30. Un regalo per Ron

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Harry e Ron tornarono in sala comune dopo aver passato il pomeriggio in biblioteca a fare i compiti. Non avevano parlato delle ragazze; né di Hermione, né di Ginny, né di nessun'altra ragazza.
Tutti e due erano rimasti un po' sulle loro senza parlarsi troppo ma, alla fine, avevano fatto compiti per tutta la settimana. Era stato un record.
Harry si fermò in sala comune con Dean e Lydia, una ragazza del sesto anno che faceva parte della squadra di Quidditch, per aggiornarli sul cambio di calendario per gli allenamenti.

Ron salì in camera per appoggiare il materiale scolastico e la sua attenzione andò direttamente alla finestra, dove un bellissimo gufo reale si era appena posato sul davanzale. Incuriosito, aprì la finestra e il gufo entrò nella stanza, andando a depositare sul suo letto un pacchetto e poi volò sulla spalliera del letto.
Ron riconobbe Woddy, il gufo della Parkinson. Gli andò vicino e lo grattò sotto la testa, dove sapeva che gli piaceva essere coccolato. Guardò il pacchetto incuriosito, ma deciso ad accontentare prima il gufo, cercò un boccone da dargli.
Nel baule trovò la scatola dove teneva la carne secca per queste occasioni e gliene diede un grosso pezzo: era stato bravo e voleva premiarlo. Il gufo strofinò la testa contro la sua mano e velocemente afferrò con il becco la carne, volando via. Ron chiuse la finestra e tornò sul letto.
Appoggiò per terra la borsa e si sedette appoggiandosi alla testiera del letto. Aprì il pacchetto e gli cadde in grembo un porta sigarette (d'argento?) e un biglietto di pergamena.

Vista la tua onestà, non ho voluto tenermi i soldi.
Ti faccio un regalo.
Qui ci sono dieci sigarette diverse, compreso quelle che fumo io (e l'ultima che ho sequestrato a un ragazzino del quarto anno, che è 'artigianale')
Così potrai scegliere.

P.P.

Ps. Hai cercato le sigarette sbagliate, perché Mela e Cannella è il mio profumo, non quello delle sigarette

Ron sentì le orecchie diventargli calde. Aprì il portasigarette e lì, tutte in fila, c'erano dieci sigarette, tutte diverse, per colore della pergamena, per lunghezza e per fattura. Guardò l'ultima: com'era strana!
Ne aveva viste parecchie, ma non ne aveva mai fumato. Merlino, aveva fumato la sua prima sigaretta strappandola dalla bocca della Serpeverde! Sorrise al ricordo.
Chiuse il portasigarette e lo infilò nella tasca del mantello, che aveva ancora addosso, poco prima che entrasse Neville nella stanza.

***

Quella sera a cena, Hermione era molto calma e sorridente, Ginny lo notò subito ma non disse niente. Le andò vicino e si scusò per quello che aveva detto a pranzo, ma lo fece sottovoce, in maniera che sentisse solo lei. Hermione si scusò per quello che aveva detto la mattina e fecero pace.
"Così andrai alla festa dei Serpeverde, venerdì?" le chiese.
"Già" rispose Ginny.
Hermione aveva parlato a voce alta e anche Harry e Ron avevano sentito.
"Puoi venire anche tu, se vuoi" le propose. Non disse 'se ti è passata l'arrabbiatura verso i Serpeverde', ma fu quello che le due ragazze si dissero telepaticamente. Hermione sorrise.
"Non lo so. Vedrò."
Ron  guardò la sorella e le chiese: "Vai alla festa nella sala comune dei Serpeverde? Ci vai da sola?" Ginny alzò le spalle.
"Ci sarà di sicuro altra gente. Perché non vieni anche tu?"
Non incluse Harry nell'invito perché l'ultima cosa che voleva fare era passare la serata a guardare quello che faceva lui. Erano già una tortura la sala comune e gli allenamenti di Quidditch, voleva stare tranquilla per un po'. Era meglio non vedere. E poi come aveva detto la Parkinson (e lei si era trovata pienamente d'accordo) 'avevano bisogno di divertirsi'.
Sapeva che quel giorno la Serpeverde e Camille avevano parlato con la McGranitt e il giovedì Camille avrebbe avuto una visita al San Mungo per controllare tutta la situazione, così immaginava il nervosismo della Serpeverde e la sua voglia di non pensarci almeno per una sera.
"Se verrò sarà solo per controllarti" disse il rosso, indicandola con la forchetta. "Allora sarà una serata divertente per tutti e due" gli rispose ironica facendogli una boccaccia.
Hermione giocherellava con il cibo. Era stato il pomeriggio più bello della sua vita. Quando si era svegliata lo aveva fatto fra le braccia del più bel diavolo biondo del mondo. Cioè, questo era quello che aveva pensato.
Poi aveva realizzato che si trattava di Malfoy. L'aveva chiamato per capire se fosse reale o stesse ancora sognando (quando prendeva quella pozione, la sua mente faceva viaggi strani), lui le aveva sorriso, le aveva accarezzato la guancia e le aveva detto che si sentiva un troll.
La ragazza aveva riso, e lui aveva appoggiato le labbra sulle sue, rubandole il suono. Lei era rimasta subito stupita, ma si era ripresa subito, ricambiando il suo bacio. I primi minuti ebbe paura che da un momento all'altro lui si tirasse indietro come il giorno prima, provocandole  un'umiliazione totale. Si era fatta coraggio, aveva preso l'iniziativa e lui si era spostato quando lei lo aveva baciato. Invece adesso...
Quando capì che lui non si sarebbe tirando indietro, gli passò le mani intorno al collo, Draco si spostò su di lei e le infilò una gamba fra le sue.
Hermione si sentiva viva. Serena. Lui aveva ripreso a baciarla. Sulle labbra, sul collo, sulla pelle esposta fra i bottoni aperti della camicetta. Lei gli accarezzava i capelli e gioiva di ogni suo contatto.
Non lo fermò. Neanche quando sapeva che sarebbe stato giusto farlo. E quando lui si fermò da solo, lei non glielo permise. Che fosse una sola volta o per sempre, quel pomeriggio voleva che lui fosse suo. E voleva essere sua. E così successe.

***

Draco guardò tutta sera il tavolo dei Grifondoro. Tanto che venne prese in giro da più persone, ma non se ne curò (né li minacciò, e per questo si sentì superiore).
Notò Zabini dire qualcosa all'orecchio di Pansy e la ragazza, che aveva passato gli ultimi due giorni con uno sguardo strano, sorrise guardando verso il biondo.

Pansy, mentre beveva, si girò e cercò di capire dove guardasse Draco. Quando vide la Granger alzare lo sguardo verso di loro e sorridere al biondo, intuì qualcosa.
Sorrise e vide che la Weasley l'aveva vista e, per un attimo, non seppe se salutarla o no, ma poi la rossa alzò la mano e le sorrise. La salutò anche Pansy, contenta che l'avesse fatto, e mentre alzava la mano, si girò anche suo fratello e lei salutò anche lui che rimase un po' stupito e poi ricambiò il saluto.
Sembrava il giorno delle partenze, tutti a salutarsi, pensò senza cattiveria.

Harry non si voltò a vedere chi aveva salutato Ginny, ma quando finirono di mangiare e si alzarono, guardò verso il tavolo dei Serpeverde e vide Malfoy proprio nella direzione in cui aveva guardato la ragazza. E lui era stato l'unico che lei non avesse invitato per venerdì. Non che fosse interessato, comunque. Però, se lei non avesse avuto niente da nascondere...
"Harry, vieni con me venerdì?" Ron gli si accostò mentre tornavano in sala comune. Ginny, poco più avanti scherzava con Neville.
"Non penso" gli rispose.
"Dai! Non mi manderai da solo nella tana delle serpi?" disse scherzando il rosso.
"Ho un appuntamento" mentì.
Ron assottigliò gli occhi; sapevano tutti e due che non era vero.
"E con chi?" Harry alzò le spalle e borbottò qualcosa.
"Dai, vieni. Almeno mi divertirò, altrimenti mi toccherà stare appoggiato al muro da solo. Dai, sicuramente ci saranno delle altre ragazze..." Harry sentì solo 'altre ragazze'.
"Preferisco non venire" capitolò. Ron non gli disse niente.
"Sabato però andiamo da Mielandia?" chiese quando arrivarono davanti al quadro della signora grassa.  Harry annuì e affrettò il passo.

Ritorno a HogwartsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora