Pansy era serena. Aveva appena fatto il bagno più lungo che si fosse concessa in almeno quattro anni, si era dedicata un sacco di tempo (non poteva fare nient'altro...) si era spalmata la sua lozione preferita e non sapeva quante altre creme e si era pettinata i capelli in due trecce. Non ci era mai riuscita.
E per asciugarsi i capelli la Chips aveva dovuto restituirle la bacchetta. Che lei le non le aveva ridato. Era veramente una serata bellissima.
Tornò verso il letto dell'infermeria in vestaglia e si bloccò un attimo quando vide Weasley che camminava nella sua direzione. Si incontrarono all'altezza del suo letto.
"C-ciao" balbettò lui.
"Weasley. Sei malato?"
Pansy sistemò sul comodino il nécéssaire per il bagno, mentre lui balbettava ancora. "N-no, sono venuto a trovare te."
Lei si voltò di colpo, per guardarlo. "Me?"
"Sì."
Per un attimo nessuno disse niente e Ron la guardò: non sembrava malata. Anzi. Aveva la pelle luminosa e liscia, si era fatta le trecce, che continuava ad accarezzarsi nervosamente e profumava come l'estate. Mela e cannella. Di nuovo.
Ron pensò che quel profumo gli desse alla testa come se avesse fumato dieci canne tutte insieme.
Chissà se, posando le labbra sul suo collo avrebbe potuto sentirne anche il sapore. Gli girò la testa e fece un passo per mantenere l'equilibrio.
Lei gli prese una mano chiedendo: "Sicuro di non essere malato?"
Lui annuì, non riuscendo a dire altro.
Pansy lo fece sedere sulle coperte. Non era sicura che stesse benissimo. Perché poi era venuto a trovarla? La mora si morse il labbro per non chiederglielo. Era meglio non farlo. Già il fatto che fosse lì, era strano. E straordinario. Sorrise.
No. No. Non doveva essere così. Lui non doveva venire da lei. E lei non avrebbe dovuto essere così felice perché lui lo aveva fatto. Non andava bene. Sarebbe stato difficile dire di no ancora. Si girò di scatto. Non doveva guardarlo.
"Sai, non sembri malata..."
Lei si voltò di nuovo verso di lui, sorridendo. "Ti ho detto che mi tengono qui contro la mia volontà".
Sorrise anche il rosso. "Oh, dubito che sia vero. Non faresti qualcosa che non vuoi".
Ron pensò di aver detto qualcosa di sbagliato perché gli occhi della ragazza divennero lucidi e il suo viso assunse una strana espressione. "Magari fosse così" sussurrò.
"Co..me?" le chiese.
Lei scosse una mano in aria e poi si sedette sul letto, vicino a lui.
"Niente. Tua sorella?" Ron scosse le spalle.
"Non lo so. E la tua?" Lei sorrise.
"Uguale: non lo so. È di nuovo arrabbiata con me. Non la vedo da quando Ginny mi ha portato qui. Uno o due secoli fa" scherzò la ragazza.
Ron si guardò intorno. "Dai che non si sta male" Non ti ho mai visto così bella.
La Parkinson alzò le spalle. "Fra un'ora devo provare la febbre. Se non l'ho, e non l'ho avuta tutto il pomeriggio, Madama Chips mi manda nei sotterranei a dormire" disse sorridendo.
"Ok, allora aspettiamo un'ora. Che facciamo?" chiese lui e la mora spalancò gli occhi.
"Facciamo? Resti qui?" Voleva rimanere lì, si chiese Ron? Sì, voleva rimanere lì.
"Vuoi giocare a scacchi magici?" le propose. La mora fece una faccia strana.
Merlino! Non lo voleva li? Aveva sbagliato a dirlo? Ma poi lei annuì.
"Ok."
"Perché non mangi dolci?" le chiese Weasley mentre i pezzi degli scacchi guadagnavano il loro posto iniziale.
Pansy rimase impietrita come colpita da un Immobilus. Per Salazar! E cosa doveva rispondere? Non voleva rispondere.
"Perché non mi piacciono" disse alla fine. Lui alzò un sopracciglio e Pansy guardò fissa la scacchiera. Mosse l'alfiere e non alzò lo sguardo.
Il rosso parlò, mentre faceva spostare la torre di destra: "Ginny ha avuto il primo attacco di magia involontaria prima di me, nonostante sia più piccola. E se ne vanta".
Pansy alzò lo sguardo e gli chiese:"Perché me l'hai detto?" Lui scosse le spalle.
"Così. È una cosa di cui mi vergogno. Non lo sanno neanche Harry e Hermione. No, forse Ginny l'ha detto a Harry..." Pansy osservò il viso del Grifondoro mentre guardava in alto, pensando. Era stato un pensiero carino. Ma... si morse il labbro.
"Mia madre usava i dolci per convincermi a fare le cose che non volevo fare, quando ero piccola. Avrei preferito che la mia sorellina avesse fatto magie prima di me."
"Tu non conosci Ginny" scherzò lui e Pansy sorrise.
"Un po' la conosco" disse sorridendo. Fece un'altra mossa e il suo sorriso svanì. "Ti assicuro che è meglio che avere una madre come la mia".
La voce della Serpeverde era triste. Forse perché sua madre era ad Azkaban. Ron si pentì di averglielo chiesto.
"Scusa. Non dovevo insistere" si scusò il ragazzo e lei lo guardò sbuffando.
"Smettila."
Weasley sgranò gli occhi. "Smettere... cosa?"
"Di essere così!"
"Così... come?" il ragazzo sembrava confuso.
"Sì, così. Così educato, così gentile, così..." carino. Lui aveva una faccia sorpresa. Poverino. Lo stava facendo impazzire. Ma come spiegarglielo?
"Così un bravo ragazzo?" chiese Weasley e sorrise sornione.
Pansy non riuscì a rimanere seria. "Quanto sei troll..." Rise. Poi guardò la scacchiera, fece una mossa e disse più seria: "Scacco".
Ron fu ancora più sorpreso. "Cosa?"
Abbassò lo sguardo: scacco davvero. Valutò qualche opzione, ma poi decise di mettere in mezzo la regina.
"NO! Se la metti lì te la mangio, non puoi sacrificare la regina! Non si fa!"
Lui alzò le spalle. "Si può fare, se ne vale la pena".
"Ma hai poche possibilità di riuscita, se perdi la regina adesso..."
Ron appoggiò una mano sulla sua e disse: "Calmati. È solo un gioco".
La Parkinson lo guardò negli occhi e poi annuì. "Sì, giusto. Solo un gioco..." Ma non sembrava troppo convinta.
"E poi, tanto, vincerò io" la stuzzicò e lei si rianimò subito.
"E chi l'ha detto?" Con un colpo secco il suo alfiere troncò la regina di Ron. La Serpeverde ghignò. "Adesso vediamo chi vince" disse e Ron sorrise. Così gli piaceva: una bella sfida.
Dopo un quarto d'ora, stavano ancora giocando. E lui aveva perso la regina. Non era possibile. Era riuscito a ribaltare la situazione e Pansy era nervosa. Di solito non aveva problemi a scacchi.
"Scacco. Anzi, scacco matto" annunciò il Grifondoro facendo muovere un pezzo. "No!" esclamò la mora.
"E invece sì" disse ancora Weasley.
Lei le studiò tutte, ma aveva ragione lui, qualsiasi mossa facesse, il re veniva preso.
Pansy sbuffò, poi mosse un pezzo qualsiasi (tanto non faceva differenza) per lasciargli il gusto di distruggere il suo re. "Vai. Distruggimi" gli concesse.
La torre nera del grifondoro uccise il suo re bianco, poi tutti i pezzi si ricomposero e tornarono ognuno al loro posto iniziale. Lei guardò sconsolata tutta la scena.
"Non mi ricordo l'ultima volta che ho perso a scacchi" disse, un po' abbattuta.
"Io ho perso ieri" ammise lui.
Pansy alzò lo sguardo. "Contro chi?" domandò.
"Ginny. Ma mi ha distratto facendomi domande imbarazzanti."
Oh là là. Domande imbarazzanti?
Lei fece un sorriso da Serpeverde. Non un ghigno, ma molto simile. E a Ron piacque molto.
"Tipo?" gli chiese e lui scosse le spalle.
"Mi ha chiesto se ho messo incinta una quindicenne" rispose il ragazzo, e il viso di lei si fece serio.
"E tu che hai risposto?" Lui la guardò senza dire niente. Era serio anche lui, adesso. Ma se avesse saputo quello che lei stava pensando, avrebbe risposto subito.
Pansy aspettò che lui rispondesse. Nel silenzio che c'era, sentì il suo cuore battere come se fosse sotto effetto di un Sonorus, ma lui rimase zitto. Era una confessione? Era venuto a dirle questo? Che aveva messo incinta sua sorella? Che era lui il padre del bambino? Perché non diceva niente?
Così riprovò: "Quindi sei stato tu?"
Ron si riscosse da quell'attimo di trance. Si era incantato a guardare i suoi occhi. "Come? No, no. Non sono stato io" disse, scuotendo la testa.
Lei sospirò e il ragazzo la guardò ancora negli occhi. "Sai cosa penso?"
Pansy fu contenta. Sospirò di gioia. Anche se il suo problema non era ancora risolto. Ma il fatto che non fosse stato lui, la rincuorava. Ora doveva solo trovare il Grifondoro giusto. Si sentì stanca.
"Cosa pensi, Weasley?" gli chiese e quando la sua mano le toccò la guancia sussultò, trattenendo il fiato quando scese ad accarezzarle il collo.
Si avvicinò a lei e le sussurrò all'orecchio: "Penso che tu abbia la febbre". Lei non riusciva a muoversi, né a pensare, comunque.
Quando riuscì a mettere insieme i pensieri, ghignò (o almeno ci provò) e disse: "Ecco perché hai vinto". Lui sorrise.
"Sicuramente è stato per quello" disse ironico.
"La prossima volta ti faccio domande imbarazzanti anch'io" concluse lei.
Se Madama Chips non fosse arrivata in quel momento, lui l'avrebbe baciata. Sì, ne era sicuro. L'avrebbe fatto.
O forse no: era un vigliacco. Aveva paura che lei lo rifiutasse ancora. O forse non l'aveva fatto perché non voleva baciare la ragazza di un altro. Si raccontò un po' di scuse fatto sta che, quando la Chips portò il termometro, lui non l'aveva baciata. Anche se voleva. La vide guardare il termometro, sconsolata, e annuire.
La porta dell'infermeria si spalancò e un gran vociare riempì la stanza. Due ragazzi entrarono reggendo un terzo sotto le braccia. Tutti e tre ridevano a gran voce e facevano una gran confusione.
Pansy, Ron e Madama Chips si voltarono tutti e tre nello stesso momento. E nello stesso momento in cui l'infermiera andò incontro ai tre alzando la voce, Pansy imprecò e Ron si voltò verso di lei, stupito.
Merlino, Merlino, Merlino! Nott! Quei ragazzi stavano reggendo Nott!
Sentì Rowie spiegare alla Chips come si era fatto male Nott e del fatto che tutti e tre pensassero che si fosse rotto un piede. Guardò il piede di Nott, senza scarpa, che era gonfio e tutto blu. Era rotto davvero. Però qel troll di un ragazzo rideva. E ridevano i suoi amici.
Lo accompagnarono in un letto dall'altra parte della stanza e Madama Chips sentenziò la stessa cosa: il piede era rotto. Gli spiegò che gli avrebbe dato una pozione, dopo avergli rimesso in linea tutto. E l'indomani pomeriggio l'avrebbe mandato via. E gli disse anche che gli avrebbe fatto male. Pansy pensò che non ne gliene avrebbe fatto abbastanza, comunque.
Non voleva rimanere lì con lui quella notte. Quando Nott li vide, ghignò, tanto per cambiare.
"Parkinson, Weasley, che bella sorpresa!"
Nott venne appoggiato, non proprio silenziosamente, dai compagni di casa. Ron non capiva bene cosa pensasse la Parkinson, ma il suo viso non gli piaceva per niente. Nott continuò a ridere quando Madama Chips sparì nel suo ufficio parlando di pozioni.
"Parkinson, come sei bella stasera. Cosa hai fatto?" la stuzzicò Nott e Ron vide la sua bocca diventare una linea dritta, come non era mai successo, neanche gli anni passati.
"Si chiama lavarsi, Nott. Dovresti provarlo, qualche volta. Ti farebbe bene" rispose a tono la ragazza.
Nott fece una smorfia e i ragazzi con lui ridacchiarono. Ron riconobbe Rowie, il ragazzo che voleva schiantarlo, in uno dei due accompagnatori, aveva già visto anche l'altro, giocava a Quidditch nella squadra Serpeverde ma non riusciva a ricordarsi il nome.
"Rowie, guarda chi c'è" gli disse e fece un passo verso di lui, ma la Parkinson gli posò una mano sul braccio per fermarlo. Rowie, da bravo Serpeverde, scappò via. Il suo amico lo seguì subito.
Nott guardò i due ragazzi che erano fuggiti come se fossero stati sterco di drago. Poi il Serpeverde riportò lo sguardo su di loro, li squadrò entrambi, per bene, e dovette dedurre dalla vestaglia di Pansy che fosse lei quella in infermeria, perché quando aprì bocca disse: "Weasley, sei venuto a trovare la Parkinson? Le hai fatto già una dichiarazione? Oppure ho interrotto qualcosa di più spinto?" chiese e ghignò, ancora.
Pansy decise in fretta. La febbre non poteva metterla KO.
"Nott sei un idiota" disse e tirò la tenda quel tanto che bastava a nasconderli alla vista del ragazzo, poi si voltò verso il Grifondoro, gli mise in mano il termometro e dichiarò sottovoce: "Mettilo in bocca e provati la febbre. Per favore. Io stanotte non rimango qui per nessun motivo".
Sentì Nott ridere e dire qualche stupidaggine a voce alta.
Ron si ritrovò con il termometro in bocca, nascosto dalla tenda, alla vista di Nott e a quella dell'infermiera.
Si sentiva stupido, ma lei sembrava preoccupata, così non disse niente.
Quando Madama Chips si avvicinò al letto di Pansy, lei gli strappò il termometro e lo mise in bocca, giusto in tempo per farsi trovare così dall'infermiera. Madama Chips le disse sorridendo che non aveva febbre e che poteva tornare nei sotterranei. Poi guardò il rosso e disse: "L'accompagni tu?" Lui annuì.
Mentre la strega sistemava il piede di Nott (e lui urlava di dolore) Ron sparì oltre la porta adiacente l'infermeria e Pansy si cambiò velocemente. Quando tirò di nuovo la tenda, la Chips stava sgridando Nott perché non stava fermo così solo lei vide Weasley che usciva furtivamente dall'ufficio dell'infermiera e alzò un sopracciglio con fare curioso.
Lui scosse la testa e indicò con un cenno del capo la porta.
Si avviarono dopo aver salutato la strega, una davanti all'altro, quando la Parkinson salutò ironica Nott, che doveva aver capito che lei se ne andava per colpa sua, perché disse ad alta voce: "Parkinson, ma lo sa Weasley che saresti stata la puttana di Tu-sai-chi se avesse vinto lui?"
La mora si bloccò, tanto che Ron le finì addosso e, gentilmente, la sospinse verso l'uscita, nel momento in cui si stava voltando verso il Serpeverde.
Un secondo dopo aver aperto bocca, Nott urlò in maniera disumana. Ron si girò e vide la Chips appoggiata di peso sul suo piede con uno sguardo severo in viso. Subito dopo si chiuse la porta alle spalle. Quando furono fuori, lei si voltò verso di lui, ma non disse niente, non alzò neanche lo sguardo.
Ron le mise una mano sulla spalla e disse: "Vieni".
La spinse nella prima aula che trovarono e chiuse la porta magicamente. Lei si guardò intorno e poi tornò su di lui con sguardo interrogativo. Ron le fece cenno di sedersi e tirò fuori da sotto il maglione un boccetto a collo largo.
"Cos'è?" chiese lei.
"Pozione per la febbre. La Chips l'aveva preparata per te, nel caso avessi tenuto in bocca il termometro" rispose Rone e lei annuì senza dire più niente. Ne bevve metà senza dire niente.
"Aspettiamo dieci minuti e poi ti accompagno ai sotterranei, ok?"
Dopo dieci minuti, Pansy era davanti alla porta dei sotterranei a guardare la schiena di Weasley che se ne andava.
Non era riuscita a dire niente. Probabilmente adesso non avrebbe più rivisto il Grifondoro. Non dopo quello che aveva detto Nott.
Sospirò: era meglio così e lo sapeva benissimo.
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Ritorno a Hogwarts
Hayran Kurgu(Completa) Storia vincitrice 'Miglior Sinossi' al Wattpad Pulitzer 2018 È finita la guerra. La scuola viene ricostruita e Ginny, Harry, Hermione e Ron tornano a Hogwarts per i M.A.G.O. Ma non va tutto come ci si aspetta. Hemione e Ron non sembrano f...