56. La serata di Ron

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Pansy era appoggiata con la schiena al petto del rosso, nella vasca da bagno.
Erano dentro da più di un'ora. Aveva fatto sparire i vestiti, e le sue scarpe, direttamente nella lavanderia degli elfi ed era sicura che fossero già stati lavati e stirati.
Aveva dovuto scaldare l'acqua già tre volte e si stava di nuovo raffreddando, senza contare che la schiuma viola era sparita da un bel po', ma nessuno dei due aveva voglia di uscire.
"Dovresti parlare con Ginny. Lei pensa che tu e Potter usciate tutte le sere con delle ragazze" disse al rosso.

Ron giocò con l'acqua e i suoi capelli. "E quindi?"
"Pensa che lui abbia un'altra. Che ci vada a letto."
Lui sospirò, prima di dire: "Non è un problema mio".

Pansy si innervosì. "Non dico che devi dirle che vieni qui. Basta che le dici che Potter non è con te!"
Il rosso le spostò tutti capelli davanti alla spalla. "Mica facciamo un'orgia, io e Harry" disse, facendole scorrere un po' di acqua sul collo e le spalle.
Lei sbuffò ancora, non riusciva a seguire la conversazione, così. "Ma lui dove va?" gli chiese, muovendo appena le spalle.
"Dorme in camera con George" spiegò.
"Non puoi chiedere a lui di dirle che non esce con te?"
"Ma che ti cambia?" chiese, facendole scorrere un dito sulla schiena. Pansy sapeva che stava seguendo le linee del suo tatuaggio. Non sapeva perché, ma a lui piaceva tantissimo farlo. Di solito, quando arrivava a toccare Sirio, la stella più luminosa della costellazione del cane, lei aveva smesso di ragionare già da un po'. Si spostò appena in avanti.
"Mi spiace per lei. Pensa che Potter si sia trovato un'altra e invece non è vero" spiegò.
"E tu che ne sai?" le domandò, baciandola sulla prima stella. A Pansy vennero i brividi: sapeva cosa sarebbe successo dopo. Dovevano finire quella conversazione al più presto. E doveva assicurarsi che lui parlasse con Potter.

"Lui non ha un'altra, si capisce. E lei è l'unica che lo pensa. O vuoi dirmi che si vede con una ragazza?" gli chiese.
Ron sbuffò. "No".
Lei si girò e si mise a cavalcioni su di lui. "Vedi?" esclamò, sorridendo.
A Ron non poteva fregare di meno, in quel momento, delle paranoie di sua sorella. "Ma a te i letti fanno proprio schifo?" disse ridendo, mentre lei si metteva comoda.
"In che senso?" chiese incuriosita.
Non lo capiva davvero o faceva finta? Il ragazzo non disse niente e lei si chinò a baciarlo, prendendogli il viso fra le mani. Quando si staccò da lui, ancora con le mani sulle sue guance, gli chiese: "Parlerai con tua sorella o almeno con Potter?"
Ron sospirò. Voleva corromperlo? Con il sesso? Non sapeva come funzionava con gli altri ragazzi che aveva avuto, ma non poteva lasciare andare la cosa così.
Le cinse la schiena con un braccio e con l'altro si aggrappò alla vasca mentre si alzava tenendola in braccio. La ragazza urlò, ridacchiando: "Cosa fai?"
"Farò in modo che lei lo sappia. E noi lo faremo in un letto, per una volta" sostenne.

Scavalcò la vasca e Pansy ridacchiò ancora. Lui si incamminò verso la porta, passò vicino alle bacchette e le fece cenno di prenderle poi continuò per la sua strada. Aprì la porta del bagno e riprese il cammino. Quando fu vicino al letto, la baciò e poi, senza preavviso, la lanciò sul materasso.
"Ehi!" esclamò lei, facendo finta di essere indignata.
"Io parlerò con lui, ma tu dovrai essere carina con me."

Le lanciò quello che sperò fosse uno sguardo malizioso. La mora ridacchiò e si intrufolò sotto la trapunta, coprendosi. "E poi sono io quella che ha tante pretese!"
Ron si infilò anche lui sotto la coperta, gioendo del fatto che il letto fosse disfatto solo da un lato, e l'abbracciò. Lei si avvicinò, lo baciò e intrecciò le gambe con le sue.

***

Dopo ore, Ron si svegliò di soprassalto.
Si guardò intorno, spaesato. Era ancora nel letto della Parkinson.
La ragazza era vicino a lui, addormentata. Su una sedia vicino alla parte del letto dove stava dormendo, c'erano i suoi vestiti, puliti e ripiegati, le sue scarpe e il mantello. Pensò di vestirsi e tornare a casa.
Si era alzato e aveva già infilato i boxer, quando la Serpeverde si agitò nel sonno: riconobbe il movimento che l'aveva svegliato. Quando lei iniziò a parlare, quasi si spaventò: "No. No. No. Non toccarmi. Lasciami. No! NOTT!"
Quando urlò la ragazza si svegliò, aprì gli occhi e si mise seduta. Quando si rese conto di essere nuda, si coprì con la coperta e si guardò intorno.
Ron si avvicinò al letto e si sedette vicino a lei. "Tutto bene?"
Per un attimo gli sembrò che lei si stupisse di vederlo lì. Doveva essere proprio un brutto sogno. "Stavi sognando" spiegò e le accarezzò una guancia.

Pansy annuì, appoggiando la guancia alla sua mano e chiudendo gli occhi.
"Vuoi raccontarmelo?" Lei spalancò gli occhi per un attimo e poi riprese un'espressione normale.
"No" rispose. Lui continuava a guardarla ma lei abbassò lo sguardo. Quando realizzò che il ragazzo era sopra la coperta capì che si stava rivestendo. "Che ore sono?" gli chiese.
"È mattina. Forse le cinque."
Lei annuì. Era giusto che tornasse a casa. Era stato con lei più delle altre volte. Dovette fare uno sforzo immane per non chiedergli di rimanere. Ma sarebbe stato umiliante e non voleva farlo, per nessuna ragione al mondo.
Il rosso gli passò una mano sulla schiena e le chiese: "Sicura che va tutto bene?" Pansy annuì.
"Hai sognato Nott?"
"NO!" rispose lei, forse troppo velocemente. Merlino.
"Sicura? Perché l'hai nominato..."
La mora spalancò ancora gli occhi. "Ho parlato?" chiese. Lui continuò ad accarezzarle la schiena. Merlino! Cosa aveva detto? Cercò di non dare importanza alla cosa.
"Ti sarai sbagliato" mentì. Il rosso fece una faccia strana, ma lei guardò da un'altra parte.

Ron non capiva. Aveva detto o fatto qualcosa di sbagliato? Continuò ad accarezzarle la schiena, mentre lei stava rigida e guardava il camino. La vide prendere la bacchetta e accenderlo. Tolse la mano da lei e rimase a guardare il camino. "Io..." iniziò.
"Tu stavi andando, giusto?" domandò lei, ma non aspettava una risposte e lui annuì confuso per il tono che aveva usato. Lo stava cacciando?
Si alzò e si rivestì. A quella ragazza facevano male i letti. Altroché. Avrebbero dovuto farlo nella vasca. Guardò l'ultima volta verso il letto e si passò una mano fra i capelli. Si avvicinò a lei, ma Pansy non si voltò verso di lui. Le diede un bacio sulla guancia. "Torno domani... oggi... stasera. Torno stasera dopo cena, ok?" balbettò quasi. Non era sicuro di come si stavano lasciando.
"No. Stasera vado in Francia da Camille, magari ti scrivo per domani, ok?"
Come come come? Ma non era stata quel giorno da Camille? Cioè il giorno prima, o Merlino, sì, insomma! Ginny aveva raccontato di essere andata in Francia con Pansy e di aver passato il pomeriggio con Camille e i suoi amici. Perché lei doveva tornarci di sera? E dopo così poco tempo? Glielo chiese.
"Ci vado quando voglio" Fu la sua gelida risposta. Lui non disse più niente, annuì, agganciò il mantello e uscì dalla stanza.
Nel corridoio si incamminò verso la scala. Cosa stava facendo? Perché non si era smaterializzato direttamente a casa sua? Quando scese si avviò verso il soggiorno e lì, chiamò l'elfo, che apparve subito.
"Mi dica signor Weasley" disse l'elfo, in attesa di ordini.
"La signorina... la signorina Pansy ha fatto un brutto sogno, magari puoi andare a controllare se va tutto bene e portarle qualcosa di caldo?"
L'elfo annuì. "Quircky porta subito alla signorina Pansy un po' di Firewhisky" rispose.
"Firewhisky?" chiese, Ron, stupito. Quircky inclinò la testa.
"Dopo gli incubi, la signorina Pansy riesce a dormire solo con il Firewhisky" spiegò.
"Oh. E le capita spesso di avere incubi?" L'elfo fece un'espressione indecifrabile.
Guardò il soffitto. Doveva tornare di sopra? Da lei? "Portami il Firewhisky, per piacere. Glielo porto io" disse. L'elfo annuì e sparì. Dopo pochissimo si materializzò con una bottiglia e un vassoio con due bicchieri. Ron lo ringraziò e Quircky sorrise. Un po' gli ricordò Dobby. Si smaterializzò anche lui per tornare in camera dalla Serpeverde.

Pansy si era alzata e aveva indossato la vestaglia senza mettersi la biancheria. Perché gli aveva risposto così male? Perché gli aveva detto di non venire quella sera? E, Merlino, perché mai aveva detto che doveva andare in Francia? Camminò avanti indietro, sempre più agitata. Non aveva neanche la pozione da prendere...
Chissà se sarebbe mai riuscita a dormire una notte intera. Chissà se sarebbe mai riuscita a non dover bere il Firewhisky per addormentarsi.
Stava per chiamare Quircky, quando il Grifondoro si materializzò con una bottiglia e due piccoli bicchieri.
"Mah..." esclamò, sorpresa.
"Il tuo elfo dice che il Firewhisky sia meglio del latte caldo" spiegò, appoggiando il vassoio. Lei sorrise. Come si faceva a stare senza una persona così? "Penso che dovrai spiegarmi un po' di cose" continuò lui e il sorriso di Pansy sparì.
"Del tipo?" chiese, guardinga.
"Cos'è successo con Nott?"
Lei trattenne il respiro. "Niente".
"Niente? Mi sono provato la febbre al tuo posto per non lasciarti con lui" le ricordò.
"Se non volevi, non dovevi farlo" disse. Lui la ignorò.
"Io mi ricordo quello che ti ha detto quando siamo usciti dall'infermeria" continuò, ignorando quello che aveva detto. Pansy guardò da un'altra parte. "Adesso viene fuori che sogni Nott tutte le notti" disse, con un tono strano.
"Ma non lo sogno tutte le notti!"
"Quindi l'hai sognato?" Lei guardò il camino per non rispondergli.

Ron versò due bicchieri di Firewhisky. Li appoggiò a un tavolino rotondo che c'era davanti al camino e si sedette su una delle due poltrone (veramente orribili, dovevano essere di qualche secolo prima), facendole cenno di sedersi. Lei stette in piedi, ancora vicino al camino, stringendosi la vestaglia addosso.
"Parliamo" disse lui. La faccia di lei non gli piaceva per niente.
"Pensavo che stessi tornando a casa" mormorò la Serpeverde.
"Vuoi che me ne vada?" le chiese e lei lo guardò senza dire niente.
Ron non capiva. "Potresti raccontarmi cosa ti inquieta così tanto da non lasciarti dormire" propose. La ragazza alzò un sopracciglio. "Tutti noi abbiamo incubi, da dopo la guerra. Parlarne aiuta" Lei non disse ancora niente. Se gli avesse raccontato anche solo metà delle cose che le erano successe, lui l'avrebbe guardata con quella faccia delusa che aveva avuto nell'aula di pozioni. O peggio, l'avrebbe guardata con ribrezzo. E lei non sarebbe riuscita a sopportarlo. Piuttosto sarebbe stato meglio non vedersi più. Lui si alzò e le portò il bicchiere. Lei lo prese ma non lo bevve.
"Non voglio parlare di niente" dichiarò lei, ferma.
"Non vuoi parlarne o non vuoi dirlo a me?" le chiese.
La Serpeverde guardò il bicchiere, poi lo bevve tutto d'un fiato e disse: "È ora che torni a casa".
Lui annuì. "Come vuoi".
Fece un passo indietro e senza salutare girò su se stesso e si smaterializzò.

Pansy rimase a guardare il vuoto lasciato dal ragazzo. L'aveva mandato via. Di nuovo. Ma cercò di convincersi che era meglio così. Lei non era proprio una bella persona.
Anche Nott glielo aveva ricordato, l'ultimo giorno a scuola.
"Ti fai corteggiare da Weasley, eh? Ma lui lo sa come sei veramente? Lascialo giocare nel tuo letto, che è una cosa che ti riesce bene, e poi lascialo andare. Ricordi? Lui ha salvato il mondo magico. E tu? Tu eri dall'altra parte, ricordi? Quelle come te non finiscono con quelli come lui, dovresti saperlo, ormai. Tu finirai con quelli uguali a te. A te e a me."
Si era leccato le labbra e le si era avvicinato. Troppo. E aveva riso quando, indietreggiando, si era ritrovata contro il muro e lei si era spaventata. Quando l'aveva toccata, era rimasta pietrificata, subito, ma poi si era ripresa ed era riuscita a liberarsi. Lui aveva riso. Riso di lei.
"Ti credi superiore a me? Perché lui si interessa a te? Sei proprio una stupida" aveva detto. E aveva riso ancora.
"E sì che ci siamo divertiti, no?" Le si era avvicinato e le aveva parlato all'orecchio.
"Ero stupida davvero, hai ragione" aveva ribattuto lei, con il cuore che batteva all'impazzata per la paura. Nott si era arrabbiato e l'aveva bloccata contro il muro.
"Sei una puttana e lo sai benissimo. Quando lui se ne renderà conto, gli farà schifo anche solo scaldarti il letto!" Aveva bisgliato con enfasi quelle parole vicino al suo orecchio, mentre lei tremava ancora. Poi aveva ghignato e se n'era andato.
La cosa buffa era che non aveva dato peso alle sue parole fino a quando non aveva desiderato così tanto il rosso da non riuscire a togliergli le mani di dosso. Da quando era stata alla Tana pensava alle parole di Nott così spesso che aveva preso a sognarlo di notte. Erano incubi. Incubi in cui lui riusciva a spogliarla e lei urlava.
Però Pansy sapeva che aveva ragione: quelle come lei non finivano con quelli come Weasley. Era questo che la tormentava. Questo e il fatto che forse il moro aveva ragione anche su altro: lei sarebbe finita con uno come lui. E lei sapeva che Nott era cattivo. Malefico e cattivo. L'aveva capito al terzo anno. E Nott aveva predetto tutto. Si scolò tre bicchieri e si rimise a letto.

***

Ron si materializzò in camera sua. Quando accese la bacchetta, per farsi strada attraverso la camera, vide che il suo letto era occupato. Da sua sorella. Lei dormiva beatamente, sopra le coperte. Spostò la bacchetta e vide che il letto di Harry era occupato da Harry (logicamente), ma anche lui dormiva sulle coperte, con gli stessi vestiti che aveva quando avevano giocato a carte.
Dovevano aver passato la serata insieme. Sua sorella doveva aver capito che Harry non usciva con lui, né con nessuna ragazza. Si stizzì. Lui aveva avuto quella discussione noiosa con Pansy e loro stavano passando la serata insieme.
Almeno erano vestiti. Ron scrollò la sorella per svegliarla. Poi la scrollò ancora. Sbuffò. L'ultima volta la scrollò molto forte. Lei aprì gli occhi. "Ma cosa..."
"Vai nel tuo letto, Ginny" le disse.
"Oh" rispose lei. Si guardò intorno e vide Harry. "Ci siamo addormentati" constatò.
"Già. Sono stanco, puoi andartene?" Il suo tono non sfuggì alla sorella.
"Stai bene, Ron?" gli chiese, facendosi i fatti suoi.
"Certo. Mai stato meglio" mentì. Le tirò un braccio per farla alzare.
"Niente fragole, stasera?" disse la rossa ammiccando.
Lui si voltò verso la sorella con uno sguardo irato. "Perché non ti fai gli affari tuoi?"

Ginny si stupì: di solito non era così. "Scusa. Sicuro che vada tutto bene?"
"Non c'è niente che va bene. Buonanotte" la liquidò.
"Ne vuoi parlare?"

Ron si stava scaldando. Possibile che tutte le ragazze che aveva intorno volessero parlargli, tranne l'unica con cui volesse parlare lui?
"Sono stanco, fra poco mi alzo per andare al Tiri Vispi. Buonanotte" ripetè lui.
Quando vide Ginny che guardava Harry parlò ancora, con lo stesso tono: "Se hai intenzione di svegliarlo, poi portatelo in camera: non voglio ascoltarvi mentre vi scambiate frasi d'amore".
La rossa lo guardò con sguardo glaciale e disse: "Spero che quando Harry si sveglia pensi ancora che ci sia io nel tuo letto e venga a baciarti".
Lui inorridì e lei ghignò, andandosene. Ron si mise a letto e guardò il soffitto, prima di addormentarsi.
Sperò di svegliarsi prima di Harry.

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