31. L'allenamento di Quidditch

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Ginny non sapeva se andare o no nella stanza delle necessità. Doveva lasciare soli i due piccioncini? Un po' si vergognava di aver fatto quella sfuriata a Malfoy (anche se effettivamente, sembrava aver avuto l'effetto giusto), così provò a passare davanti al muro del settimo piano.
Se, (appunto SE) fosse apparsa la porta, sarebbe stata la stanza dei compiti, se invece, non fosse apparso niente, voleva dire che Hermione e il furetto (ricordarsi di non chiamarlo più così davanti a Hermione!!!) non volevano essere disturbati.
Passò due volte, avanti e indietro e alla terza nemmeno si fermò, ma quando tirò dritto verso le scale, si girò notando che la porta era apparsa. Sospirò. Sperava che non comparisse.
Tornò indietro e aprì la porta. Forse non c'era nessuno e lei avrebbe fatto i compiti da sola. Mise dentro la testa e loro erano lì, intorno al tavolo grande, quello rotondo.
"Buongiorno" disse e si schiarì la voce. Hermione sorrise senza alzare la testa dal libro che stava leggendo e disse con un tono da maestrina: "Pensavo non venissi più..."
La rossa si sedette sulla sedia libera e rispose a Hermione: "Pensavo di trovarvi aggrovigliati, nudi e sudati sul tavolo". Ginny ammiccò e Hermione divenne tutta rossa, ma alzò la testa e la guardò con gli occhi spalancati.
"Oh, ciao Hermione! Sono contenta di avere la tua attenzione!" E ridacchiò appoggiando la borsa con i libri accanto a lei.
Si girò verso Malfoy, che la guardava senza dire niente e gli disse: "Buongiorno, Malfoy".
"Piccola Weasley" la salutò lui. Ginny sbuffò. Iniziamo bene. Lui si voltò verso Hermione con sguardo confuso per la sua reazione e la riccia lo istruì sottovoce: "Non chiamarla 'piccola'!"
Il biondo corrugò la fronte e chiese, sempre sottovoce: "Perché?"
"Vi ricordo che sono ancora qui e vi sento..." Ginny era quasi divertita.

***

"Com'è andata ieri al San Mungo?" Ginny si sedette vicino alla Parkinson in biblioteca e cercò di usare un tono di voce basso. La mora alzò lo sguardo dalla pergamena che stava scrivendo.
"Oh, è andata abbastanza bene" rispose e Ginny spalancò gli occhi.
"Abbastanza? Che vuol dire?" La Serpeverde fece una faccia strana.
"No, no. Camille e il bambino stanno benissimo. È che..." Guardò la pergamena e poi tornò a guardarla.
"Tu per caso sai chi è il suo ragazzo? Sì... il padre del bambino?" Ginny scosse la testa.
"Noi non siamo così in confidenza. Io le ho insegnato a fare qualche incantesimo, ma non è che..." si interruppe da sola, quando la Parkinson divenne triste .
"Sicuramente hai fatto più di me. Non è che io abbia fatto molto... Non sapevo neanche che avesse un ragazzo..."
"Ma lui sa del bambino?" La mora scosse la testa, allargando le braccia.
"Lei non vuole parlare di questo. È così cocciuta!" La rossa rise.
"Chissà a chi assomiglia..." disse ridacchiano. La Serpeverde esclamò: "Ehi!" Ginny rise ancora.
"Dai, su, non puoi negarlo!" Risero insieme e poi tornarono pensierose.
"A chi scrivi? Così se ci sono scommesse ho qualche vantaggio" chiese Ginny indicando la pergamena e strizzando un occhio.
"Oh, scrivo al nostro consulente economico. Non è gran che, per una scommessa" disse lei, storcendo la bocca.
"Il vostro che?" La mora rise.
"Un consulente... ok, lascia stare. Dì in giro che mi scrivo con William, che ha ventotto anni, due spalle così e che ha una sola cosa che funziona meglio della sua bacchetta!" Ginny spalancò la bocca e la Parkinson rise ancora.
"Gran bella idea, dimmi che posso dire che gli scrivo io!" disse la rossa ridendo e allungando le mani sul tavolo.
In quel momento passò Luna e salutò la Grifondoro. Ginny ebbe paura di quello che avrebbe potuto dire la Parkinson ma lei disse solo: "Lovegood" salutandola, e le fece un cenno con il capo.
"Oh, ciao Parkinson, non ti avevo vista..." La Parkinson non disse niente. Era difficile crederci, ma Luna non faceva trucchetti.
"Oh, Ginny, hai anche tu lo smalto come il mio!" disse mostrando le unghie.
Ginny le guardò ma non ebbe il coraggio di dirle che non erano dello stesso colore. Le prese una mano e lo smalto della bionda divenne rosa. Molto rosa.
"Oh. Sì, è vero che cambia colore. Lo abbiamo messo insieme, ce l'ha anche lei" disse, indicando la Parkinson.
Luna guardò le mani della Serpeverde: lo smalto era bianco ma la bionda annuì.
Anche la mano di Ginny che stringeva quella di Luna aveva le unghie rosa. La rossa si guardò anche l'altra mano. Quando l'avvicinò a Luna cambiarono colore anche le altre dita.
Sorrise alla Parkinson che guardava la cosa incuriosita quando capì il funzionamento.
La Serpeverde avvicinò la sua mano a quella libera di Ginny e le dieci dita divennero tutte della stessa tonalità di rosa chiaro. Sorrise anche la mora.
Poi Luna disse, verso l'amica: "Perché non sei agli allenamenti di Quidditch? Harry ha radunato tutti già da un po'..."
La rossa si alzò in piedi ed esclamò:"COSA?!?", lasciò la presa e scappò via.

Pansy guardò la Lovegood, pensando che se ne andasse via, invece la bionda inclinò la testa e disse una cosa strana: "Sai Parkinson che quest'anno sei molto più bella?"
La Serpeverde aggrottò la fronte imbarazzata e disse con un filo di voce: "Grazie". Non sapeva perché le avesse detto una cosa del genere, quella ragazza era strana, ma difficilmente diceva cose che non pensasse davvero.
"Forse avevi un gorgosprizzo che ti confondeva il cervello, prima, quando avevi sempre quella brutta smorfia. Ora deve essere andato via, perché quando sorridi sorridono anche i tuoi occhi!" La mora fece fatica a seguire il discorso della Corvonero.
"Un... cosa?" chiese.
"Un gorgosprizzo" specificò la Lovegood, prima di salutare e andarsene via.
Pansy rimase a fissarla mentre usciva dalla biblioteca. Poi, lentamente, riprese a scrivere, ma dovette correggere la pergamena almeno quattro volte, perché non riusciva a concentrarsi.
Cos'era un gorgosprizzo?!?

***

Dopo quaranta minuti di allenamento Harry volò vicino a Ron, che davanti ai pali stava parando i tiri dei due cacciatori presenti in campo. Era riuscito tranquillamente a parare quasi tutte le pluffe e, ogni volta che ci riusciva, un piccolo coro dagli spalti esultava.

"Ehi, Ron, ma Ginny ti ha detto che faceva tardi?"
Ron, che stava guardando una scritta giallo shocking appena sopra il gruppo delle ragazzine che popolava la tribuna, sgranò gli occhi e si voltò verso di lui.
"Ginny?" Harry annuì.
"Sì. Non è ancora arrivata. Dobbiamo preoccuparci?"
Ron storse la bocca quando non riuscì a parare un tiro abbastanza facile e alzò la voce per farsi sentire da Harry: "Pensavo avvisassi tu Ginny".
Harry spalancò la bocca. "Io? Pensavo lo facessi te".
"Sei tu il capitano..." concluse il rosso. Parata. Coro di "Oh, bravo Ron!!" e altri sospiri dagli spalti. Lui a malapena si girò.
Harry continuò: "Quindi non l'ha avvisata nessuno? Dean! Hai detto a Ginny dell'allenamento di oggi?" Si girò verso il cacciatore ma questi scosse la testa.
Così Harry chiese a voce alta agli altri membri della squadra se qualcuno avesse avvisato Ginny. Tutti negarono scuotendo la testa. Merlino!
Harry atterrò sul prato proprio mentre una figura si stava dirigendo verso di lui.
Camminava velocemente e Harry aveva una mezza idea su chi fosse.

Ginny arrivò trafelata al campo da Quidditch, Harry la stava aspettando con la scopa in mano.
"Perché non mi hai avvisato di questo allenamento?" sbottò quando ancora non gli era vicino. Atterrò anche Ron vicino a Harry.
"Scusa Ginny se non ti abbiamo informato in tempo..." Harry era imbarazzato e guardava per terra. Ginny era incredula.
"Ti... ti... ti sei scordato di me?" balbettò, arrabbiatissima, ma la sua voce era più che altro incredula.
"No, non mi sono scordato di te. È che..." iniziò a giustificarsi Harry e Ron si intromise subito.
"Ginny, io..."
Ma la sorella lo interruppe: "Ron, non adesso, sto cercando di chiarire una cosa con Harry".
Aveva quasi le lacrime agli occhi.
Il rosso parlò ancora: "No, Ginny, ti stavo dicendo che è stata colpa mia. Dovevo avvisarti io, ma mi sono scordato. Pensavo di averlo fatto e invece..." Ginny si voltò verso di lui. Lo guardò.
"Sei stato tu?" Ron annuì vigorosamente. Ginny non sapeva se crederci o no. Guardò prima lui e poi Harry. Poi ancora Ron. Li odiava.
E lo disse a voce alta mentre si girava e ritornava al castello.


****Grazie infinite a chi legge, chi vota e chi commenta. Ragazze, siete carinissime!! (Spero di non deludervi!!!)

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