68. Riavvicinamenti e nuovi litigi

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Ginny chiese a Harry se si fosse annoiato appena rimasero soli. Il pomeriggio era stato fantastico. Aveva mangiato poco per il nervosismo e per non appesantirsi, poi aveva rintracciato Harry e insieme avevano camminato fino all'ufficio postale di Hogsmeade, dove un signore con la barba bianca molto gentile li aveva accolti e lasciato che si smaterializzassero in Galles.
Harry le sorrise. "Assolutamente no. Mi è piaciuto tantissimo. E anche conoscere Gwenog Jones!" Si toccò la tasca interna del mantello dove aveva messo le due figurine delle cioccorane autografate dalla giocatrice (una era per Ron).
Anche Ginny sorrise. Aveva paura che rimanere seduto a guardare sarebbe stato noioso e invece lui era stato carino. Carino e gentile, come sempre. Sospirò. Si smaterializzarono all'ufficio postale e si fecero vedere dal signore con la barba bianca che sorrise loro amichevolmente.
Uscirono dall'ufficio postale e si incamminarono verso la scuola. C'era freddissimo. Molto più che in Galles. Camminarono vicini senza dire niente. Ginny era stanca ma soddisfatta.
"Ti ricordi di un tipo di nome Derrick, Peregrine Derrick? Un Serpeverde che giocava a Quiddicth?"
Il viso di Harry si piegò in una smorfia. "Sì. Un battitore. Perché?"
Lei alzò una spalla. "Oggi ho diviso il calderone con suo fratello. Non mi ricordavo di Peregrine, ma Mike diceva che tu te lo saresti ricordato di sicuro" spiegò.

Harry si fece più attento. Chi era Mike? E perché Ginny era finita con un Serpeverde? Un maschio, poi? La guardò di sottecchi, ma lei sorrideva senza dire niente.
"Derrick e l'altro battitore avevano colpito Baston a tradimento. Si sono beccati un rigore" spiegò.
"Ecco perché era così sicuro che te lo saresti ricordato!" esclamò lei.
E cos'altro si erano detti? "E cos'altro vi siete detti?" si informò infatti.
"Oh, abbiamo fatto uno scherzo a Harper. Ti ricordi di Harper? Il cercatore al posto di Malfoy?" Harry annuì e lei andò avanti: "Quell'idiota ha detto una cavolata perché non avevo scelto lui e Mike è riuscito a fargli prendere un brutto voto" esclamò contenta; adesso rideva. Troppo.
Harry era gelosissimo. Se avesse avuto quel tale Mike fra le mani in quel momento, non sapeva cosa gli avrebbe fatto. Cercò di rilassarsi e rimanere calmo. "E la vostra pozione com'è andata?"

Lei si voltò verso di lui. "Oh, non è stata la pozione meglio riuscita, ma mi sono divertita". Almeno Derrick era riuscito a distrarla dal pensiero dell'allenamento. Le due ore erano volate.
"Dovresti sceglierlo anche la prossima volta, allora" disse nervosamente. Lei alzò le spalle.
"Magari lo farò. Devo conoscerlo meglio" disse e non si accorse che Harry si era irrigidito.
"Come mai?" chiese lui.
Ginny sorrise ancora. "Sarebbe perfetto per Luna!"

Harry guardò in direzione della ragazza. "Luna?"
"Sì. Trovo starebbero bene insieme. Devo riuscire a farli uscire" spiegò.
Lui si rilassò davvero. Luna, certo; Luna poteva uscire con chi voleva. Anche con Mike. Annuì. Si avvicinò e le prese la mano guantata senza dire niente. Lei ricambiò la stretta e gli lanciò un sorriso dal basso.
Quando arrivarono nel cortile della scuola, Harry si fermò e le tirò il braccio per farla girare. "Andiamo a Hogsmeade insieme, sabato. Solo io e te. Andiamo da Mielandia, al parco o alla stazione. Dove vuoi tu. Ma andiamoci insieme". Harry aveva parlato con tono basso ma fermo.
Lei sorrise e annuì. "Scusa se l'altra volta ho reagito così, io non..." Harry non voleva sentire altro. Fece un passo e la strinse fra le braccia prima di chinarsi sulle sue labbra. Era tutto il giorno che voleva farlo.
"È ora di rientrare."
Gazza, sul portone della scuola, li guardava con il suo sguardo vacuo. Harry vide Ginny annuire e tirarlo per la mano per entrare al castello. Salirono ridendo le scale e attraversarono i corridoi. Sarebbe stata ora di cena fra non molto. Davanti al quadro della signora grassa, la ragazza gli diede un bacio e disse: "Vado a far la doccia, ci vediamo a cena?"
Lui annuì senza dire niente. Riuscì a baciarla un'altra volta e poi entrarono dal ritratto. Ginny scappò verso la scala a chiocciola del dormitorio femminile e Harry si diresse verso le camere dei ragazzi sorridendo.

***

Prima di cena Draco si incamminò verso il settimo piano. Sorrise del fatto che Hermione gli avesse mandato un gufo di pergamena per chiedergli di incontrarlo e avrebbero potuto avere la stanza delle necessità tutta per loro, se non era già arrivato qualcun altro.
Nel pomeriggio Draco aveva incontrato sua madre e lei gli aveva detto di aver incontrato Pansy e di aver fatto un'interessante chiacchierata. Poi sarebbe andato a chiederle di cosa avessero parlato; sua madre non glielo aveva detto.
Ma aveva ricevuto una bella strigliata da parte sua per il fatto di non averle detto che era andato al Ministero. Si era arrabbiata tantissimo. Pensava che lui sarebbe andato ad Azkaban con lei. Certo. Come no: mamma e papà insieme nella stessa stanza.
Non aveva ancora deciso se andare da suo padre o no. Ma avrebbe deciso lui se, quando e con chi. Su questo era stato irremovibile. Per fortuna sua madre aveva capito. Alla fine gli aveva dato un freddo bacio sulla guancia e in silenzio lui l'aveva accompagnata all'ingresso della scuola.
Poi, prima di andare via, lei gli aveva detto: "Sai chi altri ho incontrato? La babbana amica di Potter. Te la ricordi? Quella che hanno portato al Manor Greyback e i suoi scagnozzi". Draco si era irrigidito. E aveva visto sua madre sorridere. Non il solito sorriso. Il sorriso che riservava a lui. "Avevo immaginato qualcosa del genere. Stai attento, Draco", ed era uscita dal portone.
L'aveva guardata finché non era uscita dalla proprietà di Hogwarts e l'aveva vista smaterializzarsi. Aveva capito? E cosa aveva capito? E a cosa doveva stare attento?
Hermione lo aspettava al settimo piano. Quando lo vide arrivare gli sorrise. "Ciao".
"Ciao, piccola" rispose lui. Si chinò a baciarla prima di aprire la porta della stanza delle necessità.
Sorrise guardando la stanza. Le prese la mano e la trascinò dentro. Lei si sedette sul letto senza guardarlo. Sembrava nervosa. "È successo qualcosa?"
"Oggi ho visto tua madre" esordì la riccia. Draco smise di sorridere: pensava che Hermione non l'avesse vista.
"Oh, davvero?" Non le disse che Narcissa l'aveva riconosciuta.
"Lei... non ti ha detto niente?" gli chiese la ragazza.

Hermione non sapeva come affrontare l'argomento. Sapeva che Narcissa l'aveva riconosciuta. Ma cosa aveva detto a Draco? Adesso le venne qualche dubbio. Vide il ragazzo corrugare la fronte.
"Cosa doveva dirmi?" le chiese, con la fronte corrugata.
Sospirò.

Draco guardava Hermione senza capire bene la situazione. Cosa doveva dirgli sua madre?
"Ti ha sgridato per qualcosa che hai fatto?" continuò lei. Draco si sentì arrossire. Si sentiva un bambino, un bambino di cinque anni.
"No" mentì Ma non riuscì a guardarla e dovette spostare lo sguardo. Come faceva lei a saperlo? Era impossibile che li avesse visti. Quando aveva accompagnato sua madre fuori dal castello, dopo la loro discussione, non avevano incontrato nessuno. E nessuno poteva averli sentiti litigare su suo padre. Sua madre aveva insonorizzato la stanza, da brava purosangue aveva imparato come non far sapere in giro i fatti loro.

Le stava mentendo! Draco le stava mentendo! "No?" gli chiese, anche se sapeva già la risposta corretta.
"No. Per cosa doveva sgridarmi?" Ora lui la stava guardando negli occhi. Quante altre volte lo aveva fatto? Su quante cose aveva mentito? E a quante cose lei aveva creduto? Le si informicolarono le braccia. Merlino, Merlino, Merlino. Non adesso.
"Forse perché sei andato al Ministero senza dirglielo?"
La faccia del biondo ora era impagabile.

Draco spalancò occhi e bocca. Come faceva a saperlo lei?
"Come fai a sapere che sono andato al Ministero?"
Poi si ricordò: la piccola Weasley. Lei gli aveva detto che qualcuno lo aveva visto. E quel qualcuno lo aveva detto a Hermione. Santo Salazar! Lei aveva salvato il mondo magico, probabilmente si scriveva tutti i giorni con il Ministro o cose così. Avrebbe dovuto pensarci.
"Perché non mi hai detto che ci andavi?" gli chiese. Il suo sguardo era deluso. Deluso e arrabbiato. La sua voce si era incrinata. Lui sospirò.
"È una cosa mia."

Hermione riconobbe le sue stesse parole. Anche lei non gli aveva detto del C.R.E.P.A. ma il gesto di lui le sembrava meno innocente del suo.
"Immagino che tu abbia ragione" disse.
Si alzò e fece per uscire dalla porta quando lui la bloccò per un braccio. "Dove vai?"
"In dormitorio."

"Aspetta" disse Draco, fermandola mentre andava via.
Forse poteva dirle perché era andato al Ministero. Lei avrebbe capito e lo avrebbe lasciato stare.
"Ok. Sì, sono andato al Ministero. E mia madre mi ha sgridato" confessò. Anche se ancora non sapeva come facesse a saperlo lei.
"E perché ti ha sgridato?" gli chiese.
"Perché l'ho fatto di nascosto."
"L'hai tenuto nascosto anche a me. Dovrei sgridarti?"
Lui ghignò. "Vuoi sculacciarmi?"
Ma lei non aveva voglia di scherzare. "Perché non mi hai detto che volevi andare ad Azkaban?" sbottò.

Hermione si era spazientita quando lui aveva tentato di fare lo stupido. Non era il momento. Lo vide diventare di ghiaccio.
"Come fai a sapere che voglio andare ad Azkaban? Non può avertelo detto nessuno al Ministero. Il segreto professionale..."
Adesso la riccia era nervosissima. "Ma quale segreto professionale! Ce l'ha detto tua madre!"
La faccia di Draco era sempre più pallida e rigida. Aveva l'impressione che potesse sgretolarsi da un momento all'altro.

"Mia madre?" Draco era sempre più stupito.
Sua madre non gli aveva detto di aver parlato con Hermione, ma solo di aver parlato con... "Pansy! Te l'ha detto Pansy?" Vide la riccia sbuffare e i suoi capelli agitarsi insieme a lei.
"Eravamo insieme quando tua madre ce l'ha detto" spiegò, lentamente come se fosse stupido.
"Mia madre non avrebbe mai detto una cosa così personale a..." si interruppe da solo prima di finire la frase.
"A me?" concluse Hermione. "Hai ragione. Probabilmente non ce lo avrebbe detto, se la Parkinson non l'avesse indovinato per prima. E purtroppo per voi, c'ero anch'io".
Draco corrugò la fronte Quindi sua madre aveva parlato con tutte e due? E perché non glielo aveva detto? "Eravate insieme?" chiese sempre più incuriosito. "Mia madre mi ha detto di aver incontrato solo Pansy".
Hermione alzò un sopracciglio in maniera perfetta. "Perché non sono stupita? Tua madre ha una mente contorta!" Lui alzò una spalla.
"Viveva con mio padre."
Lo disse come se fosse una spiegazione plausibile.

Il suo sguardo era rassegnato, come se fosse una cosa normale. Hermione alzò le spalle, accettando la sconfitta. "Ma sai che cosa? Non mi interessa. Vai da tuo padre. Vacci da solo. Vacci con la Parkinson. Portati un boccetto di pozione della pace. Bello pieno. Per quando starai male, e SE starai male. Non sono fatti miei".
Si alzò e questa volta riuscì ad aprire la porta e uscire in corridoio. "Aspetta! Hermione, ma cosa..." Lui l'aveva seguita.
Hermione si voltò verso il Serpeverde e, tirando fuori la bacchetta, lo fece fermare sul posto. "Non ti muovere. È una cosa tua. Hai ragione. Tua madre non me l'avrebbe mai detto. Hai ragione anche su questo. Ma pensavo che me l'avresti detto tu. Ho sbagliato io. Pensavo che fidarmi di te sarebbe stata la cosa migliore. Mi sbagliavo ancora. Mi ero illusa che... Mi ero illusa" concluse tristemente.
Si allontanò all'indietro, ancora con la bacchetta puntata, finché non girò l'angolo.

Draco non le corse dietro. Non questa volta. La guardò andare via.



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