50. Subito e troppo tardi

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Erano ancora a tavola, quando Ginny iniziò a dar segni di nervosismo. Ron riuscì a far arrivare il dolce prima di alzarsi e chiederle di seguirlo.
Andarono in camera della ragazza. "Che succede? Prima quella sfuriata con la mamma, adesso sei così strana. È tutto a posto, Ginny?" Lei sbuffò.
"Io non lo so, va bene? Anche Hermione prima mi ha fatto la stessa domanda. Non ho niente, ok? A voi non capita di avere delle giornate no?" rispose.
"Non era mai successo che te la prendessi con la mamma" sostenne Ron, guardandola stranito.
La strega sbuffò più forte. "Ha fatto la torta alla melassa!"
Lui sorrise. "E quindi?"

"Non doveva farla! Lui non se la merita!"
A Ron sparì il sorriso. "Intendi Harry? Perché non se la merita?" Ginny si rese conto di aver esagerato. Si sedette pesantemente sul letto. "Mi ha lasciato perché..."
"So perché ti ha lasciato" la interruppe Ron e lei lo guardò dura.
"Mi ha lasciato perché è un troll!" dichiarò.

Ron alzò le spalle. Adesso avrebbe voluto fumare. "Non la starai tirando avanti un po' troppo?" Il viso della ragazza divenne arrabbiato.
"Io sono stata male."
"Anche Harry" lo difese lui. Ginny sbuffò ancora, con una strana smorfia.
"Mi fa piacere" mentì.
"Non è vero. Non ci credo" disse il fratello.

"Lui pensava che l'avessi tradito con Malfoy. Hai presente? È assurdo. Io con Malfoy!" Ginny si rese conto da sola di aver alzato la voce. Ma era strano solo per lei?
Lui alzò le spalle, dicendo: "Nessuno si immaginava neanche Hermione con Malfoy".
Ginny sbuffò ancora, arrabbiata. Perché non capiva? "Lui mi ha spiata, non si fida di me!"
"Ma non è vero"
"Ha guardato la mappa. E ha controllato cosa facessi. Questo è spiare. Non riesco a fidarmi più. La prossima volta cosa succederà? Di cosa mi accuserà?", si interruppe e lo guardò. "Giurami che non parlerai con lui di questo" Ron fece una faccia strana, che lei non capì. Voleva parlare con lei per poi andare da lui a dirgli tutto quello che si erano detti? "Giuramelo. O non ti parlo più" lo minacciò.
Lui fece un sorrisino furbo e le domandò, sornione: "Non mi parli più?" lei non riuscì a nascondere il sorriso che le affiorò sulle labbra.
"Dai", poi tornò seria "ti prego, non dirgli niente" Lui annuì. "Non so cosa fare. Davvero. Dovrei cercarmi un altro..."
"Ma non è vero" disse lui, sospirando stanco.
Ginny lo guardò con gli occhi sbarrati. E mentì: "E invece sì".
Ron alzò gli occhi al cielo. "Forse allora si troverà un'altra anche lui."
"Magari" mentì ancora Ginny.
Ma speriamo di no.


***


Harry aveva visto i due fratelli andarsene dalla tavola e non li aveva visti tornare. Cosa doveva fare? Cercarli? Andarsene via? Doveva tornare a Grimmauld Place? La signora Weasley dovette leggergli le cose in faccia perché gli disse: "Tu non andrai da nessuna parte, Harry".
Harry guardò il piatto e non alzò più lo sguardo. Dopo poco Ron tornò giù e si risedette vicino a lui. Gli bisbigliò, per non farsi sentire da sua madre: "Ho voglia di fumare, vieni fuori con me?" Harry annuì e lo seguì fuori.

"Andiamo nel capanno?" gli chiese Harry quando lui tirò fuori le sigarette. Ron scrollò le spalle. Per Godric, meglio di no!
"Dici che me ne devo andare via?" chiese il moro dopo un po'.
L'amico lo guardò. "Perché dovresti andare via?"
Harry si sedette sulla panchina. "Sono di troppo" dichiarò, forse un poì stanco.
Ron sbuffò il fumo. "Non sarai mai di troppo, qui. Dovresti saperlo" gli rispose.
Harry guardò verso la casa: Ron seguì il suo sguardo verso il terzo piano. Le lanterne in camera di Ginny erano accese.
"Forse è il caso che tu smetta di guardarti intorno e faccia qualcosa" Harry si voltò verso di lui.
"Hai ragione" disse. Si alzò e si incamminò verso casa.
Ron, che non se l'era aspettato, dovette rincorrerlo per chiedergli: "È un problema se io esco?" Harry scosse la testa, ma il rosso non era sicuro che avesse capito bene "Sicuro?"
"Certo. Non sei mica la mia balia" dichiarò, sorridendo. Fece un altro passo e poi si voltò "Trattala bene. Ne ha bisogno".
A Ron cadde il mozzicone di sigaretta "Come?" Tirò fuori la bacchetta, fece sparire tutto e raggiunse l'amico. "Come hai detto?"
"Sarò un troll, ma mi accorgo ancora di alcune cose" gli disse sorridendo e Ron sorrise a sua volta.
"Ok. Ma non dirlo a mia sorella."
Harry lo guardò inclinando la testa. "Tua sorella?"
"È una storia complicata" disse Ron. Harry alzò una spalla.
"Allora non farò domande". Poi si girò ed entrò in casa.
Come mise piede oltre l'uscio si sentirono le voci degli altri. Erano quasi tutti in soggiorno: Ron fece un giro nel cortile, poi decise di aspettare che tutti fossero a letto, per andare in soggiorno e usare il camino in santa pace.
Così entrò nel capanno. Si diresse verso il tavolo e la scatola dei gatti. Quando vide il carillon, si fermò. Chissà se sarebbe riuscito ad aprirlo. Forse avrebbe scoperto cos'era un meccanismo.


***

Harry cercò di non farsi notare e salì al terzo piano. Bussò alla camera di Ginny e aspettò. Aspettò ancora e ribussò.
"Lei non c'è" disse una voce alle sue spalle. Harry si voltò verso George, che lo guardava dalla scala. "È andata da Hermione" continuò lui. Merlino. Aveva aspettato troppo.
"Oh. Sì. Ha fatto bene, così... ehm... può passare una bella serata" balbettò imbarazzato. Una bella serata senza di me. Non sapeva cosa dire.
"Dovreste parlare" disse il rosso. Harry sospirò ancora.
"Me lo dicono tutti..." rispose il sopravvissuto.
"Giochiamo a poker? Prometto di provare a non barare" disse George indicando con il pollice camera sua. Harry annuì e si avviò per la scala, dietro al rosso.

***

Ci volle un'ora prima che il soggiorno si svuotasse. Ron fremeva e continuava a guardare il camino.
Forse poteva andare a casa di Harry smaterializzandosi e poi prendere il camino da lì. Oppure al Tiri Vispi, avrebbe potuto usare la metropolvere anche da lì.
Quando improvvisamente in soggiorno rimase solo lui, prese la polvere dal vaso sulla mensola e, prima che potesse scendere qualcun altro, buttò la polvere nel camino e disse la sua destinazione.


***

Pansy stava bevendo una burrobirra seduta sul bovindo del suo nuovo soggiorno e leggeva un romanzo. Uno di quelli che sua madre non voleva che leggesse. Si sentiva benissimo. Le sembrava di essere in un sogno e di non vivere veramente. Quel pomeriggio...
Quel pomeriggio era qualcosa che non si sarebbe più ripetuto, lo sapeva benissimo, ma non le importava. Forse era meglio così. Alla fine era sempre così. Aveva detto che sarebbe venuto, ma lei non pensava che lo avrebbe fatto davvero.
Guardò il camino: la casa di suo padre era sua, avevano detto. E lei poteva farci quello che voleva. Per la prima volta in vita sua, era libera di scegliere.
Appoggiò il libro e guardò la stanza, desolatamente spoglia. Aveva intenzione di prendere con calma qualsiasi decisione, anche quella dell'arredamento. Infatti, il soggiorno, dopo essere stato imbiancato, presentava solo un divano, un tappeto, un tavolino e due poltrone, il tutto nelle vicinanze del camino. Il resto era tutto vuoto. Aveva arredato solo le stanze da letto: la sua camera, riempita con mobili trovati in soffitta dall'elfo e quella di Camille, che era stata indifferente, come se non considerasse quella casa sua. Ma in fin dei conti aveva ragione, passava a scuola molto più tempo di quanto ne passasse a casa, e così avrebbe fatto i prossimi tre anni, o forse no, per via del bambino.
La mora sospirò, e bevve un altro sorso, mentre si tirava le ginocchia al petto. Improvvisamente, il fuoco fece meno luce del solito e lei non fu più sola. Si girò verso il camino e un ragazzo fulvo di capelli, che tossiva e brontolava, era apparso sul tappeto. Chinato in avanti, con le mani sulle cosce.
Weasley! La mora sorrise. Era venuto. Venuto davvero.


Copertina: https://lucacavaninapoli.wordpress.com/2015/05/14/un-bacio-e-tutto-quello-che-posso-darti-beijo-bacio-disegno-amore-buongiorno-napoli-italia-love-instagram-foto-goodmorning-buenosdias-bonjour-bomdia-dolcezza-romantico-photo-kiss/

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