete fatto tutto questo casino?"
"Oh, è stato un caso, stavolta. Ma molto più divertente. Ed è stato lui" rispose Malfoy, indicando con la mano il Grifondoro e continuò: "Anzi, ora vado a letto. Buonanotte". E detto ciò, Malfoy salutò e se ne andò.
Quando rimasero soli, Ron la guardò sorridendo, ma lei non cambiò espressione. Merlino. Doveva essere ancora offesa o arrabbiata.
"Malfoy non sa del tatuaggio."
Non voleva dirlo. Non voleva gongolare. Ma fu più forte di lui. Lei inclinò la testa, corrugando la fronte. Non avrebbe mai potuto capire cosa volesse dire per lui. Chissà se era l'unico ad aver fatto l'amore con lei da quando aveva il tatuaggio. Già, il fatto che il biondo si fosse stupito, lo faceva sentire come sul campo da Quidditch: un re.
"Adesso lo sa. Cosa c'è? Sono stanca, voglio tornare a letto" disse.
Giusto. Lei era arrabbiata. Come scusarsi? Scusarsi di qualcosa che non si sapeva di aver fatto?

Quando lui balbettò: "Sembra che io abbia detto...", Pansy non ci vide più.
"Hai detto una cattiveria. Su tua sorella. Una stupidaggine. Lei non sarà mai... come intendevi tu. Una come... me."
L'ultima parola la disse sottovoce. Non fu neanche sicura di averla detta.


No, no. Santo Godric, avevano ragione gli altri!
"Io non ce l'avevo con te" disse Ron. Si avvicinò a lei e le mise la mani ai lati delle spalle. "Ho esagerato perché ero spaventato, avevo paura e ho detto una stupidaggine. Non intendevo quello che avete capito tutti. Mi sono spiegato male..."
"Ma va'. Si era capito benissimo. Forse non te ne sei accorto, ma intendevi proprio che..." iniziò lei, ma lui la fece tacere.
"Adesso vuoi dirmi quello che intendevo dire?" disse un po' sostenuto. Pansy aveva un'espressione severa. "Ti ho detto che mi sono preoccupato per mia sorella e ce l'avevo con Zabini. Ho detto una cazzata. Non ti è mai capitato di dire qualcosa di stupido? Qualcosa che non pensavi e che venisse frainteso da tutti?"
Lei spostò lo sguardo. "Beh, io ho detto di catturare Potter..." Oh. Vero. L'aveva detto. Ecco era uguale.
"È vero. Visto? Non puoi non capirmi!" Lei lo guardò stranita.
"Ma cosa dici?" chiese. Sembrava confusa.
"Certo. Ora sei obbligata a perdonarmi" spiegò Ron.

Cos'era obbligata a fare, lei?
Pansy spalancò gli occhi e aprì la bocca per rispondergli quando la porta scorrevole si aprì. La testa del Grifondoro si girò e quando Ron riconobbe Nott, che entrò gocciolando acqua, le si mise davanti con le braccia leggermente aperte.
Voleva proteggere lei? Poteva anche essere un gesto carino, ma non ne aveva bisogno, pensò toccando la bacchetta.
Ma lo sguardo di Pansy continuò a posarsi sulle sue mani: aveva le mani grandi ed erano ruvide, lei lo sapeva, probabilmente per gli allenamenti di Quidditch. I suoi pensieri corsero in una zona segreta della mente e si sentì le guance in fiamme.
Non era il momento, però. Doveva rimanere vigile, non fantasticare. Cercò di pensare a qualcosa di pratico. Ecco. Lui non aveva la bacchetta. E il Serpeverde era entrato con la bacchetta in mano. Doveva distrarre Nott per evitare che se la prendesse con il rosso.
"Mi sa che non è la tua serata, eh, Nott?" lo provocò lei. Lui li guardò tutti e due senza dire niente, ma si fermò.
Cambiò angolazione e ghignò: "Gran bella vestaglia, Parkinson. Dopo vieni a trovarmi in camera, come ai vecchi tempi".

Ron sentì, più che vedere, Pansy irrigidirsi, ma lei non disse niente. Si girò appena e notò che il suo viso era immobile e impallidito.
Tornò a guardare Nott che, non soddisfatto della reazione della ragazza, continuò: "Quando avrai finito di frequentare i bassifondi, logicamente". Il Serpeverde ghignò ancora. Ron la vide prendere la bacchetta con la coda dell'occhio, ma lui non voleva che facesse niente. Le prese la mano libera e la strinse. Pansy si voltò verso di lui, sorpresa. Scosse la testa, per farle capire che non c'era bisogno.
Gli vennero in mente ancora le parole di Luna: 'È più nobile difendere qualcun altro che se stessi', aveva detto. Le sorrise e lei ricambiò.
"Che scenetta sdolcinata" li prese in giro il moro.
Ron vide Pansy rivolgergli un sorriso. Un sorriso che non le aveva mai visto. Non un ghigno. "Oh, Nott. Come sei infantile. Solo perché ti hanno scaricato, non dovresti prendertela con il mondo..." Il suo tono era accondiscendente, come quando si parla a un bambino capriccioso.
"Scaricato? Quella stronza se n'è andata solo perché ti sei messa in mezzo!"
Lei aveva ancora quel sorriso. E Ron capì: era falso, un sorriso falso. Lo notò quando la sua espressione cambiò per pochi secondi per tornare come prima.
"Non scopi neanche se imbrogli. Dovrai arrangiarti da solo, stasera" disse ancora e Ron ebbe quasi paura: il suo tono era strano e cattivo.

Pansy capì di essersi abbassata al suo livello. Ma lo odiava. Non voleva che andasse in giro a circuire ragazzine inesperte. O ragazze come Millicent. Quando vide Nott puntarle contro la bacchetta, rise.
"Protego" disse, fermando il suo incantesimo. "Nott, non sei mai stato bravo con gli incantesimi, smettila".
Lui rise nervosamente. "Ma che ne sai?"
"Hai tentato di lanciarmi un incantesimo OBLIVION. Tre volte" Lui si fermò e spalancò gli occhi. "Pensavi di esserci riuscito, vero?" Idiota. Quando lui alzò di nuovo la bacchetta sospirò. "Stupeficium" disse e lo schiantò. Ma non fu neanche divertente.
Si voltò verso Ron che la guardava con uno sguardo strano. Sospirò: lui non avrebbe mai potuto capire.

Ron la stava ancora guardando. Era formidabile. Era fortissima. Lei era così... non seppe trovare le parole. Lei gli lasciò la mano.
Si voltò verso Nott e gli andò vicino. Gli spostò una gamba con un piede e vide che era incosciente. "Fra un po' si riprende, non preoccuparti" disse lei.
"Oh, non sono preoccupato. Malfoy mi ha detto della pozione" aggiunse.
Pansy annuì. "Già. Dovrebbe essere ad Azkaban insieme a suo padre".
"Suo padre non è ad Azkaban" la contraddisse Ron.
Lei sollevò la testa di scatto e lo guardò negli occhi. "Come?"
"È ancora ricercato."
"Ma... era stato arrestato due anni fa."
Ron annuì. "È riuscito a evadere quando Voldemort ha reclutato i dissennatori".
Lei corrugò la fronte per un attimo e poi i suoi occhi e la sua testa iniziarono a fare movimenti strani: stava pensando.
Ron sorrise del fatto di conoscerla così bene da accorgersene.

Il padre di Nott non era più ad Azkaban? E da quanto tempo? Merlino. Non era una bella notizia.
Pansy vide il Grifondoro avvicinarsi a lei. "Stavamo dicendo..."
La ragazza alzò lo sguardo su di lui. Ma non aveva visto quello che aveva appena fatto? Come era stata con Nott, quello che gli aveva detto? Come faceva a sopportarlo? Come faceva a sopportare una come lei? Aveva ragione ad aver paura per sua sorella. Lei non era una ragazza da frequentare."Non stavamo dicendo niente. Buonanotte".
Lui le prese la mano mentre si girava per tornare in camera. "No" sussurrò.
"No, cosa?" gli chiese lei.
"Non andartene" sussurrò ancora.
Sospirò. "Ascolta. È stato bellissimo, davvero. Ma adesso è finita. Hai visto quello che ho fatto, hai sentito quello che ho detto. Non sono la persona adatta per... te. Mento così tante volte che non sapresti mai quando dico la verità e quando no. Sono una... Serpeverde. Sono falsa, manipolatrice e crudele" disse. Cercò di dirlo con fierezza, ma non ci riuscì. Avrebbe voluto essere la ragazza adatta per uno come lui. Per uno dei salvatori del mondo magico. Ma lei era così e non voleva, o forse non poteva, essere diversa.

Ron non riusciva credere alle sue orecchie. Quando aveva detto quelle cose, lei non l'aveva guardato. Aveva guardato verso Nott, per terra, immobile. Probabilmente lui avrebbe riso, se fosse stato cosciente. "Io non voglio che..."
Lei si avvicinò e gli appoggiò una mano sul petto. "Sai cosa ho fatto stasera? Mi sono fatta guardare nella scollatura da un ragazzino per farmi dire quello che volevo sapere. Io..." I suoi occhi divennero lucidi. "Sarebbe stato grandioso, stare con te. Mi dispiace".
Si allungò in punta di piedi e lo baciò sulle labbra, poi scappò via.
Ron non riuscì a fermarla. Il suo corpo non seguì il suo cervello. Di nuovo. Imprecò quando lei sparì nel corridoio.

***

Hermione decise di fare colazione al tavolo dei Serpeverde. Così quando arrivò in sala grande per la colazione, costeggiò il tavolo dei Grifondoro fino ad arrivare al posto dove erano seduti Harry e Ron ma, invece di sedersi, diede uno scappellotto a Harry, rimanendo in piedi.
Il moro si girò verso di lei. "Hermione!" esclamò, stupito.
Ron, che continuava a guardare il tavolo in fondo, si girò verso di loro: "Perché l'hai fatto?"
La riccia era allegra e sorrise. "L'avresti fatto anche tu, Ron, se avessi visto quello che ho visto io, ieri" spiegò e Ron diede uno scappellotto a Harry.

Harry non se l'aspettava neanche da lui. "Ron!"
Il rosso alzò le spalle riprendendo a mangiare. "Mi fido di Hermione" spiegò, con naturalezza.
La ragazza gli sorrise e tirò dritto verso il tavolo verdeargento. Ron la guardò sedersi vicino a Malfoy e dargli un bacio sulla guancia. Guardò ancora. Niente: lei non c'era.
Quando finì di mangiare decise di andare a trovare Ginny.

Ginny vide arrivare suo fratello e gli sorrise. In quel posto il tempo non passava mai e ci si annoiava a morte. L'unica soddisfazione era chiacchierare con Derrick, ma lui aveva ancora la tenda tirata.
"Ciao Ron" lo salutò. Lui si sedette di fianco a lei con uno sguardo strano. "Hai parlato con Pansy?" Lui annuì senza dire niente ma lei non ci fece troppo caso: Harry era andato appena si era fatto giorno, aveva passato tutta la notte con lei e sarebbe uscita prima di pranzo.
Ginny sorrise.

Ron vide la sorella sorridere senza motivo. Doveva essere qualcosa che c'entrava con Harry. Decise di non chiedere.
"Ieri Malfoy si è seduto al nostro tavolo" buttò lì.

Ginny ritornò al presente. Velocissimamente. No! Malfoy al tavolo dei Grifondoro? A fare che? Perché Harry non glielo aveva detto? E perché era successo quando lei non c'era? Avrebbe voluto vederlo. E lanciargli qualche battutina.
"No! E io qui. Come mai ha mangiato con voi?" Il fratello alzò le spalle.
"Bo. Ce lo siamo trovato lì con Hermione e si sono seduti."
"Per Godric, avrei voluto vederlo! Almeno era in imbarazzo?" Ron la guardò stranito.
"Non lo so."
"Ma come non lo sai? Che hai fatto mentre lui era li?"
Il fratello corrugò la fronte "Mangiato?"
Ginny sbuffò: Ron non serviva a niente.
Ma Malfoy e Hermione erano tornati insieme? Non gli chiese neanche quello, sicura che non sapesse niente.

Ron non disse che non aveva fatto caso a Malfoy perché era troppo impegnato a guardare il tavolo dietro di lui. Non raccontò della ronda, né dell'incontro nei sotterranei e né della discussione con Pansy. Merlino, non aveva capito neanche lui la discussione con la Serpeverde. Ma si ricordò una cosa importante.
"Tu sai di una pozione che gira..."
Ginny lo guardò seria e disse: "La pozione confondente? Quella di Nott?" Lui annuì. "Sì. Malfoy l'ha detto a Pansy ieri, sembra una cosa seria, oggi i prefetti faranno una riunione per spiegarlo alle ragazze".
Oh. "E ci sarà anche Pansy?" La rossa corrugò la fronte.
"Certo. Anche se non so i dettagli. Non so chi l'abbia organizzata, alla fine."
Ron non l'ascoltava. "A che ora?"
"Alle undici."
"E dove?"
Ginny scosse la testa. "Non lo so. Sono qui da ieri. Devi chiederlo a Pansy. O a Hermione. Loro dovrebbero saperlo. Perché?"
Ron scosse le spalle e si alzò.

Camille entrò in infermeria per andare a trovare Ginny e si scontrò con suo fratello che stava uscendo.
"Scusami. Ciao, Camille" disse velocemente, reggendola per le spalle. Lei lo guardò andare via.
"Camille!" Si girò alla voce dell'amica che la chiamava.
"Ginny!" la salutò lei andandole vicino e abbracciandola.

Ginny si fece abbracciare da Camille e poi la obbligò a sedersi sul letto. "Adesso mi racconti tutto ciò che mi sono persa ieri sera!"
La Serpeverde fece una smorfia. "Oh, niente di che, alla fine" disse e la rossa rimase delusa.
"Come?" Cioè, lei a momenti si uccide e la festa non era un granché?
"Non si ballava."
Ah no? E che si faceva? "No?"
"No. Eravamo in pochi. Non era in sala comune. Era nei sotterranei in una stanza che non avevo mai visto. Non c'erano i lenti. Ma abbiamo giocato al gioco della bottiglia!" Oh. Interessante. Una festa da single, quindi.
"Il gioco della bottiglia? Meno male che non sono venuta con Harry. Racconta, però. Io sono qui da ieri e non ho fatto niente. Hai giocato?"
Camille annuì divertita. "Sì. Io e Astoria ci siamo sedute quando eravamo ancora in pochi, ma quasi subito siamo diventati una decina e..." Ginny ascoltava rapita. Quanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva giocato al gioco della bottiglia!
"Chi c'era? Qualcuno di carino?" chiese. Camille raccontò con entusiasmo come era andata la serata. Alla fine l'unica cosa divertente era stato appunto il gioco della bottiglia. E Ginny si fece raccontare tutto. Camille aveva baciato tre ragazzi: uno decisamente carino del sesto anno, ma la ragazza bocciò il suo bacio come il più disastroso. Ginny rise.
"Poi ho baciato Stretton, di Corvonero. Ma lui sembrava più interessato ad Astoria, infatti quando ha baciato lei..."
"CHI HA BACIATO ASTORIA?" Le ragazze si girarono verso il letto di Derrick che aveva quasi urlato e tirato la tenda per farsi vedere.
Ginny vide Camille spalancare gli occhi e guardarla un po' spaesata.
"Oh, sì, c'è anche lui qui in infermeria..." Merlino. Merlino. Merlino.
Ma poi Camille tornò serena e disse: "Ciao Mike", tornando a parlare con lei con un tono più basso.
Ginny non capì bene la reazione di Camille. Neanche quella di Astoria, effettivamente. Il giorno prima aveva visto Astoria e Derrick baciarsi, ma la sera, lei non era venuta a trovarlo ed era andata a una festa a fare un gioco da single.
Poi Camille si chinò su di lei spiegandole che Derrick, dopo che Astoria lo aveva baciato, l'aveva 'liquidata' dicendo che era meglio rimanessero 'solo amici'.

Mike borbottò qualcosa sui giochi pericolosi. Camille sorrise. Il gioco della bottiglia un gioco pericoloso? In Francia loro iniziavano al secondo anno a giocarci! Quello stupido doveva essere geloso. Ben gli stava. Così avrebbe imparato a dire ad Astoria che erano solo amici. Lei ci era rimasta così male...
Chiese a Ginny se lei avesse mai giocato, giusto per farlo innervosire un po'.

Ginny sorrise. "Certo che ho giocato al gioco della bottiglia! Chi non ci ha mai giocato?"
"Io."
Nessuno aveva sentito Harry entrare. Ginny si voltò verso di lui e vide che stava entrando con Pansy. "Beh, allora spero proprio che tu non lo faccia mai" gli disse e gli lanciò un bacio.
Camille lanciò uno sguardo colpevole alla sorella e questa le disse: "Io e te, dopo, facciamo una bella chiacchierata, eh?" Lei annuì.
"E poi, cosa avete fatto?" le chiese ancora Ginny, ma il momento confidenze era finito.
"Niente. Perché Pansy ha messo fine alla festa. E siamo tornati tutti in dormitorio" disse sottovoce alla rossa, indicando la sorella.

Pansy sbuffò. Ecco, adesso sembrava veramente una noiosa guastafeste.
"Ho avuto i miei buoni motivi per farlo" disse un po', nervosamente. Puoi avere delle scuse ma, anche se buone, nessuno te le ascolterà. Si avvicinò alla rossa e le chiese: "Come stai?", stringendole un braccio e dandole un bacio sulla guancia.

Ginny fece una smorfia. "Non ho più niente. Ma mi farà uscire proprio prima di pranzo. Non riuscirò a venire alla riunione" spiegò.
Pansy alzò le spalle. "Camille viene. Ti farà un resoconto dettagliato, giusto?" E si voltò verso la sorella con uno sguardo severo.
"Sì, sì, sì."
Ginny le osservò e immaginò che Camille fosse stata sgridata dalla sorella. Infatti la giovane Serpeverde si chinò in avanti per sussurrare, solo per lei: "Pansy oggi è cattivissima! Avresti dovuto vedere che faccia aveva quando ha lanciato l'incantesimo ieri sera. E non le è ancora passata!"
Pansy arrabbiata per la festa? Forse. Decise di non indagare. I rapporti fra fratelli erano cose complicate. Lo sapeva bene.
Dopo mezz'ora Pansy e Camille uscirono per gli ultimi preparativi.

"Quindi, quante volte hai giocato al gioco della bottiglia, tu?" chiese Harry sedendosi vicino a lei.
"È un gioco stupido" borbottò Derrick. Harry fu d'accordo con lui.
Ginny lo guardò e gli chiese: "Sei così sicuro di volerlo sapere?", con il suo faccino fintamente innocente. Probabilmente no. Scosse la testa.



Immagine in alto: https://insta-stalker.com/tag/mappa_del_malandrino/

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